X
<
>

L’ex dirigente dell’Asp Vincenzo Cesareo

Share
8 minuti per la lettura

Asp di Cosenza e società di factoring: l’esposto dell’ex dirigente Cesareo sulla transazione e i dubbi sul documento non verificato dagli uffici


COSENZA – Nessuna procedura trasparente, l’accordo perfezionato con la dirigenza generale già presente a Milano, la bozza con dati differenti rispetto al documento definitivo. E ancora: i pareri negativi dell’ufficio legale, il caso delle fatture dell’Asp di Crotone pagate, le consulenze e qualche sospetto nei rapporti tra politica e Asp di Cosenza.
C’è praticamente di tutto nell’esposto firmato da Vincenzo Cesareo, ex direttore dell’ospedale Paola-Cetraro oggi in pensione, consegnato alle procure di Catanzaro, Cosenza e Salerno e alla Guardia di finanza. Una denuncia che racconta ulteriori retroscena sulla transazione da 39 milioni pagata alla banca di factoring Bff dall’Asp di Cosenza per estinguere il debito contratto fino al 2022.

IL FONDO RISCHI

L’esposto inizia con una ricostruzione, si parte da giugno 2023 e dalla costituzione del fondo rischi e oneri per il bilancio. «L’Ufficio legale dell’Asp di Cosenza – si legge – invia il prospetto del contenzioso, indicando le cause contro Bff con soccombenza bassa, avendo vinto, fino a quel momento, tutte le cause contro la stessa Bff, non presenti nel fondo rischi».

LA BOZZA, IL CONSULENTE E LE RICHIESTE

Qualche mese dopo, a dicembre, arriva la bozza (visionata dal Quotidiano) della transazione firmata dal consulente dell’Asp, nominato per l’occasione, l’avvocato del foro di Salerno Salvatore Crisci. La bozza è senza allegati. La lista dei procedimenti è “in bianco” e piena di punti interrogativi. In allegato c’è una nota della direzione generale: «fare osservazioni puntuali sulla medesima entro le ore 15». Qui Cesareo ricostruisce quella giornata turbolenta. «Telefonata in pari ora della segreteria della direzione generale dell’Asp di Cosenza, che, su indicazione del Crisci, invita ad aprire la nota trasmessa. L’Ufficio Legale, stante il lasso di tempo breve, trasmette i numeri di ruolo ed i numeri di decreti ingiuntivi non presenti nella bozza, riservandosi di predisporre una puntuale relazione, il lunedì seguente, come richiesto in conformità agli atti giacenti presso la direzione generale dell’Asp».

IL DOCUMENTO FIRMATO A MILANO

Qui però ci sarebbe il primo inghippo. Il direttore generale Antonello Graziano era già a Milano negli uffici di banca Farmafactoring quando ha chiesto le osservazioni sulla bozza «redatta dal professore Crisci, consulente giuridico, la cui nomina è oggetto di indagini». Sabato sedici dicembre «il direttore generale, già presente, guarda caso, presso la sede di Milano, in collegamento da remoto col professore Crisci (da Salerno), firma la transazione redatta completamente da Bff e su carta intestata di quest’ultima».

IL TESTO COMPLETAMENTE DIVERSO DALLE BOZZE

Pochi giorni dopo il documento viene trasmesso all’ufficio legale e a quello finanziario dell’azienda. La transazione, però, è «completamente diversa dalle bozze. Nella mattinata dello stesso giorno, vengono trasmessi all’Ufficio legale dell’Asp di Cosenza allegati contenenti, tra gli altri, una nota di debito di circa 3.400 pagine, contenente migliaia di fatture che non riportano né l’indicazione della società che le ha emesse, né la data di inizio di decorrenza degli interessi».

IL PARERE DELL’UFFICIO LEGALE

Il diciannove dicembre l’ufficio legale trasmette le proprie osservazioni, facendo rilevare che «non solo la transazione definitiva è completamente diversa dalla bozza trasmessa nel pomeriggio del quindici dicembre 2023, con solo un’ora per le dovute osservazioni, ma in più non è comprensibile se nella definitiva transazione siano state sottratte le somme relative alle cause vinte dall’Avvocatura interna dell’Asp, né se gli interessi calcolati siano stati fatti decorrere dalla data del ricorso e non anche dalla scadenza delle fatture, né è verificabile se siano stati detratti quegli interessi relativi a cause già transatte nel 2017, per le quali Bff aveva rinunciato al 100% degli interessi, né è chiaro cosa sia stato compreso a titolo di “accessori” nella nota di debito di circa 3.400 pagine».

FONDO RISCHI «PROSCIUGATO»

Il fondo rischi, intanto è «prosciugato. Tra gli allegati è presente elenco di decreti ingiuntivi esecutivi, di cui non viene richiesta copia all’Ufficio legale dell’Asp; tra questi vi è il decreto 1155/17 del Tribunale di Milano che, in realtà, è del Tribunale di Latina e riguarda l’Asp di Crotone. Le altre cause in delibera erano state tutte vinte dall’ufficio legale della stessa Asp e per le poche appellate in appello, la percentuale di soccombenza era molto bassa». Il diciannove dicembre la palla passa al servizio finanziario dell’Asp che «senza procedere ad alcun controllo, emette un ordinativo di pagamento pari a 23 milioni di euro, corrispondente alla somma totale della nota di debito».

FATTURE RIAPPARSE

Si arriva al 21 dicembre con la pubblicazione della delibera. «Si citano le cause, ma non si dice che le ha vinte l’Asp di Cosenza, si fa inoltre riferimento alla società Althea Italia, indicando che le fatture cedute da questa ultima a Bff, non sono oggetto di transazione (e non è vero, poiché vengono escluse solo dieci fatture indicate nell’allegato D, tutte le altre comprese quelle su interessi sulle fatture escluse, vengono pagate con la nota di debito sopra citata). Althea, è una società discussa con divieto di stipulare contratti con la pubblica amministrazione ed il servizio finanziario paga anche le fatture Althea».

IL PAGAMENTO

Al 31 dicembre il servizio finanziario paga i 39 milioni «imputando la spesa sul fondo rischi, laddove si tratta di giudizi non inseriti nel fondo rischi, poiché non presentavano un’alta percentuale di soccombenza. Il servizio finanziario svuota completamente il fondo rischi poiché non presentavano un’alta percentuale di soccombenza e lo svuota completamente per pagare giudizi non previsti in fondo rischi. Per raggiungere l’obiettivo di “urgenza” entro il 31 dicembre data delle scadenze di circolarizzazione dei crediti, i funzionari ed i dirigenti dell’Asp di Cosenza coinvolti nel processo di celerità, pare abbiano percepito ingenti somme premianti».

GLI «INTRECCI FAMILIARI E FAMILISTICI»

La seconda parte dell’esposto guarda a presunti intrecci familiari. Tutto parte dalla delibera di approvazione del bilancio 2023: «Tra gli allegati compare la famigerata delibera di recepimento della transazione con Bff. Infatti, quale la finalità dell’Uoc Servizi Finanziari dell’Asp di Cosenza di inserire tale atto deliberativo nel bilancio? Per ottenere l’avallo dei Revisori dei Conti dell’Asp, al fine di ammantare di legittimità l’obbrobrio compiuto. Spero che i revisori non siano degli sprovveduti e che procedano alle verifiche di competenza».
Poi l’elenco di nomi. «Di certo l’Uo Servizi Finanziari, non avendo spero le dovute capacità, nel procedere alle verifiche del credito, si sarà avvalsa di esperti capaci e competenti, in grado di verificare e valutare la fondatezza del credito, tant’è che sono stati assunti, in affiancamento alla dottoressa Malavasi, dirigente presa in prestito dalla Azienda ospedaliera di Cosenza per le sue “notevoli competenze” nell’ambito del bilancio, esperti contabili ad hoc.

L’esperienza di tali contabili si è estesa al punto da coinvolgere anche propri familiari. Si fa riferimento alla Società di revisione contabile “Proxima Audit Italia”, di recente istituzione (nasce ad hoc?) nel luglio 2023, che annovera tra i suoi fondatori un certo dottore Giuseppe Spadafora, classe 1971, coniuge dell’esperta contabile, assunta per la stesura del bilancio, dottoressa Carmela Gargano. Detto Spadafora, dipendente della Regione Calabria, assegnato alla segreteria del consigliere regionale onorevole Caputo, ha un rapporto di lavoro a part-time che gli consente di estendere le proprie competenze in nome e per conto della Proxim, di consulente contabile presso l’Asp di Cosenza redigendo il fondo rischi, che poi la moglie, esperta contabile della stessa Asp di Cosenza, all’uopo assunta, avrebbe verificato».

I CRITERI UTILIZZATI E LA PROCEDURA PRIVI DI EVIDENZA PUBBLICA

La domanda: «Quali i criteri utilizzati per conferire ad una società esterna l’incarico per la predisposizione del fondo rischi, che per legge è una prerogativa dell’ufficio legale interno? Quale forma di procedura per l’esternalizzazione di un servizio che non poteva essere esternato, è stata adottata? Quale compenso è stato pattuito? La celerità e la segretezza delle procedure è evidente. Non vi è traccia della procedura di evidenza pubblica, ne è stato pubblicato l’atto con cui si è proceduto all’affidamento diretto. E non è stata pubblicata alcuna attestazione sugli avvenuti controlli circa l’assenza di conflitti di interesse, necessaria per legge quando si affida un incarico a professionista/società esterna. Non è stato pubblicato il compenso pattuito.

Dell’esistenza di tale società di revisione contabile si viene a conoscenza solo all’indomani della pubblicazione della delibera n. 1310 del 6.06.2024, per la quale, contrariamente alla delibera n. 2806/2023, vengono pubblicati tutti gli allegati, dalla lettura dei quali è emersa una relazione sul fondo rischi elaborata da detta Società, della cui veridicità, alla luce dei legami evidenziati con la politica regionale e con l’Amministrazione dell’Asp di Cosenza, si nutrono seri dubbi. La relazione sul fondo rischi della Proxima è quantomeno generica e lacunosa, per cui sicuramente più idonea rispetto a quella redatta e dettagliata dell’Ufficio Legale interno, a coprire ogni passaggio delicato anche in relazione alla famigerata transazione Bff, che riguarda contenziosi riportati nel 2023.

ERA D’OBBLIGO UNA VERIFICA

II direttore generale Graziano, tramite il servizio finanziario dell’Asp con la sua pletora di dirigenti ed esperti contabili, avrebbe dovuto verificare la correttezza degli importi pagati a titolo di sentenze, citate nell’accordo transattivo, relative a giudizi vinti dall’avvocatura interna dell’Asp di Cosenza per assenza di contratto e, quindi, relativa ad affidamenti diretti senza gara d’appalto come, appunto, quella della discussa Althea e se ha ritenuto di dover, comunque, procedere al pagamento di fatture, oggetto di cause vinte, avrà avuto le sue ragioni che non possono sicuramente ricondursi al mero risparmio di interessi».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE