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COSENZA – La crisi dello stabilimento ex Ilva di Taranto rischia di travolgere anche gli autotrasportatori calabresi che, oggi, hanno manifestato insieme ai colleghi pugliesi e delle altre regioni vicine.

«Abbiamo 150 milioni da incassare dallo Stato e ora l’indotto avanza 60-70 milioni da A.Mittal. Se saltano questi pagamenti, e abbiamo serie preoccupazioni che possano saltare, la gente non ha più futuro. Potete costruire quello che volete, ma noi non ci saremo più, saremo saltati tutti. Oggi c’è questo presidio, domani non so questa gente esasperata cosa ha intenzione di fare». Lo ha spiegato Vladimiro Pulpo, capo della sezione autotrasportatori di Confindustria, che partecipa al presidio davanti al siderurgico.

«Datevi da fare e dateci delle risposte immediate e certe. Consentiamo l’approvvigionamento delle materie prime – ha aggiunto Pulpo – perché non vogliamo essere noi gli assassini dello stabilimento. Questo stabilimento è stato sul territorio una vita e speriamo che ci sia ancora. Noi vogliamo i nostri soldi, i lavoratori non ce la fanno più, a Taranto siamo in emergenza da 20 anni, c’è un’emergenza costante e qualcuno deve fare qualcosa».

Oltre agli autotrasportatori tarantini, dunque, sono giunti con i loro mezzi colleghi calabresi, di Avellino, Napoli, Bari, Noci e Putignano.

La multinazionale, osserva Giacinto Fallone, presidente della categoria Autotrasporto di Casartigiani, da settimane «non paga i fornitori. Abbiamo atteso un mese, abbiamo chiesto invano un incontro, non rispondono più nemmeno al telefono, siamo andati a Roma ad esporre la situazione al ministro Patuanelli. Taranto non può più permettersi di perdere un centesimo che diventa vitale per la vita delle nostre aziende e delle nostre famiglie». Ci sono da pagare, ha rimarcato Fallone, «gli stipendi, le tasse, i contributi Iva, le banche hanno chiesto il rientro dei fidi, non possiamo più attendere».

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