Anna Falcone
8 minuti per la letturaCOSENZA – L’avvocato cosentino Anna Falcone, 49 anni, è la donna del momento. Luigi de Magistris l’ha già indicata come suo vice-presidente. Pd e M5s sono pronti ad offrirle invece direttamente la presidenza, non fosse altro che per mettere in difficoltà il sindaco di Napoli.
Avvocato, la devo chiamare vice-presidente o presidente?
«Mi chiami Anna, sono e sarò sempre Anna Falcone e mi sono sempre battuta per una politica delle funzioni, non dei ruoli. Debbo aggiungere che il mio nome è stato fatto non da me, ma da tante persone che mi hanno chiesto di impegnarmi. Per questo era venuto fuori già dai tavoli del centrosinistra il Natale scorso, ma è stato avversato da alcuni maggiorenti locali, perché troppo libero e non manovrabile. Non ho accettato un’investitura che non garantiva rinnovamento delle liste, per mantenere le note dinamiche di potere»
Ora pare che quei partiti siano pronti a cambiare idea…
«Io pur essendo stata costretta ad andare via, come tante e tanti giovani calabresi, la amo visceralmente e ho deciso di impegnarmi per il suo riscatto a prescindere dalle investiture di chiunque. Non sono e non sarò mai l’apostrofo rosa voluto da X o Y, faccio semplicemente politica, anche al di fuori di qualsiasi ruolo».
E in Calabria cosa vuole fare?
«Il 21 marzo scorso abbiamo fondato il laboratorio politico “Primavera della Calabria”, su un progetto progressista ecologista, femminista, europeista. In questi mesi abbiamo lavorato a una proposta di programma che abbiamo presentato il 4 giugno scorso a Cosenza, suscitando grande curiosità ed entusiasmo. Di questo programma sono garante non per motivi o rapporti personali (con De Magistris, fra l’altro, non ci sentivamo da anni), ma per il progetto politico ché stiamo costruendo, nella coalizione civica, con grande unità di intenti. Abbiamo messo insieme tante energie positive con cui ragioniamo su temi concreti, fuori da quei partiti ridotti a segreterie politiche a servizio degli eletti».
Ma chi sono questi di Primavera della Calabria?
«Le ripeto, tante energie che hanno un ideale progressista nel senso più ampio possibile ovvero di rinnovamento e progresso. Abbiamo fatto dei gruppi di lavoro e ognuno ha dato il suo contributo attorno a temi decisivi come la sanità, il lavoro, la rigenerazione ambientale, il turismo. Ne è venuto fuori un programma che è la nostra visione della Calabria fra 20 anni, perchè è evidente che se un programma vuole essere serio e credibile deve avere un arco temporale strategico che pensi a risolvere i problemi di oggi, ma semini anche per il domani. Questa idea di partecipazione e coinvolgimento è passata, al punto che il 4 Giugno, quella che doveva essere una conferenza stampa, si è trasformata in un evento perchè in tanti hanno voluto intervenire. È la dimostrazione che in Calabria c’è un tessuto molto forte di cittadinanza attiva, c’è voglia di partecipazione. Da questo lavoro, parte la mia posizione che è quella di portavoce di “Primavera della Calabria”, prima inter pares»
Lei fa la modesta, ma c’è chi la indica come presidente per arrivare ad un accordo con Pd e M5s…
«Forse ma la proposta a presidente arriva dopo che il mio gruppo ha deciso di aderire alla costruzione di un vero rinnovamento per la Calabria con una coalizione che vuole andare oltre gli steccati del vecchio centrodestra e del vecchio centrosinistra, che, ad oggi, in Calabria rappresentano due facce della stessa medaglia: gruppi di potere votati esclusivamente alla loro auto-conservazione. La nostra alleanza vuole rompere questo il sistema».
Quindi niente dialogo con Pd e M5s?
«Sono da sempre convinta che la politica è capacità di dialogo, ma a condizione che si abbiano obiettivi convergenti. Noi ci rivolgiamo innanzi tutto ai tanti astensionisti e dialogheremo solo con chi si pone in una prospettiva di rinnovamento autentico. Non dialoghiamo con chi ha fatto dei partiti luoghi di potere personale e ha relegato la Calabria alla condizione di ultima regione d’Italia e d’Europa. Non mi sono prestata e non mi presterò a fare la figurina credibile di un progetto poco credibile. Preferisco la manovalanza politica per la costruzione di un futuro di diritti, sviluppo e pari opportunità per tutte e tutti i calabresi».
E quindi?
«Quindi la domanda dovrebbe farla a loro. Pd e M5s intendono spendersi per questo profondo rinnovamento del tessuto politico, dell’agibilità democratica, delle dinamiche di voto e di potere in Calabria, o no? Perché, vede, senza questo chiaro, netto, inequivoco rinnovamento, nessun progetto sarà credibile. Neppure il più vasto, il più unito e ogni offerta al dialogo suonerà come presa in giro. Anche per questo, molto del loro elettorato è già sulle nostre posizioni».
Ma se le cose continuano così il centrodestra vincerà a mani basse. Se lo sente addosso il peso di questa responsabilità?
«Guardi lei insiste con un vecchio schema, ormai superato: in Calabria la vera contrapposizione è fra chi vuole mantenere le attuali cordate di potere e chi vuole lavorare per un radicale rinnovamento di volti e metodi. Ed io credo che i secondi siano già una maggioranza. La gente ha capito benissimo che abbiamo un’opportunità unica e si stanno avvicinando a noi molti disillusi e di diversa estrazione politica, dalla destra liberale alla sinistra radicale, tutte animate da un obiettivo comune: avere spazi di agibilità politica e contribuire ad un progetto di rilancio della Calabria».
C’è anche chi vi definisce populisti…
«Altro che schieramento dei populisti! Al contrario di gente che ha voglia di buona politica, di persone che vogliono rompere il patto scellerato che lega vari cacicchi locali alle segreterie nazionali»
Quale sarebbe il patto?
«Mano libera sui territori, a patto che si faccia sempre quello che dice Roma. Per questo noi oggi ci troviamo con un Pnrr che è privo di un vero piano strategico per il Sud e con un ammontare di risorse di molto inferiore a quelle che toccherebbero al Sud. Una condizione che condanna il Mezzogiorno, e blocca lo sviluppo di tutto il Paese. Noi vogliamo ragionare su queste cose, mettere a fuoco una politica fatta per bene e una classe dirigente all’altezza del compito e senza cartellini al collo»
Lei parla di qualità politica, ma de Magistris a Napoli lascia un buco che varia fra i 2,7 e i 5 miliardi di deficit…
«A Napoli, il “buco” è storico, ereditato non prodotto da De Magistris. Anzi, nonostante questo buco, la sua amministrazione ha compiuto miracoli, a partire dal rafforzamento dei servizi sociali, nel rilancio turistico, culturale, che ha creato un grande indotto economico e un rilancio internazionale della città! Purtroppo queste cose le raccontano in pochi, ma si vedono nei fatti».
Va bene, ma a parte Napoli il problema ce l’ha tutta la Calabria: il 50% dei comuni in dissesto e predissesto d’Italia sono qui…
«Il problema esiste e nasce dalla Riforma del titolo V della Costituzione e dal sistema del federalismo fiscale, attuato in modo asimmetrico, che condanna i Comuni soprattutto del Sud al default! Le risorse non sono strutturalmente adeguate alla mole di servizi che questi devono erogare. Si è scelto chi doveva essere salvato e chi no. Figuriamoci se veniva salvato de Magistris che ha governato avendo contro tutti i più grossi partiti e comitati d’affari»
E la soluzione?
«La soluzione è che a tutti i cittadini va garantito un livello uguale di servizi, da nord a sud. Per questo da tempo siamo contro l’autonomia differenziata e siamo per un federalismo solidale o altri modelli di coesione vera. Guardando oltre: questo della coesione è un obiettivo che andrà garantito dall’Ue con diritti di cittadinanza uguali e forme di fiscalità compartecipata e solidale»
Qualcuno dice che siete elitari, chi vi ha detto che siete voi la buona politica?
«Quale sia la buona o la cattiva politica lo dicono le urne e in Calabria l’altissimo astensionismo chiede e pretende un rinnovamento netto. Evidentemente è l’offerta politica attuale che ci fa individuare dalla gente come un punto di riferimento credibile. Detto questo trovo più elitaria la classe politica attuale che non ha mai fatto autocritica sul suo operato, nonostante siamo agli ultimi posti in Europa per servizi e qualità della vita. Nessuno di noi si è mai qualificato come il “migliore”, il nostro è un gruppo di cittadini normalissimi, di persone libere, che vogliono mettere a sistema esperienze e competenze. Il punto è che in Calabria c’è una domanda di democrazia che solo certi partiti non sanno o non vogliono vedere. C’è richiesta di proposte credibili, che passa dalla necessità di scardinare un sistema che ha impoverito il tessuto calabrese che è, invece, ricco di risorse uniche e di eccellenze. Una delle prossime iniziative di “Primavera della Calabria” sarà proprio un tour in queste realtà, fra queste persone, che lottano, resistono e creano opportunità e speranza, o semplicemente fanno bene il loro lavoro. Altro che elitari, siamo cittadini come tanti e parliamo con tutti, soprattutto con chi non viene ascoltato dalla politica. Gli elitari, ripeto, sono loro».
Non pensa che così farete vincere la destra?
«Al contrario penso che questo sia l’unico modo per arginarla e sconfiggere chi, sotto diverse bandiere, copre e si fonda sulle stesse cordate di potere! Noi, siamo trasversali, partiamo da un obiettivo che viene prima: quello di rilanciare la partecipazione democratica, le idee che risolvono e il voto libero e siamo pronti ad accogliere chiunque, riconoscendosi nei valori costituzionali, abbia voglia di contribuire».
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