X
<
>

Share
6 minuti per la lettura

«Io sono Ringo Starr»: Gianmarco Tognazzi si racconta e racconta del suo spettacolo in scena al Festival Euromediterraneo di Altomonte


QUESTA sera (22 agosto 2024) al Teatro Belluscio di Altomonte, per il Festival Euromediterraneo 2024, Gianmarco Tognazzi porta in scena uno spettacolo dal titolo ambizioso: “Paul McCartney e i Beatles, due leggende”. Sarà l’attore romano a guidarci in un viaggio che fa rivivere la carriera di sir McCartney, forse uno dei musicisti più conosciuti ed amati del pianeta, attraverso un viaggio che parte, inevitabilmente, dalla storia di quattro ragazzi di Liverpool, i Beatles, che non hanno cambiato solo la storia della musica, ma hanno inciso, anche, sulla storia del cambiamento sociale. Con grande piacere abbiamo avuto l’occasione di chiacchierare con Gianmarco Tognazzi un anno dopo, quando lo avevamo intervistato in occasione del tour con L’Onesto Fantasma. Chiacchiere che sono virate sulla musica, sui grandi miti e sulla Calabria, una terra a cui Tognazzi è legato ed ama molto.

“Paul McCartney e i Beatles, due leggende” è un titolo importante, come si struttura ed articola lo spettacolo?

«Si tratta di uno spettacolo molto semplice in realtà, è un reading musicale dove c’è la fortuna di avere Rocco Debernardis al clarinetto, una star dal talento assoluto. È uno spettacolo che poi ha due tipi di soluzioni, la prima, che è quella che faremo al festival di Altomonte, dove siamo in trio, e poi ce n’è un’altra diversa, dove invece c’è anche l’orchestra sinfonica, la scelta del setting però dipende da caratteristiche che vengono valutate e gestite dalla produzione in base agli spazi e ad altre cose.
Tornando allo spettacolo, la formula è molto semplice perché è il reading della riduzione dell’autobiografia di Paul McCartney che è alternata in dieci quadri di racconto alle musiche dei Beatles eseguite con il clarinetto di Debernardis e Antonio Laviero al pianoforte. Un trio, quindi, con io che leggo interpretando questa autobiografia sul suo rapporto con i Beatles e soprattutto il suo rapporto con John Lennon».

Si tratta di un racconto generazionale al di là della musica o di un racconto musicale di varie generazioni?

«Per quanto mi riguarda, poi ognuno lo può vedere nel modo che vuole, per me i Beatles rappresentano insieme ad Elvis Presley e probabilmente poi ai Rolling Stones e ai Doors il cambiamento della musica. Elvis ed i Beatles hanno trasformato la musica in musica leggera, per come la intendiamo noi oggi, avendo nell’arco della loro carriera messo le pietre miliari alle quali tutti poi si sono ispirati tutti gli altri. Per cui chi non conosce i Beatles non può capire il resto, a mio giudizio, della musica, del cambiamento della musica.
Io sono uno che per natura pensa che sia necessario conoscere assolutamente la matrice fondamentale del passato, vale per il teatro, per il cinema, per la musica, per la letteratura. Se si vuole vivere il presente, eventualmente vivere e capire il presente ed eventualmente programmare un futuro nelle arti, è impossibile farlo se non li si conosce. Non ci si rende conto che quello che è attuale spesso ha preso ispirazione dai padri fondatori. In questo caso i Beatles sono i padri fondatori».

Lennon e McCartney è stato un divorzio che ha diviso il mondo e che ancora fa discutere. Tu da che parte sei o saresti stato?

«Io qui faccio un po’ come i Pinguini Tattici Nucleari e dico che in un mondo di Lennon e McCartney io sono Ringo Starr!»

Musica e teatro è un binomio che può ancora funzionare?

«Eccome se funziona! Abbiamo avuto un successo oltre le nostre aspettative ed anche di richieste di farlo un po’ ovunque, tant’è che stiamo facendo i salti mortali per incastrare le date ed è una corsa contro il tempo. Lo stiamo testando un po’ ovunque, quindi ha la possibilità di essere fatto in festival, a maggior ragione al Festival di Altomonte. Agli inizi di agosto siamo stati a Santa Teresa di Gallura con l’orchestra di Saverio Mercadante ed in piazza c’erano oltre cinquecento persone! Inoltre, abbiamo altre date, una in Trentino, una in Campania e ne avremo un’altra in Puglia. Insomma, credo che lo porteremo avanti un po’ a macchia di leopardo, sia perché abbiamo tanti impegni, anche io e Rocco separatamente, lui con la Mannoia, io col teatro e col cinema, ma abbiamo l’assoluta intenzione di riportarlo in giro nei teatri questo inverno.

Inoltre, qui c’è la bellezza di un reading che ti fa conoscere i Beatles adesso oppure te li fa rivivere, in una chiave sinfonica o in una chiave a tre, con degli arrangiamenti molto particolari ed innovativi. Io sarò sempre grato a Rocco Debernardis che mi ha voluto per questo spettacolo. Qui parliamo di musica con la M maiuscola, di musica moderna allo stato puro. Ma questo, però, non lo dico io oggi che faccio questo spettacolo, questo reading, ma parla la storia! Mi era capitato di fare uno spettacolo simile in passato, su un maestro come Dizzie Gillespie con Claudia Angeleri e la sua band di jazz sia Bergamo che a Milano e fu già un’esperienza meravigliosa, anche perché io ho una passione per il jazz, però questa sui Beatles non potevo assolutamente lasciarmela sfuggire.

Certo questo non toglie che sono un’amante anche della musica contemporanea e dell’evoluzione che ha avuto la musica, da Michael Jackson per arrivare ai Nirvana, dai Red Hot Chilli Peppers per arrivare ai miei riferimenti italiani rock che sono sempre stati Litfiba e Negrita, che sono poi degli amici, perché con Piero e con Pau ho un rapporto di amicizia profonda e sincera. Anzi Piero Pelù per me è stato quasi una sorta di fratello maggiore negli anni della mia vita. Credo di aver risposto alla tua domanda sul legame profondo che c’è fra teatro e musica».

Arrivi al festival di Altomonte che è una ribalta internazionale per la Calabria, qual è il tuo rapporto con questa terra?

«Io ho un rapporto molto stretto con la Calabria, si può dire da sempre. Ho avuto la fortuna di girarla e di venirci spessissimo anche per dei film. L’ultimo è stato Ostaggi di Eleonora Ivone, insieme a Vanessa Incontrada. Due anni fa sono stato al Rendano, l’anno scorso con L’onesto fantasma sono stato anche a Corigliano-Rossano e Soverato, ho fatto tantissime cose in Calabria. Poi ho un legame particolare con Crotone perché di Crotone è Sergio Cammariere che per me è come un vero fratello. Io e lui abbiamo vissuto dieci anni insieme quando suonava nei locali a Roma e pensa, rimanendo in tema musicale, lui è imparentato con quel grandissimo musicista calabrese che è stato Rino Gaetano. Poi la Calabria è meravigliosa dal suo entroterra fino alle sue coste, soprattutto quella ionica per la quale io ho veramente un debole».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE