Nicola Gratteri
5 minuti per la letturaDIAMANTE (COSENZA) – Il Peperoncino festival, non è solo un contenitore identitario che giunto alla ventinovesima edizione propone intrattenimento di alto profilo, allungando la stagione turistica di Diamante, ma con i suoi eventi collaterali, organizzati dal sindaco Ernesto Magorno, è anche un balcone della scena pubblica che sa proporre il dibattito sull’attualità del momento.
Non è un caso che il neopresidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha scelto questa manifestazione per la sua prima uscita pubblica, non mancando di sottoporsi al rito della “peperoncinizzazione” per avere buon augurio a ben operare per la Calabria e ottenere fra 5 anni quella doppia affermazione mai raggiunta dai precedenti governatori.
Magorno è di Italia Viva, formazione renziana che non si è presentata alle elezioni, convergendo in modo informale su Occhiuto. E domenica, serata conclusiva del festival, grande affluenza per seguire le presentazioni dei libri di Matteo Renzi – “Controcorrente” – e Nicola Gratteri – “Non chiamateli eroi” – scritto come sempre insieme con Andrea Nicaso.
Renzi, per ovvie questioni politiche, è di casa a Diamante, e anche Gratteri è ospite fisso del festival da diverse edizioni.
Chi scrive ha avuto l’opportunità di intervistare Renzi e, viste le circostanze, di poter ascoltare Gratteri intervistato da Pippo Galelli.
Il senatore Renzi ha scritto un libro utile per comprendere scene e retroscena inediti delle convulse vicende italiane, che lo hanno visto defenestrare Conte a favore di Draghi diventando il bersaglio mobile di discutibili azioni giudiziarie e di inchieste giornalistiche dal sapore sospetto, come quella dell’incontro all’autogrill con lo 007 Mancini.
Oggi Renzi ha una posizione nettamente garantista, non solo per posizionamento politico; ma quando t’indagano padre e madre, i finanziatori della tua fondazione e sei perennemente intercettato, è comprensibile che si maturi dei ripensamenti decisi sul proprio agire politico.
Naturale chiedere a Renzi del suo pensiero garantista alla luce della mossa azzardata in passato, ai tempi del suo governo, che lo portò a indicare Nicola Gratteri nel ruolo di Guardasigilli, proposta bocciata per impossibilità procedurale dall’allora presidente Napolitano.
Renzi, sempre abile nella padronanza dell’eloquio, ha girato attorno alla questione affermando che per lui era la persona adatta, essendo il magistrato calabrese fuori da ogni corrente e quindi l’uomo giusto per spezzare quel gioco perverso del Csm, oggi noto per Palamara e che ha mandato a ramengo la Giustizia italiana.
Al cambio scena serale, il pubblico si modifica. Anche Gratteri è attore consumato dei talk. Illustra da par suo il suo libro sui martiri antimafia, e inevitabilmente sopraggiungono degli studenti della scuola locale a leggere domande scritte.
Arriva un ragazzino con la sua compita domanda. Gratteri lo loda, ma poi lo apostrofa duramente per gli anelli che porta al dito. «Ma perché porti questi anelli, non servono a nulla». E poi il procuratore rincara la dose, lo studente tace davanti a qualche risatina del pubblico, resta impassibile. Al cronista, in disparte, confiderà su diretta sollecitazione a dibattito concluso: «Tanto io non li levo gli anelli».
Evidenzio. Non si tratta solo di colore e distanza generazionale da parte di un magistrato e uno studente. Ma un atteggiamento culturale di chi pontifica a latere della sua azione di divulgazione legalitaria che annovera a pieno titolo Nicola Gratteri tra i reazionari. Poco tempo fa un’altra uscita infelice del Procuratore aveva interessato le donne moderne troppo attente alla loro cura e biasimate rispetto al mondo antico di casa e faccende domestiche.
Domenica sera, Gratteri, tra la bella ed educativa storia del martire Rocco Gatto e l’agenda rossa di Borsellino (questo passaggio potete seguirlo in video sul nostro sito), ha affermato che in Italia c’è un eccesso di democrazia nella vita del Paese. Non certo una posizione liberale e direi poco democratica. Sulla base della sua esperienza adolescenziale, Gratteri ha anche tessuto le lodi delle botte che si ricevevano tornando a casa con una sbucciatura sul ginocchio prendendo di mira metodo Montessori e psicologia dell’educazione. Strali anche ai ragazzi che stanno sempre sul telefonino, e qui può essere condivisibile la critica alla dipendenza del cellulare ma non certo l’uso intelligente che se ne può avere. Abbiamo risentito il fatto che il mafioso sta a disposizione 365 giorni l’anno, mentre i sindaci non danno le stesse risposte venendo dipinti come dei nullafacenti. Aspetto, anche questo molto complesso e con diverse sfumature. Inoltre i politici sono per Gratteri, sostanzialmente degli ignoranti.
Ora che tutta la classe dirigente non brilli per cultura nel suo complesso possiamo anche convenire, ma fare di tutta l’erba un fascio non è proprio condivisibile, al pari di definire tutto il mondo di Internet come l’impero del male assoluto visto come un dispensatore solo di fake news. Qui la polemica è più sottile ma al tempo stesso è un fattore determinante di un nuovo mondo che offre grandi potenzialità insieme a difficili questioni. E’ tema che ho affrontato anche con Renzi che polemizza oggi con i politici influencer alla Conte, ma anch’egli con narrazione e storytelling ha aperto un’inevitabile strada al nuovo che avanza. Renzi, non solo per motivi tattici, oggi comprende che la disintermediazione dei social ha creato un popolo di presunti esperti che prendono la parola su ogni aspetto dello scibile umano. Due facce dello stesso problema affrontato con linguaggi diversi da Renzi e Gratteri che dovevano far parte dello stesso governo.
Renzi ha conquistato invece la scena davanti ad un pubblico di supporter. Non ha mancato di omaggiare Jole Santelli, approfittando per denunciare il clima di odio alimentato da Lega e grillismo, quest’ultimo oggi il male peggiore a sentire Renzi.
Ad Occhiuto invece ponti d’oro in Calabria dai renziani. Elogio al moderatismo di Forza Italia e a chi ha vinto le elezioni in Calabria. Prove tecniche di cosa nuova al centro moderato.
A Diamante non è certo mancato il peperoncino nei dibattiti del suo blasonato festival.
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