Ferdinando Di Leo, imprenditore agricolo di Rocca Imperiale
3 minuti per la letturaA ROCCA Imperiale parte del raccolto stagionale di albicocche e limoni è finito a terra. Le temperature – più alte della normale media del periodo – ci hanno messo lo zampino, ma è la carenza di manodopera che ha mandato in affanno piccoli e grandi produttori. Il frutto matura troppo rapidamente perché i (pochi) braccianti in servizio riescano a completare il raccolto.
«Ora sta facendo più scalpore, ma sono già alcuni anni che fatichiamo a reclutare manodopera. E più passa il tempo, più il gap tra domanda e offerta di lavoro aumenta nel nostro settore» conferma Ferdinando Di Leo, imprenditore di Rocca Imperiale, territorio dalla forte vocazione agricola, conosciuto per il suo maestoso castello e il profumato limone Igp.
Qual è il problema secondo lei?
«È venuto meno quel bacino storico di braccianti e operai specializzati su cui l’agricoltura a Rocca ha potuto contare. Parlo della comunità albanese, che si è insediata qui dagli anni ‘90. Oggi tanti sono andati via e le nuove generazioni, più integrate nel nostro tessuto sociale, cercano nuovi impieghi. Tra i lavoratori stagionali, poi, una volta si registravano anche pensionati, ancora in forze, che avevano la possibilità di integrare il proprio reddito, e i neodiplomati, alle prese con le prime esperienze di lavoro, o gli studenti universitari che cercavano di non pesare sulle proprie famiglie o volevano un po’ di autonomia finanziaria. Questa seconda categoria oggi si è del tutto azzerata».
Probabilmente si cercano occupazioni meno faticose e più retribuite.
«Sì, è vero, è un lavoro faticoso, ma le assicuro – parlo per il mio territorio – che le aziende rispettano quanto previsto da norme e contratti nazionali».
Qual è la retribuzione base oraria per un bracciante agricolo al momento?
«Circa 7 euro e 70, netti, all’ora. La cifra naturalmente sale per un operaio specializzato. Da contratto la giornata è di 6 ore».
Lei è tra quelli che dà la colpa al reddito di cittadinanza?
«Credo che il tema meriti una riflessione. Il dato è che, dall’istituzione del reddito di cittadinanza, la domanda di lavoro si è azzerata. Questo vale in agricoltura, ma anche in altri settori come quello dei servizi turistici e della ristorazione. Io (Di Leo è proprietario anche di strutture ricettive nel centro storico di Rocca Imperiale, ndr) faccio fatica a reclutare personale anche là dove non sono richieste competenze specifiche: non trovo governanti per le camere, né camerieri».
Diceva che serve una riflessione. Una rimodulazione della misura?
«Sì, immaginare un sistema, magari, che incentivi davvero a inserirsi nel mondo del lavoro. E poi a mio avviso quello che doveva essere il punto di incontro tra domanda e offerta, i centri per l’impiego e chi doveva “accompagnare” i percettori, si è rivelato finora il punto debole».
Quali altre soluzioni vede?
«Bisognerebbe incrementare i flussi autorizzati di lavoratori che arrivano dall’estero e favorire anche i rapporti con i Centri d’accoglienza e con i loro ospiti, interessati a trovare occupazione in agricoltura. Sono percorsi che esistono già, ma sono poco praticabili per le piccole aziende vista la complessità dell’iter burocratico. Bisognerebbe semplificare le procedure, sempre all’interno ovviamente di una governance istituzionale e nel rispetto delle norme a tutela del lavoratore».
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