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L’incertezza sui tempi e il ricorso del Comune «fanno venir meno le condizioni» e Baker Hughes rinuncia e dice addio al porto di Corigliano Rossano, Agostinelli: «Condanna per il porto». Stasi: «Manca la pianificazione»


CORIGLIANO ROSSANO – Baker Hughes si tira fuori. L’investimento nel porto di Corigliano Rossano non lo vuole fare più. La nota, ufficiale, dell’azienda di tecnologia al servizio dell’energia e dell’industria che in Italia opera principalmente attraverso la società Nuovo Pignone, giunge non troppo inaspettata. La BH rende noto di aver provveduto a presentare all’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio la rinuncia al rilascio della concessione per la costruzione di un sito industriale nel porto di Corigliano-Rossano.

La ragione? «L’incertezza legata ai tempi di sviluppo – rallentati da un ricorso dell’Amministrazione Comunale di Corigliano-Rossano – e quindi il venire meno delle condizioni temporali necessarie per realizzare il progetto». A pesare, dunque, sulla decisione «inevitabile» (assunta – spiegano – con rammarico) della società i reiterati “inviti” a dislocare l’insediamento tra porto e area industriale. «A fronte di questa mancata espansione in Calabria, e per poter rispondere alle esigenze dei clienti nei tempi appropriati, Baker Hughes sta valutando soluzioni interne di medio termine per garantire la continuità del proprio business». Ma se Corigliano Rossano è fuori, Vibo resta protagonista del piano di investimenti di 60 milioni di euro «che consentiranno di potenziare la capacità produttiva e realizzare nuove infrastrutture».

BAKER HUGHES RINUNCIA AL PORTO DI CORIGLIANO ROSSANO, LA POSIZIONE DELL’AUTORITÀ DI SISTEMA

Puntuale giunge la dichiarazione del presidente dell’Autorità di Sistema, Andrea Agostinelli, che fin dall’inizio aveva promosso il piano d’investimenti della società americana. La stizza Agostinelli non riesce proprio a nasconderla. «Chi non ha voluto che questo progetto si insediasse nel porto di Corigliano Calabro si goda questa tragica vittoria». Una «tragica vittoria», per Agostinelli imputabile principalmente al coordinamento “Giù le mani dal Porto” e alla giunta comunale «che ha dimostrato, nei fatti, che non voleva l’insediamento industriale in un porto deserto da 40 anni, condannandolo ad altri 100 anni di solitudine».

Si fa sentire anche la voce, lapidaria, dell’assessore regionale allo Sviluppo economico della Regione Calabria, Rosario Varì: «La Giunta lavora per attrarre investimenti, l’altra parte politica lavora contro la Calabria». Toni più pacati e conciliatori, invece, quelli dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, con i suoi segretari comprensoriali, Guido, Lavia e Cretella, che della bontà dell’investimento non hanno mai dubitato. Anche per loro “la colpa” è del sindaco e della sua maggioranza, incapaci di comprendere che tutto poteva essere compatibile con pesca, turismo e commercio. Come Agostinelli il refrain è, pure, quello dei mancati di posto di lavoro.

LA REPLICA DEL SINDACO FLAVIO STASI

Non tarda ad arrivare la replica del sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi. «Siamo stati e continuiamo ad essere favorevoli ad ogni tipo di investimento, da 10 mila euro a 60 milioni, compreso quello di Baker Hughes, che sia integrato nello sviluppo complessivo del territorio e delle sue infrastrutture oltre che, ovviamente, nel rispetto delle procedure – dice Stasi – Ci auguriamo che quanto sembra sia stato annunciato da BH possa essere rivisto, trovando le soluzioni utili a garantire l’investimento utilizzando il Porto senza inficiarne lo sviluppo. Allo stesso tempo è ormai improcrastinabile che l’Autorità di Sistema recuperi il colpevole ritardo trentennale nei confronti del nostro territorio, avviando il percorso di condivisione necessario alla realizzazione del Piano Regolatore del Porto, vero strumento di sviluppo e di occupazione».

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