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Gennaro Tutino, 20 gol col Cosenza in Serie B nella stagione appena conclusa

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Tutino ma anche Mbappè, Lukaku, Zirkzee e la figura del procuratore: l’ultima parola è dei calciatori, ma quelli che valgono – nel calcio come dappertutto – sono i contratti

PENSIAMO al caso Gennaro Tutino, come a una frazione molecolare che potremmo studiare al microscopio, del caso Mbappé che divorzia dal Psg, di Lukaku che tutti gli anni cambia squadra, o di Zirkzee che dal Bologna può andare al Milan. Ecco, questo detto senza che Tutino si monti la testa e pensare che possa conquistare la prima pagina della Gazzetta dello Sport per questo. Ottimo attaccante di categoria, certo, ma il tenere i piedi in terra è sempre raccomandabile.

Senza fare del calciomercato una Divina Commedia di santi, diavoli e peccatori, possiamo semplicemente dire che qualsiasi storia del genere ha sempre gli stessi protagonisti: un calciatore anzitutto, dei club che ne sono a vario titolo interessati, un procuratore che fa gli interessi del calciatore, ma anche i suoi, e spesso anche quelli delle società stesse. Nel senso che può guadagnare solo dal calciatore come procuratore o ricavare, legittimamente, commissioni come mediatore, anche dai club. Sempre secondo regolamento Figc e con atti correttamente depositati.

In quasi tutti questi casi, insomma, le trattative avvengono con una mano sul cuore e l’altra sul portafogli. Quello che si grida e si urla ai quattro venti è importante, ma sempre in maniera relativa. Serve più che altro a impressionare la piazza, ma poi parlano contratti e firme. Entrando un po’ più dentro al particolare caso Tutino-Cosenza di un paio di cose si può star sicuri: per quanto la vetrina oggi se la prenda sempre il procuratore, non bisogna mai dimenticare che alla fine l’ultima parola spetta sempre ai calciatori. Dunque, se il napoletano Gennaro Tutino è davvero l’attaccante che a Cosenza ha lasciato il cuore, ebbene se restare o partire, come vuole drasticamente il suo procuratore (LEGGI), lo deciderà soltanto lui. Avere un procuratore, che fino agli anni bonipertiani del calcio semplicemente non esistevano, serve soprattutto a far fare a lui la faccia cattiva o il lavoro sgradevole della trattativa sui soldi, che invece per un attaccante che a ogni gol esulta sotto la curva è più imbarazzante.

In secondo luogo, il Cosenza ha un contratto. Che fino a prova contraria non è un pezzo di carta qualsiasi, ma un atto che ha forza “cogente”, come si dice, sulle parti. Che poi scada nel 27 come dice il Cosenza o nel 26 come dice il procuratore, questo è un dettaglio che si vedrà in separata sede. E per quanto oggi nel mondo del calciomercato si usi dire che i contratti non valgono più nulla, che sono pezzi di carta, etc, beh non è affatto vero. E anzi oggi gli studi legali specializzatisi sull’oggetto sono diventati ricercati e apprezzati proprio perché i contratti non sono affatto parole al vento… Sono strumenti potenti e che hanno forza. Un esempio? Il caso Allegri-Juventus, dove la società prima ha esonerato l’allenatore e poi ha addirittura minacciato il licenziamento per giusta causa. Eventualità possibile proprio perché prevista da regolamento e contratto. Poi ovviamente, dopo, si è arrivati a una mediazione che ha evitato giudici civili e commissioni federali.

Questo per dire che i contratti sono una questione molto seria, e non possono affatto essere distorti a proprio piacimento. E poi al postulato n. 1 del calciomercato è scritto: esiste sempre una cifra che aggiusta qualsiasi controversia. Che Tutino resti o parta, comunque il Cosenza ha un contratto che pesa. Veniamo infine alla figura chiave, tipica del giugno di calciomercato. Un po’ come le ciliegie che rincarano fino a 20 euro al chilo, così i procuratori al banco del mercato aprono i megafoni e decantano pregi e prezzi della merce. Quasi tutti in questo frangente giurano di avere un Real Madrid pronto a intervenire. E chi se lo fa scappare uno che ha fatto 20 gol in Serie B? Sono talmente tanti che nelle stesse ore e a banchi del mercato addirittura appiccicati puoi trovare Kvaratskhelia, Di Lorenzo e pure Tutino. Tutti sotto contratto e tutti che vogliono andar via. Chi dal Napoli e chi dal Cosenza.

Nel caso di Tutino parliamo del procuratore Mario Giuffredi, ex portiere di San Giorgio a Cremano, che ha una bella e nutrita scuderia di calciatori, e che dice di essersi ispirato nella sua carriera a Mino Raiola, defunto manager di Ibrahimovic e Donnarumma, e addirittura a Jorge Mendes, manager di Mourinho e Ronaldo. Il metodo è sempre lo stesso: urlare ai quattro venti la rottura, la decisione del divorzio, l’intenzione di andare a far gol altrove e con altre prospettive. E’ la stessa identica strategia usata da Giuffrida in questi tempi con Di Lorenzo e il Napoli. Di Lorenzo la scorsa estate ha rinnovato il contratto fino al 2028, ma adesso c’è dietro la Juve e si prova a forzare la mano. Ma con De Laurentiis è dura se l’agente non gli prospetterà un contratto di cessione conveniente anche per lui. Vale anche per il Cosenza, ma a differenza del caso Di Lorenzo, tra il capitano del Napoli e i suoi tifosi c’è stata qualche frizione e il giocatore stesso in persona ha comunicato a De Laurentiis l’intenzione di andarsene. Nel caso di Tutino invece per ora l’attaccante ha lasciato fare tutto al procuratore e non si è ancora esposto. Gli agenti di calcio oggi sono i manovratori delle leve del business globale. Sono una forza che rappresenta ormai un potere enorme, talvolta decisivo. Più si è deciso di limitarne il potere, circondarli di regole, più le hanno aggirate e sono comunque diventati una lobby potente e influente. Proprio perché i club li usano come strumento.

In Serie A nel 2023 – dati Figc – sono stati spesi 220 milioni in commissioni. Nel mondo nel 2023 – dati Fifa – sono stati spesi quasi 900 milioni di dollari. Le TPO (Third Party Ownership) e cioè i manager proprietari di quote del cartellino dei giocatori sono state proibite dalla Fifa, ma in realtà il business si è modificato e comunque sono i procuratori a manovrare soldi e destini. L’intero sistema del calciomercato e degli agenti avrebbe bisogno di una riforma globale che riporti ordine in questa deregulation totale. Il Milan per prendere Zirkzee deve pagare 44 milioni al Bologna, ma anche 15 milioni al famelico anglo iraniano Kia Joorabchian, che di fatto decide lui dove e con chi chiudere l’affare. Tutti pensano, da Joorabchian a Giuffredi, di essere al centro del mondo. Ma finché c’è un contratto, un tribunale e un avvocato, non c’è procuratore sbraitante che tenga. Almeno questo…

*Giornalista sportivo Autore del blog “Bloooog!”

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