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Giacomo Mancini

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COSENZA – La città di Cosenza ha ricordato giustamente il ventennale della morte di Giacomo Mancini, l’uomo politico più importante che la Calabria abbia mai avuto. Tra gli eventi che hanno caratterizzato la ricorrenza ci sono stati: il ricordo, in presenza, di Claudio Martelli, il libro scritto dal giornalista Paride Leporace e il monumento realizzato dalla Fondazione Mancini.

Considerato lo spessore del personaggio, sia a livello nazionale e sia a livello regionale, non c’è stata, fuori dalla cintura daziaria, una eco altrettanto rilevante. Ma, se il silenzio nazionale si può capire ma non giustificare, il silenzio calabrese suona come un’offesa. Non risultano altre manifestazioni. Eppure la sua opera è scolpita in ogni parte della regione. Un’occasione sprecata per ragionare sulla storia di questa terra.

Nella sua densa vita politica Giacomo Mancini ha avuto al suo fianco personaggi importanti, come Aldo Aniasi, sindaco di Milano, e Antonio Landolfi, senza dimenticare che egli è stato un allievo di Pietro Nenni. In Calabria Mancini ha avuto molto vicino a sé tre intellettuali di alto spessore che, purtroppo, sono caduti nell’oblio.

L’avvocato Michele Cozza di Cosenza, e i professori Michele Riolo di Catanzaro e Gaetano Cingari di Reggio Calabria. Personaggi questi che avrebbero potuto benissimo coprire ruoli nazionali. Cozza diresse “La Parola Socialista” e fu prolifico in tanti altri saggi a sfondo politico ed economico.

Riolo, che proveniva dal Partito d’Azione, era un fine intellettuale, insegnante di lettere al liceo Galluppi, schivo e appartato. Cingari, originario di Campo Calabro, già deputato socialista, era ordinario di storia all’Università di Messina. Con questi riferimenti, Mancini non è mai stato un uomo solo al comando.

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