Cristian Filippo
2 minuti per la letturaLa notizia l’ha diffusa e ampiamente commentata lo scrittore Roberto Saviano sul Corriere della Sera di oggi.
Cristian Filippo, 24 anni di Paola, non era mai finito nei mattinali di sicurezza che ogni giorno comunicano arresti per consumo e spaccio di ogni dimensione nella regione con più narcotraffico al mondo.
Il giovane paolano soffre di fibromialgia e per curare i violenti dolori ha bisogno di cannabis, come accade a malati oncologici e di sla, e come prevede una legge italiana approvata nel 2007. Ma nella Calabria del disastro sanitario, al pari di Molise e Val D’Aosta, non è mai stata approvata la norma che prevede la distribuzione dell’erba curativa da parte del servizio sanitario regionale.
La cannabis nelle poche farmacie in cui è disponibile ha costi molto alti. Quindi Cristian Filippo per non andare dai pusher ha coltivato le sue piantine terapeutiche.
I carabinieri di Paola sentito il caratteristico odore d’erba uscire da casa del malato, bussano e vengono fatti entrare. Trovano due piantine di erba proibita. Servono per un mese di cura. Ma per l’Arma, Cristian è uno spacciatore.
Arrestato, il giovane nella stessa casa del sequestro sconta un mese di carcere preventivo. Poi obbligo di dimora nella città di San Francesco. Lo scorso 10 giugno prima udienza, ma secondo un copione molto diffuso, il processo è stato rinviato al marzo 2022.
Saviano che da anni sostiene leggi più moderne sul tema scrive: “Aprire un dibattito serio e responsabile sul tema della legalizzazione della cannabis serve, perciò, a far cadere un tabù che finora è costato a moltissimi cittadini, mentre ha fatto soltanto guadagnare soldi e potere delle mafie”.
Sappiamo che lo zar della lotta alla droga Nicola Gratteri è fiero oppositore della proposta. Convinto della sola tesi repressiva, quella che fallì ai tempi del proibizionismo dell’alcool ai primi del Novecento.
Sì Saviano, apriamolo questo dibattito serio e responsabile. Proviamo a farlo cadere questo tabù. Impoveriamo le ‘ndrine e riduciamo meglio i danni che pur esistono dietro questo consumo.
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