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Marco Miccoli, commissario del Pd a Cosenza

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COSENZA – Finito il tempo dell’antipolitica a buon mercato, il M5s si prepara a diventare forza organica all’alleanza di centrosinistra. O almeno la parte di esso che è rimasta nel perimetro della coalizione che sostiene il Governo Draghi.

In attesa di capire bene quale sarà il futuro di Giuseppe Conte e la direzione che darà al Movimento, le scadenze elettorali incombono. E’ chiaro che l’alleanza prima di proporla a livello nazionale per le Politiche ha bisogno di essere testata sui territori, a partire dalle amministrative di primavera e dalle regionali calabresi.

Questo è il ragionamento che fanno a Roma e che i delegati regionali provano ad applicare. Negli scorsi giorni in questa direzione c’è stato un passo significativo con riferimento al comune di Cosenza che poi è la città calabrese più importante chiamata al rinnovo di sindaco e consiglio comunale.

Archiviati i tavoli virtuali (in tutti i sensi) del commissario Stefano Graziano, il commissario della federazione di Cosenza del Pd, Marco Miccoli ha convocato una riunione che qualcosa ha quagliato. Il qualcosa è un accordo organico in vista delle amministrative fra Pd, M5s, LeU e un gruppo di associazioni cittadine. Un elenco incompleto, fanno sapere dal Pd, perché pronto a includere chiunque condivida il percorso di una città plurale. Tutto bene, quindi?

Non proprio perchè al tavolo c’erano tutta una serie di sigle, ma non alleati come ItaliaViva o Psi che non avranno cifre da capogiro ma certamente qualcosa in più di tante formazioni presenti alla riunione di Miccoli. Non solo. La cosa particolare è che molti dei partecipanti hanno già dichiarato la loro adesione al progetto politico di Luigi de Magistris.

La cosa diventa poi ancora più complicata se si pensa che in molti vorrebbero traslare questa esperienza di Cosenza alle elezioni regionali. Jasmine Cristallo, ad esempio, ha detto senza alcun tentennamento che «da Cosenza finalmente il modello regionale del centrosinistra». L’importante, dicono quelli che hanno partecipato alla riunione, è che ci si costruisce un’alleanza, per i nomi e i programmi ci sarà tempo.

Il punto è che mentre il commissario cosentino Miccoli creava questo quadro, il suo omologo regionale Graziano ha già investito della candidatura Nicola Irto. Una candidatura per il momento a metà visto che non è stata ancora sottoposta al tavolo degli alleati. Come si ricorderà sono stati infatti gli eletti del Pd a scegliere Irto quasi all’unanimità, con la sola eccezione di Carlo Guccione che ha espresso perplessità di certo non sulla persona, ma sul metodo. Per ora quindi Irto è il candidato del Pd e non si capisce perchè il suo nome non venga ancora proposto agli alleati.

L’iniziativa della Federazione cosentina che sembra voler indicare al partito e alla coalizione come debbono farsi le cose per arrivare a una candidatura unitaria potrebbe rimescolare ancora le carte. Il risultato finale è una discreta confusione, figlia soprattutto del caos che regna del Pd ormai sempre più ridotto a una guerra fra bande e correnti. Basta dare un’occhiata alle critiche che Lotti-Guerini muovono al vicesegretario Orlando e al dibattito serrato intorno all’esigenza di svolgere o meno un congresso per capire come gira la storia nei democrat.

Una lotta fra correnti che si riverbera inevitabilmente sui territori visto che in Calabria fra poco nel Pd ci saranno più commissari che iscritti e nessuno sembra preoccuparsi più di tanto della confusione che si ingenera nell’elettorato.

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