Il Tribunale di Paola
3 minuti per la letturaL’odissea di un paziente oncologico che per una Tac essenziale è costretto a rivolgersi al Tribunale di Paola che obbliga l’Asp di Cosenza. E’ l’ennesimo fallimento della sanità calabrese
PAOLA – Un paziente oncologico costretto a rivolgersi alla giustizia per ottenere esami diagnostici essenziali: la storia di Mario (nome di fantasia) non è solo un caso isolato, ma il riflesso di una crisi sanitaria che colpisce migliaia di cittadini.
Un sistema paralizzato dalle liste d’attesa ha spinto un Tribunale a intervenire per affermare un diritto fondamentale: quello alla salute. Mario lotta su due fronti: da un lato, il cancro; dall’altro, la burocrazia che gli impedisce di accedere ai controlli urgenti prescritti dal suo oncologo. Le Tac, necessarie per monitorare l’andamento della malattia e l’efficacia della chemioterapia, non erano disponibili nei tempi richiesti a causa della mancanza di appuntamenti. Un ritardo che, per un paziente in cura oncologica, equivale a una sentenza di incertezza e angoscia.
Di fronte all’impossibilità di ottenere le prestazioni sanitarie nei tempi adeguati, Mario ha cercato aiuto. A farsi carico del suo caso è stato il Movimento Stella Tricolore, un’organizzazione impegnata nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha attivato il suo sportello gratuito “Sos Sanitalia”. Il Movimento, guidato dal dottor Donato Allocca, ha deciso di sostenere la battaglia legale per garantire a Mario il diritto alle cure in tempi rapidi.
Il caso è arrivato così davanti al Tribunale di Paola, che il 10 febbraio 2025 ha emesso un decreto chiaro e inequivocabile: l’Asp di Cosenza deve eseguire immediatamente gli esami diagnostici. Una decisione che non solo ripristina un diritto individuale, ma sottolinea una piaga collettiva: i ritardi della sanità pubblica non possono e non devono negare l’accesso alle cure essenziali.
L’intervento della magistratura in situazioni simili purtroppo non può che sollevare interrogativi inquietanti. Quanto è accettabile che un cittadino debba ricorrere alla giustizia per ottenere una prestazione sanitaria? La Costituzione italiana, all’articolo 32, tutela il diritto alla salute come principio inviolabile, eppure la realtà racconta di cittadini lasciati soli a combattere contro un sistema inefficiente.
Quello di Mario non è un caso isolato. Ogni giorno, in Italia, pazienti cronici e oncologici affrontano la stessa trafila: prescrizioni urgenti che si scontrano con mesi di attesa, risposte che non arrivano, cure rimandate all’infinito. Nel frattempo, la malattia non aspetta, va avanti inesorabile e spesso i decessi sopraggiungono prima degli appuntamenti.
Lo sportello “Sos Sanitalia” continua a battersi per chi si trova in situazioni simili, offrendo assistenza e supporto legale a chi rischia di vedere compromessa la propria salute a causa di ritardi inaccettabili. Ma la questione resta aperta: può un sistema sanitario definirsi davvero pubblico ed efficiente se costringe i cittadini a cercare giustizia per vedersi riconosciuto un diritto fondamentale? La storia di Mario è un monito e un appello a non accettare l’inefficienza come norma.
Finché esisterà anche un solo paziente costretto a rivolgersi a un Tribunale per ottenere le cure di cui ha bisogno, il problema resterà aperto. E la lotta per il diritto alla salute non potrà mai dirsi conclusa.
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