La protesta delle attiviste di Fem.In all'Annunziata di Cosenza
3 minuti per la letturaCOSENZA – Incatenate ai cancelli dell’ospedale dell’Annunziata, le attiviste cosentine chiedono una cosa sola: incontrare i vertici dell’Ao per poter discutere del diritto all’aborto e dei servizi che a livello territoriale lo garantiscono, dopo la notizia delle “dimissioni” dell’unico ginecologo non obiettore che ora l’azienda cerca di sostituire.
«La manifestazione d’interesse per il reclutamento di un nuovo medico, online da giovedì 21, non ci soddisfa – dichiara Vittoria Morrone di “Fem.In” – Noi chiediamo che si assumano almeno due ginecologi che pratichino le Ivg».
Ma le richieste non finiscono qui. C’è molto altro su cui il gruppo, sempre pronto a manifestare a favore dei diritti dei più fragili, si concentra. «Vorremo un open data – aggiunge Morrone – in cui venissero indicati i medici non obiettori, con lo scopo di orientare le donne: sono moltissime le ragazze che ci stanno contattando perché non sanno come procedere, come agire; dunque, c’è bisogno di informazione: abortire non può e non deve essere un percorso ad ostacoli. Infine – dichiara sempre l’attivista -, chiediamo che la Regione Calabria applichi le linee guida ministeriali per determinare, all’interno dei consultori, già di per sé depotenziati, l’introduzione del metodo abortivo farmacologico: ciò – chiosa – renderebbe tutto più semplice, si arriverebbe nelle periferie, ad esempio, quelle lontane dagli hub e dai grandi presidi sanitari».
L’incontro con il direttore Francesco Rose
Dopo più di un paio di ore sotto il sole, le “Fem.In” vengono ricevute dal direttore del presidio unico Francesco Rose.
«Ci è stato garantito – dicono le attiviste, a seguito dell’incontro – che da lunedì il servizio per cui manifestiamo verrà ripristinato (a ogni modo l’avviso scade oggi a mezzanotte, quindi la procedura al momento della dichiarazione della direzione è ancora aperta e ciò starebbe a significare che l’Ao avrà avuto segnali incoraggianti in merito alle candidature, ndr)».
«Naturalmente – proseguono – ne prendiamo atto e verificheremo, ma come dicevamo non è abbastanza che un solo medico, contrattualizzato come consulente esterno per soli 6 mesi, garantisca le prestazioni. Continueremo a fare pressioni in questo senso: il servizio dovrà riguardare più ginecologici e non dovrà più essere precario. Le prenotazioni, invece, per l’aborto farmacologico o chirurgico sono attive – dicono le ragazze -, quindi invitiamo le donne che ci hanno contattato a rivolgersi all’unica assistente sociale rimasta in ospedale».
PRESENTI ANCHE DIVERSI UOMINI, INSIEME PER I DIRITTI
Intanto, visti gli striscioni affissi ai cancelli e le catene alle inferriate dell’Annunziata, molti cittadini si fermano curiosi. Qualcuno fa video, scatta foto. Qualcun altro si informa dei motivi della manifestazione.
«C’è molto supporto da parte della comunità – sottolinea Morrone -, d’altronde questo territorio ha bisogno di vedere che c’è ancora qualcuno che lotta per i diritti: oggi è l’aborto, domani potrebbe essere un’altra prerogativa». E in merito all’aborto, a protestare per veder emergere pienamente il relativo diritto, non sono solo le “Fem.In”: presenti anche il Fronte della Gioventù Comunista e il sindacato Cobas. «In tanti – precisa Stefano Mancuso della sigla sindacale – si stupiscono nel vedere anche noi uomini manifestare per il diritto all’aborto. In realtà ci riguarda tutti, è una battaglia – termina – inglobata in quella più grande del diritto alla salute e, comunque, prendere posizione su certi temi non fa affatto male».
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