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Questa sera, il Rendano Arena di Cosenza ospiterà “Emozioni, Viaggio tra le canzoni di Battisti e Mogol”. Protagonisti della serata saranno Mogol e Gianmarco Carroccia. Il celebre autore ci ha svelato in anteprima i dettagli del suo prossimo successo.


Questa sera (ore 21.30), il Rendano Arena di Cosenza, in piazza XV Marzo, sarà il palcoscenico di uno spettacolo musicale che promette di essere tanto suggestivo quanto travolgente. “Emozioni, Viaggio tra le canzoni di Battisti e Mogol” offrirà al pubblico un’occasione unica per rivivere la magia dei capolavori che hanno segnato la storia della musica italiana, facendo sognare intere generazioni. Protagonisti della serata saranno Mogol, con il suo carisma ineguagliabile, pronto a svelare aneddoti e curiosità della sua carriera, e Gianmarco Carroccia, la cui voce incredibilmente simile a quella di Lucio Battisti guiderà il pubblico in un emozionante viaggio tra i successi intramontabili del cantautore di Poggio Bustone come “Mi ritorni in mente”, “La Collina dei Ciliegi”, “Anima Latina”, “I giardini di marzo”, “29 settembre” e molti altri. Ad arricchire ulteriormente l’esperienza musicale, ci sarà un’orchestra di sei elementi composta da batteria, basso, chitarra, tastiere, sax e violino.

L’evento, organizzato da L’Altro Teatro e Piano B, segna una collaborazione senza precedenti tra i due festival: “Rassegna L’Altro Teatro-#RestartLiveFest” ed “Exit. Deviazioni in Arte e Musica”. Questa sinergia porterà nuova vita e vibranti emozioni alla città dei Bruzi, regalando al pubblico una notte indimenticabile, arricchita dalle storie e dai retroscena del poeta che ha segnato la storia della musica italiana.

Mogol ha scritto per i più grandi artisti, Battisti, Mina, Celentano, Morandi, Tony Renis, Bobby Solo, Mango, Cocciante, Equipe 84, Dick Dick, Vanoni, Lavezzi, Gianni Bella, Dalla, Tenco, David Bowie. Nel 1969, ha fondato la Numero Uno, casa discografica che ha rivoluzionato il mercato musicale italiano. La sua passione per la musica e la cultura lo ha portato a fondare il CET (Centro Europeo Toscolano) in Umbria, un’associazione no profit che ha formato oltre 3000 allievi nei suoi corsi di alto perfezionamento. Per saperne di più abbiamo intervistato Mogol.

Ogni brano, è pura poesia. A suo parere, quali sono i testi più incisivi, quelli che sono arrivati maggiormente al cuore del pubblico?

«Sono un uomo fortunato. La gente canta un sacco di brani. Tra quelli di maggior successo, “Un’avventura”. Anche l’ultima canzone “Dormi amore”, scritta insieme a Gianni Bella, sta conquistando ed emozionando il pubblico. Puntualmente, c’è qualcuno che piange».

Mogol, come affronta il processo creativo?

«Sempre allo stesso modo. Il sistema non cambia: ascolto la musica e cerco di capire cosa sta dicendo. E il testo salta fuori così».
Come mantiene viva la sua creatività dopo così tanti anni?
«Dieci giorni fa, ho scritto il testo di una canzone: “Il paradiso perduto”. La musica è di Gianni Bella, realizzata prima che avesse l’ictus. Bisognerebbe trovare un interprete. Renato Zero potrebbe essere l’ideale. Magari, gliela faremo ascoltare. Vediamo un po’».

Di cosa parla questo brano?

«È la storia di un uomo innamorato di una donna. Dopo l’avventura di una sera, lei lo lascia e lui perde completamente la sua felicità. Prova a parlarle, spiegandole cos’è successo, si colpevolizza. Il testo è molto bello. Ne sono orgoglioso».

Qual è il messaggio che spera di trasmettere attraverso i suoi brani?

«Detto fra noi, penso che la cosa migliore che possiamo fare è diventare arbitri del nostro agire e scegliere il modo più puro di farlo, ossia aiutando gli altri, perdonando, avendo un animo grande. Cerco di vivere così e seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo. Lui è morto per noi. Penso che il suo messaggio sia che tutti dovrebbero aiutarsi a vicenda».

Mogol, ha lavorato con numerosi artisti. Può raccontarci del suo rapporto con Lucio Battisti?

«Veniva da me una volta l’anno. Quando arrivava, gli preparavo il caffè e, mentre lui suonava la chitarra, sdraiato su un tappeto scrivevo i testi. Nascevano così le nostre canzoni. In una settimana, scrivevo circa dieci brani».

Il ricordo più bello di Battisti?

«Il suo sorriso».

Questa sera, andrà in scena “Emozioni, Viaggio tra le canzoni di Battisti e Mogol”. La sua collaborazione con Gianmarco Carroccia è stata molto apprezzata. Com’è nato questo spettacolo?

«L’impresario della nostra scuola, il CET (Centro Europeo Toscolano), ha ricevuto la richiesta da parte di un ragazzo per un concerto a Sperlonga. Così sono andato ad ascoltarlo. Ho notato che aveva grande successo. Gli ho chiesto che scuola avesse frequentato e mi rispose che si era formato al CET. Abbiamo diplomato oltre 3mila ragazzi; pertanto, non mi ricordavo di lui. Ho constatato la sua somiglianza con Battisti, a partire dal volto fino al modo di cantare. Mi è sembrato serio, sceglieva gli strumentisti con grande attenzione. Lavoro con lui con molto piacere».

“Emozioni” è in tour da molti anni. Quanti precisamente?

«Dieci anni, forse anche di più. C’è molta richiesta. La gente si diverte».

È stato diverse volte in Calabria. Che accoglienza ha trovato?

«Mi sono trovato sempre bene in Calabria. Il pubblico è attento e reagisce bene ai concerti. Devo ammettere che riscuotiamo successo ovunque andiamo perché la gente, fenomeno strano ma bello, canta insieme a noi».

Quali emozioni prova?

«Mi fa piacere. Molto piacere! C’è grande partecipazione. Si crea una meravigliosa empatia con il pubblico. Comunichiamo tutti insieme, così anche gli spettatori diventano artisti».

Il suo punto di vista sulla direzione attuale della musica nel nostro Paese?

«A parer mio, il modo di cantare è cambiato. Per certi versi è migliorato perché, una volta, si cantava per far sentire la voce; adesso, si comunica. Ma il giudizio sui testi e sulle musiche dovete darlo voi giornalisti. Noi al CET continuiamo a lavorare, sperando di portare avanti artisti che possano regalare emozioni. Recentemente, noi docenti ci siamo resi conto che è più difficile ascoltare canzoni, da parte dei giovani, che parlino di sentimento».

Mogol, a suo parere, a cosa è dovuto?

«I fattori potrebbero essere diversi. Ad esempio, il Covid potrebbe aver inciso su questo aspetto. I giovanissimi ne hanno risentito maggiormente».

Un consiglio agli aspiranti cantanti/ cantautori?

«Si diventa artisti dopo aver studiato. Io non ho studiato però ho scritto così tanto che è come se lo avessi fatto. Se hai un’autocritica rigorosa, tendi sempre a migliorare. La mia scuola è un’associazione no profit. È un regalo che ho fatto al mio Paese. Sono l’unico docente a non essere pagato. Inoltre, è la scuola più importante d’Europa. Lo dico perché a seguito dell’apertura mi hanno chiamato a Boston a dare lezioni alla Berkeley University e all’Harvard University. Erano interessati a saperne di più sulla nostra didattica, che è molto veloce».

Oltre alla musica, ha avuto un impatto significativo nel mondo della cultura italiana. È un poeta, un grandissimo autore…

«Mi fa molto piacere che mi venga riconosciuto. Sono stato candidato al Nobel per la Letteratura dal ministero della Cultura, dal ministero degli Esteri, dalla società Dante Alighieri, dalla Siae e da altre importanti realtà istituzionali. Questa candidatura mi riempie d’orgoglio».

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