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«Città unica sì o no?». Manca meno di un mese al referendum consultivo del 1° dicembre 2024, quando i cittadini di Rende, Cosenza e Castrolibero saranno chiamati a decidere sulla fusione dei tre Comuni.
(RENDE) COSENZA – «Città unica sì o no?». Manca meno di un mese al referendum consultivo del 1° dicembre 2024, quando i cittadini di Rende, Cosenza e Castrolibero saranno chiamati a decidere sulla fusione dei tre Comuni in una “città unica”. Una trasformazione che potrebbe ridisegnare l’identità e la governance del territorio, ma che al contempo divide l’opinione pubblica. Su via Rossini e nelle piazze di Rende abbiamo raccolto un coro di voci che evidenziano posizioni contrastanti: favorevoli, contrari e indecisi.
CITTÀ UNICA SÌ O NO?
Molti cittadini manifestano scetticismo verso l’iniziativa. Per il signor Renato, ad esempio, «Rende è Rende, Cosenza è Cosenza, Castrolibero è Castrolibero. Sono indipendenti e tali devono rimanere. Io non posso andare a fare gli interessi di alcuni politicanti. Ci sono in ballo circa 300 milioni di euro e ognuno pensa alla sua poltrona». Molti temono che l’unione possa aggravare i problemi amministrativi e finanziari. Una ragazza ammette: «Non si capisce bene quali saranno i pro e i contro. Sembra più una questione politica che di reale beneficio per i cittadini». Il signor Pino critica l’assenza di una prospettiva concreta: «La fusione serve ad accumulare le cose non fatte nelle singole città. Chi si pone il quesito della città unica non ci dice quale sarà il suo progetto. Non ci dicono come saranno usati i milioni che arriverebbero. Inoltre, se già oggi è difficile rivolgersi al Comune, immaginiamo cosa potrebbe succedere con una città unica!».
IL TRASPORTO PUBBLICO
Altri, come Francesco, sottolineano le differenze pratiche: «Il trasporto pubblico a Rende funziona, mentre a Cosenza no. I problemi di uno potrebbero diventare i problemi di un altro. Castrolibero e Rende ancora resistono…e facciamole resistere. Pertanto, sono contro». Il signor Mario: «Io voterò sicuramente “no”. Sono cittadino rendese e rendese rimango. Vedo la città unica come un ostacolo». E aggiunge: «Di certo, non vogliamo pagare le tasse di Cosenza».
L’IDENTITÀ CULTURALE E STORICA DELLE CITTÀ
Anche l’identità culturale e storica delle città appare centrale nel dibattito. «Credo che certi campanilismi tra Rende e Cosenza andrebbero superati; tuttavia, ammetto che vedere scomparire il nome di Rende non è una bella cosa», osserva Salvatore, che si dichiara favorevole a condizione che ci sia maggiore informazione sui benefici concreti e osserva: «La gente è titubante. Bisognerebbe informarla dei vantaggi che si potrebbero avere con la città unica come i trasporti, la sanità, il verde».
LA CITTÀ UNICA COME OPPORTUNITÀ DI CRESCITA
Non mancano altri sostenitori dell’iniziativa. Secondo Pasquale Giordano, la città unica: «potrebbe essere una grande opportunità e portare benessere a tutta la comunità. Per me il sì è la benedizione dello sviluppo di Cosenza e degli altri Comuni. In passato, abbiamo avuto grandi politici come Mancini e Cecchino Principe. In futuro, sono certo che potranno esserci politici migliori di quelli attuali». Anche la signora Antonia, rientrata in Calabria dopo dieci anni, valuta positivamente la proposta, ma con riserve: «Potrebbe essere una grande opportunità, ad esempio per allargare i servizi e migliorare i trasporti. Tuttavia, bisogna tutelare i diritti dei cittadini e garantire una gestione equa».
Per Luigi Dodaro, nonostante alcune perplessità sul metodo, la fusione potrebbe aprire nuove prospettive: «Sono nato a Mendicino, vivo a Rende. Mi sento cittadino del mondo. Sono un po’ indeciso, comunque propendo per il sì. Riconosco che un’unione ben pianificata potrebbe offrire dei vantaggi».
LA MANCANZA DI CHIAREZZA SUL PROGETTO
Un tema ricorrente è la mancanza di chiarezza sul progetto. Molti cittadini denunciano di non essere sufficientemente informati per prendere una decisione consapevole. Alcuni, ignorano l’esistenza stessa della consultazione o la data in cui si voterà. Molti non conoscono i dettagli del progetto né i quesiti referendari. È diffusa, ad esempio, l’errata convinzione che il voto riguarderà solo la scelta del nome della futura città, senza sapere che i quesiti saranno due: uno sulla preferenza per la fusione e uno, subordinato al primo, sul nome da assegnare alla città unica. Tra chi teme di perdere il legame con le proprie radici e chi guarda al quesito referendario con incertezza, il rischio è che «i cittadini si trovino a votare più per emozione che per una valutazione razionale».
CITTÀ UNICA: LE CRITICITÀ
Tra le voci critiche emerse sul referendum per la città unica spicca quella di Francesco Chianelli, che esprime una posizione netta e articolata contro il progetto. A suo parere, la proposta di fusione è stata avanzata in modo affrettato e privo di una visione chiara, rendendo difficile per i cittadini comprendere le reali implicazioni di una decisione tanto importante. «Questa fusione – sostiene con fermezza – sembra somigliare ad un impasto affrettato e lievitato male, che non contiene la minima amalgama. Non ci si sveglia una mattina e si “decide” di unire tre Comuni».
La sua critica non si limita ai tempi e ai modi della proposta, ma tocca anche la mancanza di trasparenza e progettualità: «Le città non si costruiscono in una notte e tantomeno si decidono a tavolino, considerando i singoli interessi politici e facendoli passare in modo poco chiaro e populista come convenienza pubblica. I cittadini devono essere liberi di scegliere, attraverso una corretta informazione ed un processo di decisione maturo e democratico. Ritengo che non sia stato redatto e diffuso alcun “progetto di fusione” e, anche per questo, voterò convintamente “no”».
In particolare, evidenzia le eventuali conseguenze della fusione: «enorme debito, nessuna riduzione dei costi della politica, marginalizzazione dei centri storici, nessun finanziamento europeo, scarso peso politico. Inoltre, Rende e Castrolibero resterebbero senza rappresentanza. Il consiglio comunale avrà una rappresentanza quasi esclusiva dell’attuale Comune di Cosenza». Concludendo, Chianelli ribadisce l’importanza di affrontare prima una gestione associata dei servizi tra i Comuni e cita la deliberazione n. 12/2023/sezioni autonomie della Corte dei conti che «rileva la produzione di diseconomie nel caso di aggregazioni tra comuni che porterebbero ad un numero di abitanti superiore a 60.000». Per Chianelli, dunque, «Sembra un matrimonio alla pakistana in cui sono costretto a sposarmi dove e quando dicono loro. Sembra proprio che questo matrimonio… s’ha da fare».
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