La dottoressa e deputata della Lega Simona Loizzo
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La strana storia di un medico: escluso nel concorso della Asp di Cosenza vinto da Simona Loizzo, oggi deputata. Trent’anni per avere giustizia. Saranno valutati eventuali illegalità e danno erariale
COSENZA – Una parte dei trent’anni di carriera di Simona Loizzo, ex consigliera regionale e oggi parlamentare della Lega, come medico odontoiatra e poi direttore dell’unità operativa complessa di odontoiatria di Cosenza si reggerebbero su un concorso annullato che nessuno ha più contestato. Ma a valutare eventuali responsabilità dell’azienda pubblica dovranno pensarci la Corte dei conti, per possibile danno erariale, e la Procura della Repubblica di Cosenza.
A dirlo sono i giudici della corte d’Appello di Catanzaro, sezione lavoro, (Emilio Sirianni presidente, Rosario Murgida e Giuseppina Bonofiglio consiglieri) nelle motivazioni della decisione con la quale hanno parzialmente riformato la sentenza del Tribunale di Cosenza in ordine al risarcimento danni accordato a un altro medico, il dottor Francesco Parisi, difeso dall’avvocato Pietro Greco, che nel 1994 fu escluso proprio da quel concorso e che, dopo una serie di ricorsi, ne ottenne l’annullamento. Ma questa è soltanto una parte di una storia complessa, costellata di lentezze della Giustizia e della burocrazia sanitaria. L’ultimo capitolo è questa sentenza di febbraio 2025, con i giudici chiamati a riformare la decisione del tribunale di Cosenza di quattro anni prima riguardo a una parte di risarcimento da elargire al medico.
Vicenda che si chiude con la condanna dell’Asp al pagamento di circa 32mila euro e interessi e il riconoscimento del “danno biologico” generato da anni di mobbing, esclusioni dai concorsi e demansionamenti all’interno dell’Asp (difesa dall’avvocato Salvatore Crisci).
IL CONCORSO DEL 1994
Sentenza che, scrivono i giudici, è stata trasmessa «non solo alla competente Procura erariale, ma anche alla Procura della Repubblica di Cosenza. Per i profili di danno erariale che emergono dall’illecito mantenimento in servizio della dottoressa Simona Loizzo e dalla conseguente corresponsione di retribuzioni non dovute per circa un quarantennio (Sic), oltre che per gli ingenti risarcimenti già corrisposti e da corrispondere al dottor Parisi in conseguenza dei comportamenti ritorsivi posti in essere in suo danno, nonché per la valutazione della sussistenza di eventuali profili di illiceità penale nel suddetto mantenimento in servizio della Loizzo in spregio di ogni norma e che ancora permane».
La vicenda risale al 1994, quando all’oggi parlamentare del Carroccio viene affidato il ruolo di assistente medico di odontostomatologia a conclusione di un concorso indetto dall’Usl 4, quella che sarà poi l’Asp di Cosenza. Uno degli esclusi, per mancata certificazione di iscrizione all’Ordine, è proprio il dottor Parisi che presenta ricorso al Tar. Nel 1995 ottiene l’annullamento del concorso. Nel bando, infatti, non c’era scritto da nessuna parte di dover presentare obbligatoriamente la certificazione di iscrizione all’Ordine.
Il ’95 è anche l’anno di una riforma epocale per la Calabria: viene costituita l’Azienda ospedaliera di Cosenza che “eredita” dall’Asp tutto il personale medico e amministrativo dell’area odontoiatrica, Loizzo compresa. Il raggio di aziende si sposta: non è più l’Asp ma l’Azienda ospedaliera.
SOSPESA, POI REINTEGRATA E I QUASI DIECI ANNI PER UNA SENTENZA
Per chiarire la vicenda i giudici chiamano a testimoniare il direttore dell’ufficio risorse umane dell’ospedale di Cosenza. Luca Reali spiega che dopo l’annullamento di quel concorso nel 1995 Simona Loizzo, oggi in aspettativa per via del suo mandato alla Camera, fu sospesa dal servizio. Nel 1996 viene riammessa «in esecuzione dell’ordinanza del Consiglio di Stato» che concesse la sospensiva del provvedimento, in attesa della sentenza sul ricorso presentato da Loizzo contro l’annullamento del concorso.
Ci vorranno, però, circa otto anni per ottenere la decisione di merito del Consiglio di Stato. A marzo del 2004 i giudici avevano «confermato – si legge nella sentenza di febbraio – l’illegittimità della sua assunzione e la manifesta infondatezza dell’appello dalla medesima proposto». Quel buco temporale, secondo i giudici, sarebbe bastato per mantenere Loizzo in servizio.
Così si legge nei documenti. «L’amministrazione (ospedaliera ndr) ha evidentemente, colto al balzo l’occasione per riammettere in servizio la Loizzo e poi dimenticarsene, in attesa della sentenza di merito». Da allora, conferma il direttore dell’ufficio risorse umane dell’azienda ospedaliera di Cosenza «la collocazione in ruolo della dottoressa Loizzo non è stata più posta in discussione».
IL SALTO A OGGI
Il dottore Parisi per tutta questa faccenda ha già ottenuto un risarcimento dall’Asp di Cosenza anni fa. I giudici amministrativi, infatti, riconobbero che quel concorso era da annullare. E così è stato. Ma non c’è soltanto questo. Nel 2007 Parisi, intanto diventato medico convenzionato di continuità assistenziale, partecipò ad un altro concorso dell’Asp. Trenta posti per trasferirsi al ruolo della dirigenza sanitaria. Il dottore arrivò primo ma venne escluso ancora una volta. Di quei 30 posti ne vennero assegnati solo 26. E qui inizia una seconda battaglia giudiziaria a suon di ricorsi, conclusi ancora una volta con la condanna al risarcimento da parte dell’Asp di Cosenza.
Anche negli anni successivi, infatti, Parisi sarebbe stato messo da parte, relegato in un ufficio a valutare pratiche di ricovero nelle strutture accreditate della provincia, vietandogli la professione intramuraria e negando scatti di carriera. Un trattamento che ha avuto anche risvolti personali pesanti: depressione, percorsi di cura. Il paradosso è che nonostante la sentenza del 2013 su quel secondo concorso, l’Asp impiegò otto mesi per reimmetterlo a ruolo e ben quattro anni per pagargli il 69% degli stipendi maturati a partire dal primo febbraio 2007, anno di chiusura del concorso.
La restante parte fu oggetto di una transazione tra le parti e comunque oggetto di un sesto ricorso. Per i giudici si tratterebbe di “una reale finalità ritorsiva nei suoi confronti per la temeraria decisione di far valere i propri diritti davanti al giudice amministrativo nel lontano 1994”.
Alla fine i giudici riconosceranno «l’unico danno non patrimoniale già accertato, il danno biologico» condannando l’Asp a pagare 32mila 242 euro «oltre interessi legali maturati» e le spese di lite.
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