Emanuele Ionà
3 minuti per la letturaRENDE – L’appuntamento di Ferragosto si rinnova con la classica, prevedibile, puntualità. A finire nel mirino del racket, stavolta, l’imprenditore lametino Emanuele Ionà, che nonostante l’intimidazione lancia un messaggio forte e chiaro: «Non ci fermeranno».
Quali sentimenti prevalgono in questo momento?
«Rabbia, amarezza. Quelli di un padre che ha dovuto spiegare ai propri figli, di 12 e 8 anni, in una stanza d’albergo, cosa stava accadendo. Io non sono mai stato una persona diplomatica quindi, mi faccia passare il termine, gli ho detto che queste persone sono delle merde, che sono degli ‘ndranghetisti e dei mafiosi. Conosco bene la Calabria, è una terra meravigliosa e dalle mille potenzialità: perciò ai ragazzi ho anche detto di non perdere mai la fiducia nel bello».
A chi dà fastidio la sua attività?
«Non ne ho la più pallida idea. Abbiamo 7 filiali sparse in tutta la regione, quindi non saprei se quella di Rende possa aver dato fastidio a qualcuno né a chi. Mi auguro soltanto che le forze dell’ordine possano assicurare alla giustizia questo soggetto e, a dire il vero, le parole dei carabinieri mi hanno confortato in tal senso: penso proprio che non avrà vita lunga e farà presto esperienza delle patrie galere».
Ha mai ricevuto degli avvertimenti?
«No, mai. Soltanto 3 mesi fa circa ci fu un episodio simile ma di minore entità. Anche in quell’occasione denunciai tutto, ma credevo si trattasse di balordi e che fosse finita lì. Questa volta l’atto intimidatorio è stato molto più roboante ed ho ritenuto di dargli risalto mediatico per far capire a queste persone che hanno difronte un padre di famiglia, un imprenditore onesto che ogni giorno va lavorare per assicurare un futuro ai propri figli. Devono sapere una volta per tutte che questi giochi schifosi appartengono al passato della Calabria».
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I danni: quali e quanti?
«Non sono stati ancora calcolati con esattezza, ma non è una cifra enorme. Parliamo di alcune migliaia di euro. L’ordigno ha danneggiato una vetrina e distrutto un’auto poco più avanti. Insomma, non sono danni tali da pregiudicare la ripresa delle attività».
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Cosa si aspetta dalle istituzioni del territorio?
«Nulla di più di quello che hanno fatto fino ad ora. La vicinanza mostrata nei miei confronti è stata ampia, ho ricevuto decine di telefonate e di messaggi di incoraggiamento. Il presidente Occhiuto, che ringrazio, mi ha telefonato all’alba per darmi la sua solidarietà, mi hanno chiamato tanti amici magistrati e carabinieri, ed anche semplici conoscenti. Grazie al loro affetto non mi sono sentito solo».
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Perché è così difficile, secondo lei, fare impresa in Calabria?
«Ho ereditato l’azienda di famiglia in età molto giovane, avevo appena 30 anni, e devo dire che è la prima volta che ricevo un’intimidazione. Lo sconforto sicuramente è grande, ma non bisogna lasciarsi scoraggiare. Fare impresa in Calabria è possibile! Bisogna isolare, denunciare queste persone. A tal proposito, voglio rivolgere un messaggio ai miei collaboratori: da lunedì siamo pronti a ripartire e a dimostrare che un gesto vile come quello che abbiamo subìto la scorsa notte non sarà mai in grado di fermare chi opera per il bene di questa terra. Continueremo, come sempre, a vendere sogni».
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