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L'ospedale dell'Annunziata di Cosenza

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COSENZA – C’è l’ombra del Covid dietro la morte di una donna di 72 anni avvenuta ieri all’Annunziata di Cosenza. C’è, ma solo indirettamente.

La sfortunata signora, infatti, aveva un’emorragia celebrale, e il sospetto dei suoi familiari è che la rigidità dei protocolli ospedalieri in tema di coronavirus possa aver comportato ritardi e omissioni tali da determinare la tragedia.

Sarà la magistratura a stabilirlo, dopo che gli stessi hanno sporto una denuncia chiedendo di far luce sui tanti punti oscuri di questa vicenda. Tutto ha avuto inizio lunedì scorso, quando in piena notte, la donna sbatte violentemente la testa a terra a seguito di una caduta accidentale in casa e, accompagnata subito in ospedale, viene sottoposta a una Tac che rivela l’emorragia celebrale in corso.

«Dobbiamo farle un tampone» avrebbero detto i medici ai familiari, suscitando così la loro contrarietà. La loro congiunta, infatti, aveva già contratto il Covid in passato e, a quanto pare, i suoi anticorpi erano in numero così elevato da dispensarla dalla somministrazione del vaccino. Sembra, però, che il personale medico dell’ospedale non abbia voluto sentire ragioni. Avanti col tampone, dunque, che di lì a poco darà esito positivo: per lei, dunque, si aprono le porte del reparto di Malattie infettive.

I familiari sono sempre più contrariati. Ritengono che il test sia falsato, ma a quel punto non resta loro che attendere la conferma di altri due tamponi. Il problema, però, è che nel frattempo, poche ore dopo il ricovero, la povera signora è entrata in coma. Non si risveglierà mai più. Ieri mattina, il suo cuore ha cessato di battere. Nel frattempo, l’esito dell’ultimo test ha certifica ciò che i suoi cari ritenevano di sapere già: non era contagiata.

Tanti passaggi controversi, dunque, che dopo l’autopsia dovranno essere riordinati e messi in fila dagli investigatori. Il punto da chiarire è se nei quattro giorni di ricovero della 72enne sia stato fatto qualcosa per curare la sua emorragia o se il dubbio Covid o non Covid abbia avuto precedenza assoluta al punto tale da bloccare qualunque altro tipo di intervento. L’inchiesta è coordinata dal pm Maria Luigia D’Andrea.

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