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Una mammografia

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COSENZA – Per il recupero delle liste d’attesa l’Asp di Cosenza rischia di non avere abbastanza fondi a disposizione. Almeno per coprire il vuoto assoluto sugli screening oncologici, punto dolente della sanità calabrese tutta e aspetto centrale in un sistema di prevenzione sostanzialmente smantellato. Per questo ha chiesto alla Regione di spostare parte dei milioni a disposizione per raggiungere i target fissati dalla struttura commissariale.

A febbraio Occhiuto, in qualità di commissario ad acta, aveva licenziato il piano di recupero delle liste di attesa a fronte dello stop generato dall’emergenza Covid. Paralisi che ha praticamente cancellato l’assistenza ospedaliera in Calabria e azzerato il poco rimasto sul fronte prevenzione. Il piatto però è povero: poco più di quindici milioni e 700mila, distribuiti tra Asp e ospedali, per assumere personale a tempo determinato e pagare le prestazioni aggiuntive dei medici e recuperare quanto disperso.

Le cifre sono importanti. Il crollo delle prestazioni ospedaliere per acuti è stato del 18% nel 2020, vale a dire 10.566 prestazioni in meno in area chirurgica e 23.665 (24%) in area medica. Stando ai dati regionali ci sono 9mila interventi da recuperare solo per la chirurgia oncologica. Lo screening mammografico è stato ridotto di oltre 9.000 inviti rispetto al 2019, pari al 42%. Solo 6.167 le persone esaminate nel 2020, una flessione del 64% rispetto all’anno precedente. Per lo screening cervicale riduzione di 36.623 inviti (-55%) e solo 11.392 esami (-65%). Lo screening colorettale ha riportato una riduzione di 22.420 inviti (-68%), ma solo 11.392 sono le persone che hanno eseguito il test di screening nel 2020 (-81%).

Stando al piano dell’Asp di Cosenza, consegnato al dipartimento salute tre giorni fa, lo stanziamento di circa quattro milioni e mezzo di euro non basta a coprire le prestazioni attese sugli screening. Allo stato attuale, tra gestione pubblico e privata e nuove assunzioni previste per potenziare alcuni settori, l’Asp di Cosenza può gestire il 66% del target sulle mammografie, il 15% per gli screening alla cervice, il 19% per quelli al colon.

Si rischia dunque di rimandare il tutto di anno in anno, salvo interventi più incisivi da parte dei ministeri, che sugli screening non risparmiano tirate d’orecchie semestrali al tavolo di verifica.

L’altro aspetto riguarda le liste di attesa ospedaliere, il “buco” di 870 prestazioni non erogate sarebbe stato già completamente risolto nel giro di pochi mesi, per questo la richiesta avanzata dal commissario Asp Vincenzo La Regina à quella di stornare i fondi a disposizione per l’assistenza ospedaliera e trasferirli sugli screening. La questione attende il via libera della regione che ora dovrà valutare tutti i progetti presentati.

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