Marcello Manna, sindaco di Rende
2 minuti per la letturaCOSENZA – Rischia di travolgere i bilanci della metà dei Comuni calabresi la sentenza con cui la Corte costituzionale (n.80/2021) ha giudicato illegittime le regole sul ripiano lungo dei deficit extra prodotti dalla gestione del fondo sulle vecchie anticipazioni sblocca-debiti. Argomento molto tecnico, purtroppo, ma di effetto devastante per i bilanci comunali.
Gli Enti più esposti sono quelli in disavanzo, dissesto o predissesto finanziario, circa duecento nella sola Calabria.
La scure della Suprema Corte ha travolto i benefici previsti dal decreto legge 78/2015, con il quale si permetteva di utilizzare le risorse acquisite a titolo di anticipazioni di liquidità finalizzate allo smaltimento dei debiti commerciali non pagati. Questo, in estrema sintesi, permetteva di diminuire l’incidenza del Fondo crediti di dubbia esigibilità, vale a dire l’obbligo di accantonamento della quota di entrate accertate che risultavano non incassate.
Un vero e proprio paracadute per molti Comuni in difficoltà, eliminato a pochi giorni dall’approvazione dei bilanci di previsione 2021, la cui scadenza è fissata per il 31 maggio. In questo modo, la Cassazione ha travolto l’idea di risanamento dei bilanci in trenta anni, obbligando i Comuni a tagli imponenti delle spese per fare quadrare i conti in appena tre anni.
Temi su cui si è espresso il sindaco di Rende, Marcello Manna, secondo il quale la sentenza «è arrivata come un fulmine a ciel sereno».
Manna non ha dubbi: «La decisione mette a rischio i conti di migliaia di comuni italiani e soprattutto quelli degli enti che come Rende stanno gestendo da anni una difficile crisi finanziaria. Le ripercussioni di questa decisione, per un mero tecnicismo contabile ritenuto incostituzionale – ha spiegato – saranno terribili per i conti locali».
L’esempio prodotto dal Comune di Rende è esplicativo, dal momento che dovrà «trovare risorse per quasi 1.800.000 euro per finanziare con le entrate proprie il rimborso delle anticipazioni di liquidità, prima garantite dall’utilizzo dello stesso accantonamento di bilancio».
La scure sui bilanci si abbatte, secondo lo stesso Manna, su «200 comuni in Calabria», dal momento che «la dichiarazione di illegittimità costituzionale determinerà un effetto devastante dovendo recuperare il deficit in tre anni anziché in trenta e dovendo gravare sul bilancio l’intero importo del rimborso delle anticipazioni di liquidità».
Per questo, il sindaco di Rende ha lanciato un appello per un «un immediato intervento da parte del Governo e del Parlamento», scongiurando «una serie di dissesti a catena, peraltro difficilmente gestibili, e con un impatto socialmente destabilizzante sulla nostra fragile economia locale, già duramente provata dalla pandemia e da mesi di chiusura delle attività economiche».
Il Comune di Rende ha anche trasmesso una propria valutazione all’Anci, al Ministro dell’Economia delle Finanze, al Ministro dell’Interno e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tenendo conto della crisi attuale e dei servizi irrinunciabili.
L’obiettivo è quello di sospendere «almeno fino al 2022, le assurde regole, ancora vigenti, sul pareggio di bilancio che imbrigliano i comuni obbligandoli ad accantonare quote crescenti di entrate nei loro bilanci senza una reale motivazione e senza tener conto delle specificità dei singoli contesti territoriali».
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