Il sindaco di Rende Marcello Manna
6 minuti per la letturaCOSENZA – Nonostante la politica calabrese aveva a disposizione mesi e mesi per discutere dei programmi per un quinquennio che tutti definiscono fondamentale per il Paese, l’attuale dibattito politico si limita al nominalismo.
Mi candido io, forse è meglio lui, mi si vede di più se stringo alleanze o se corro da solo? Insomma un quadro abbastanza desolante.
«Leggendo le cronache politiche – ci dice il sindaco di Rende, Marcello Manna – leggo robe tipo: ci sono io e non parlo con nessuno, non parlo con gli altri. Ma questo è un progetto politico?».
Direi di no, ma lei da dove partirebbe?
«Se vogliamo davvero ragionare sul futuro della Calabria e sulle possibilità di trasformazione della nostra regione dobbiamo fotografare l’esistente. Lo stato delle cose, ritengo, pone già un primo quesito al Governo nazionale che è fondamentale porre».
Quale?
«I comuni calabresi rappresentano il 50% dei comuni in dissesto e pre-dissesto d’Italia. E’ un primo problema. Ce n’è un secondo: i comuni commissariati per mafia. Ne abbiamo 30. Il commissariamento significa ordinaria amministrazione. Significa non partecipare ai bandi, non elaborare progetti, non intercettare i finanziamenti. Questo perché il commissario da solo non riesce a fare tutto. Non apro la parentesi sulla legge del commissariamento perché la ritengo una norma medievale alla quale bisogna mettere mano a partire dal ristabilire la regola del contraddittorio».
Vabbè, ma torniamo al quesito
«30 comuni commissariati, 49 in dissesto, 39 in pre-dissesto. Fra questi i più importanti della regione: Reggio Calabria, Cosenza, Lamezia, Rende. In questo calderone non ci sono singole comunità locali, c’è tutta la Calabria. Questo tema di può porre al Governo?».
Il Governo pensa a coprire il buco di Napoli e se ne frega di Cosenza o dei piccoli comuni…
«Si il Governo ha questa impostazione: salvare solo le grandi città, ma qui si tratta di salvare la regione che è più di una grande città. Siamo 1,8 milioni di abitanti, quasi quanto un quartiere di Roma. Non credo sia difficile mettere mano a questa situazione. I Comuni devono essere messi in grado di ripartire. Altrimenti noi sindaci vedremo passare il treno del Recovery e non riusciremo a salirci».
Per i Comuni c’è anche un problema di organico, ridotto all’osso e avanti negli anni…
«Tutti i comuni sono in grande sofferenza perché con la regola folle del blocco del turn over ci hanno azzoppati. A Rende lo scorso anno sono andate in pensione 11 persone, sono entrate zero!! Questi buchi di organico significano arretrato, mancate risposte. Si parla di lavoro ai giovani ma se non si aprono queste finestre, anche a tempo determinato, che progetti abbiamo sul tema? Oggi con il personale che abbiamo non si può parlare di digitalizzazione. Se da casa digitando sul pc il mio nome vedo la mia posizione contributiva ad esempio, magari penso di sanarla o mi organizzo per farlo».
Ha dimenticato il tema dell’evasione…
«È un fatto che in Calabria l’evasione è altissima. Ma c’è quella volontaria che va combattuta e quella “forzata” di chi proprio non riesce a pagare. Anche su questo c’è bisogno di un intervento dello Stato centrale. A Bolzano la riscossione è sopra il 90%, in Calabria si avvicina al 40% Come facciamo a garantire i servizi essenziali? A questo poi vanno aggiunte due cose. La prima è che per un anno e mezzo abbiamo sospeso i tributi e oggi avanziamo cifre importanti. Da qui a poco passeremo alla riscossione, ma se l’economia non riparte, non rientreremo mai. Poi c’è la partita della distribuzione delle risorse statali che, essendo basata sulla spesa storica, penalizza il Sud e i piccoli comuni. Questi temi qualcuno li sta sollevando?».
Non mi pare…
«Infatti è così. C’è anche un secondo punto fondamentale che è quello del debito sanitario. E’ talmente importante che va azzerato. Dodici anni di commissariamento hanno dimostrato che non solo non si è ridotto, ma è anche aumentato».
Veramente non siamo nemmeno riusciti a quantificarlo…
«Non importa. Ora bisogna metterci un punto perché c’è un debito enorme che non ci fa decollare e quindi va azzerato».
Ma lei se la prende solo con lo Stato?
«No, c’è anche la partita dei ritardi che sono tutti nostri e incredibili. Le faccio due esempi concreti sui quali ho rassegnato anche le dimissioni a suo tempo. Sono due anni e mezzo che dobbiamo individuare il sito per l’eco-distretto. Stiamo mandando i nostri rifiuti fuori regione se non all’estero con costi eccezionali perché i sindaci non riescono a scegliere. E’ stato nominato un commissario, dopo due anni e mezzo il commissario deve scegliere. Qualunque sito va bene, ma dobbiamo realizzarle queste cose».
L’altro esempio scommetto che è sull’idrico…
«Esatto. La informo che faremo un’assemblea dell’Aic entro fine mese e i sindaci sceglieranno qual è il gestore finché Sorical, Regione Calabria e privato non decidono la parte della distribuzione dell’acqua. Ma per quanto riguarda la depurazione e il resto noi andremo avanti. Era il 28 giugno scorso quando l’Aic ha deciso per la gestione pubblica del ciclo idrico integrato. Sono passati 6 mesi, un po’ troppo su questo si deve accelerare non fosse altro perché ulteriori ritardi ci potrebbero far perdere fondi europei che messi sul mercato fanno ripartire l’economia. Queste sono le scelte necessarie e su questo che si misura il progetto di una regione, Non colgo un dibattito su questi aspetti e ne soffro perché senza non abbiamo una bussola dove andare».
Visto che non si candida governatore, dia un suggerimento a chi lo fa…
«Avrei visto una soluzione per la Calabria simile a quella del governo nazionale. Uniamoci intorno ai tre/quattro problemi fondamentali della Calabria e chiediamo al Governo di impegnarsi per una soluzione. È questo il momento non solo perché ci sono i quattrini del Pnrr, ma anche perché abbiamo un Governo che non ha una colorazione politica. Allora Spirlì può parlare con Salvini, Occhiuto con la Carfagna, Irto con Orlando e così via. Invece paradossalmente mentre a Roma c’è compattezza politica per questa fase in cui qualcuno ha scomodato il piano Marshall la politica calabrese si frantuma».
La vedo pessimista sulle chance della Calabria sul Recovery
«Guardi io sono un inguaribile ottimista, ma faccio fatica a credere nei miracoli. Per questo dico che il Governo deve affrontare il problema Calabria, riequilibrare il Paese e far ripartire dallo stesso punto la Calabria come il Veneto, altrimenti il divario diventa ancora più forte se non incolmabile. Il Veneto è pronto con i suoi progetti, la Puglia è pronta, noi non siamo pronti. Non abbiamo i progetti».
Sa cosa ha inserito la Regione nel Recovery?
«Abbiamo chiesto di sapere quali sono i progetti esecutivi, Mi auguro di conoscerli presto, almeno quelli presentiamoli».
Ma dove li peschiamo questi progetti?
«Mi auguro tanto che si prenda spunto dai sindaci che sono in trincea. Adesso l’Anci si prepara ad uscire finalmente da questa impasse e darà delle indicazioni importanti. Il 14 luglio ci saranno le elezioni a Rende e mi auguro che da lì riparta un progetto di risanamento perché è già tardi. Basterebbe raccogliere un po’ di sindaci per avere idee su cosa serve ai territori. Sono loro le sentinelle, altrimenti facciamo filosofia e protagonismo».
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