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L’accordo “in bianco” tra le banche di factoring e l’Asp di Cosenza. I documenti in possesso del Quotidiano testimoniano i dubbi dei tecnici dell’Asp di Cosenza sulla procedura da 39 milioni. Una fattura (pagata) inserita nell’intesa era dell’Asp di Crotone, molti crediti invece erano inesigibili
COSENZA – Decine di fogli, comunicazioni interne, osservazioni. Tutto per dire due cose sulla transazione da 39 milioni che di fatto ha estinto il debito dell’Asp di Cosenza con il colosso del factoring Bff: c’erano diverse situazioni, nei tribunali, finite a favore dell’Azienda sanitaria provinciale o in corso di definizione e che l’intero “affare transazione” è stato gestito dal consulente Salvatore Crisci e dalla direzione generale, senza passare dagli affari legali dell’Asp di Cosenza.
Lo dimostrano le carte in possesso del Quotidiano dove, in più passaggi durante l’istruttoria sul contenzioso, viene specificato come la procedura (e le riunioni) con banca Farmafactoring si sono svolte in assenza dei legali aziendali. In altre parole, come ribadito pochi giorni fa dal Quotidiano, non ci sarebbe stata concertazione né nella redazione della transazione né nelle trattative vere e proprie.
In altre circostanze invece viene dettagliatamente specificato e chiesto alla direzione generale quali sono le strade da seguire partendo da un presupposto. Il “nuovo corso” dell’Asp nei tribunali sta producendo i risultati sperati. In alcune occasioni i debiti sono stati stralciati per assenza di veri e propri contratti tra la banca e le società. In altri i crediti ceduti alla banca dai fornitori non erano conformi alle procedure o con interessi applicati in via generale. Tutte questioni che hanno portato a sentenze a favore del pubblico.
E proprio su questo c’è un incartamento piuttosto complesso che spiega proprio questo: che fare di tutti questi procedimenti in corso? Stralciarli e accordarsi con i legali? Il calcolo degli interessi fatto ha considerato le sentenze favorevoli già passate in giudicato? Tutte questioni che puntualmente sono finite in una serie di comunicazioni interne dove si chiedeva di effettuare le verifiche su una mole impressionante fatture e procedimenti giudiziari nel giro di tre o quattro ore.
In mezzo c’è anche una precedente transazione, quella risalente al 2017. Transazione che secondo i tecnici ministeriali a sorveglianza del piano di rientro calabrese sarebbe stata messa a punto “su documenti fittizi”. Attorno alla bozza dell’atto transattivo, infatti, spunta anche l’ipotesi che su quell’atto non ci sarebbe un fondamento contrattuale. Anche questo è finito nero su bianco negli incartamenti. In altre parole, non era da pagare.
A conti fatti sembra quasi che l’Asp abbia accettato nero su bianco quanto scritto negli allegati della transazione messa a punto da Bff bank e inviata all’azienda già firmata. Un evento che giustificherebbe anche il passaggio nella delibera che certifica la transazione sulle “eventuali somme non dovute”. Somme che dovranno essere restituite all’Asp da Bff bank.
Questioni sollevate nell’ultimo anno dall’ex consigliere regionale ed esponente Pd Carlo Guccione. L’ultimo pochi giorni fa e proprio sulla transazione del 2017. Così come la vicenda del contenzioso pendente nei tribunali e ad alto tasso di vittoria per l’Asp, i dubbi sulla “clausola” in quella da 39 milioni e lo stato debitorio dell’Azienda sanitaria provinciale.
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