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Katia Stancato

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Economista che vive a Fuscaldo, per scelta, Katia Stancato si occupa di microcredito, un aiuto a chi come lei sceglie di rimanere al Sud.


Impetuoso entusiasmo, le parole non rendono: Katia Stancato è un’economista e vive a Fuscaldo per scelta. È una Restante che forma altri restanti, il futuro che si tocca. Si occupa di Microcredito, quella formula magica e scientifica che in molti paesi del Sud del mondo ha cambiato la vita delle persone: il suo inventore, Muhammad Yunus, ha vinto il Nobel per la Pace. Un sistema di finanziamento ancora giovane in Italia (2015) e quasi sconosciuto.

Katia Stancato, lei è tutor dell’Ente Nazionale per il Microcredito. Qual è il finanziamento medio di un’attività in Calabria?

«Siamo intorno ai trentamila euro ad attività. Un’iniziativa dedicata ai non bancabili, ai cittadini che non hanno garanzie finanziarie, ma un’idea da sviluppare».

Qual è il percorso?

«Si va sul sito dell’Ente, c’è un elenco degli istituti convenzionati in zona, quelli più piccoli ma radicati sul territorio. In un primo tempo basta l’idea, il tutor ha proprio il compito di svilupparla, e ti tiene per mano per cinque anni. Sa dire anche di no, fa da coach, misura la reale motivazione della persona, perché per fare impresa non ci si può improvvisare, offre un piano B. Riconosciamo anche i prestanome, diffidiamo della superficialità. Sono arrivata a dire: portami qui tuo padre, tua zia, insomma la persona che ti supporta»

Più difficile in Calabria?

«La criminalità organizzata scoraggia le imprese: il pizzo, le estorsioni, le prepotenze. Ma come diceva Monsignor Bregantini, la cooperazione ci rende meno vulnerabili. Il microcredito allontana gli usurai, per i prestiti lo Stato ti copre fino all’80%. Se una banca ti dà fiducia, se ti offre gratis un tutor, sei più portato a stare nella legalità. Un percorso formativo, strumenti che ti permettono di realizzare i sogni. La settimana scorsa abbiamo lanciato il bando per l’imprenditoria femminile, in accordo con la Regione Calabria».

Significative storie di donne?

«Penso a Marisa Sorrentino e la sua Labart. Figlia e nipote di sarte, ferma nel periodo Covid, si è messa a studiare il lavoro sulle pelli, le belle cose fatte con le mani. Ha aperto un laboratorio in via Valitutti, che è la zona degli artigiani di Paola. Oppure Maria Francesca Pantano, rimasta senza occupazione a cinquant’anni, ma con una grande vocazione per la fotografia, in tutte le sue forme. Ha fondato una startup, partecipato a un bando regionale. Ora ha uno studio fotografico a Fuscaldo».

E nella zona food e dintorni?

«Samuele Guerra, giovanissimo, con un’idea di gelateria per la sua Rocca Imperiale, il paese degli agrumi e della poesia. Ha aderito al franchising “Crema e cioccolato”, ma ha voluto aggiungere gusti di sua creazione, come il limone Igp di Rocca. E siccome il Microcredito finanzia anche l’usato, ha trovato in Rete un carrettino per vendere coni e coppette vicino alle spiagge».

Fare impresa è complicato?

«Non è facile da nessuna parte. L’accesso al credito è oneroso, i tassi di interesse alti, le banche chiedono sempre maggiori garanzie. In più, la nostra regione è isolata, un imprenditore mi diceva che i collegamenti insufficienti vogliono dire il 30% dei costi in più. E pensiamo a scelte politiche come la Zes unica, il vantaggio fiscale che si ottiene con un investimento. Ma se la soglia minima per ottenere gli sgravi è duecentomila euro, molti piccoli imprenditori sono tagliati fuori in partenza».

Che domande fanno i giovani che vengono ad ascoltarla?

«Purtroppo il miraggio resta sempre quello del posto fisso, che ti mette al riparo dalle preoccupazioni e dalle ansie. Ma le idee sono senz’altro al passo con i tempi: c’è chi vuole aprire una Rsa, chi una pensione per cani. E una giovanissima mi ha chiesto: visto che l’ospedale è troppo lontano dal mio paese, quanti soldi ci vogliono per aprire una clinica privata?».

Tragicamente attuale. Cosa possiamo fare per trattenere i talenti?

«Il Sud perderà otto milioni di abitanti entro il 2030, siamo in una fase di gelo creativo. Abbiamo bisogno di giovani che sanno leggere il tempo, di progetti e coraggio. Di una politica con una visione. Internet è una giungla, certi ragazzi sono naviganti senza meta. Più banalmente, è necessaria una buona banda larga. Ma lo sa che spesso perdiamo i bandi perché ai “Click Day” vince il più veloce? Non si entra nel merito, pesano le condizioni di partenza. Assurdo e ingiusto».

In Calabria si fa rete?

«Obbligatoria la rete, il confronto personale, le relazioni cortissime. Lo scambio di informazioni dà ricchezza e crescita, da soli non si va avanti. Dove vivi, contamini. E io vivo in Calabria».

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