Il dottore Riccardo Borselli
3 minuti per la letturaCOSENZA – In prima fila con pochi uomini e mezzi. Il 118 di Cosenza sta attraversando un’epidemia in mezzo ad una crisi di sistema che va avanti da un decennio. Ne abbiamo parlato con il dottore Riccardo Borselli, segretario Nazionale del Sis 118 e direttore della Centrale Operativa 118 Cosenza.
Ieri è atterrato nuovamente l’elisoccorso. Mancava dal 6 di agosto, che cosa ha comportato per 118 questa assenza?
«Vista la situazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La mancanza di questo elicottero ha creato notevoli problemi nella provincia perché veniva attivato specialmente dalle ambulanze senza il medico a bordo. I tempi di intervento senza l’elicottero di Cosenza sono aumentati. Con un incidente a Scalea partire da Cosenza è un conto, partire da Lamezia o Cirò è un altro».
Dall’inizio dell’epidemia il sistema di soccorso è stato il primo vero sistema di contrasto e contenimento.
«E’ vero che il 118 è stato il primo baluardo nella lotta alla pandemia covid-19, ma non si può andare a fare la guerra senza soldati e senza mezzi. Il 118 a livello nazionale sta soffrendo per la carenza di medici».
Tutto questo in una regione che non era pronta, basta pensare al fatto che gli ospedali principali della regione ad un certo punto si sono trasformati in ospedali Covid mentre i “periferici” hanno faticato per riorganizzare un pugno di posti letto.
«Il percorso Hub-Spoke in Calabria non ha funzionato a differenza di altre regioni. Questo perché gli spoke calabresi non fanno quello che dovrebbero fare questo tipo di strutture, non ci sono le competenze. Questo si traduce in un aumento dei trasferimenti secondari da ospedali a bassa intensità di cura verso l’hub di riferimento».
Poi c’è il caso che abbiamo riportato nelle ultime settimane delle ambulanze senza medici, quanto è grave il problema? dove sono i dottori?
«I medici sono pochi non solo al 118. Sono pochi anche dei Pronto Soccorso. Accade quindi che alcuni medici in servizio al 118 vengano poi utilizzati dalle direzioni aziendali nei Pronto Soccorso per evitare la chiusura degli stessi, penalizzando ancor di più le ambulanze del 118 che di fatto poi si trovano senza medico. I medici convenzionati del 118 devono però rispettare i contratti nazionali e regionali. Nel contratto nazionale è scritto chiaramente che possono lavorare presso le centrali operative e dipartimenti d’emergenza. Vuol dire Pronto Soccorso, punti di primo intervento e sulle ambulanze del 118».
Possibile che non ci siano medici giovani pronti a “sporcarsi le mani”?
«Più volte sono stati espletati concorsi e corsi di formazione per medici del 118. Uno per esempio è in corso, un secondo partirà i primi di settembre. La partecipazione talvolta è anche ampia ma alla fine pochissimi accettano. Bisognerebbe capire per quale motivo sono pochi i medici che accettano di lavorare al 118».
Quale sarebbe il motivo?
«Bisogna incrementare lo stipendio. Perché non è possibile che questi medici, questi professionisti che lavorano giorno notte durante l’anno e in condizioni disagiate prendano uno stipendio irrisorio rispetto ad altre realtà. Addirittura in alcune aree l’indennità di 5,50 euro viene tolta. La conseguenza? La fuga, tutti scappano».
Pochi medici su mezzi vecchi e non sufficienti per una provincia come quella di Cosenza.
«Già con il decreto del 94 del 2012 erano state previste le ambulanze di presidio della provincia di Cosenza. Stiamo parlando di 13 ambulanze di presidio mai attivate, come non sono mai state attivate le tre nuove postazioni di emergenza 118 medicalizzate, né l’automedica nell’area urbana di Cosenza».
Insomma, di fronte a queste macerie che si deve fare?
«È necessaria una riorganizzazione totale dei Pronto Soccorso e delle postazioni del 118, prendere atto della carenza dei medici e quindi riorganizzare il sistema sapendo che ci sono pochi medici. Insieme a gli esperti regionali e di sistema va aperta una contrattazione per riorganizzare le postazioni 118. Il paradosso è che anche il Prefetto e i vertici regionali sono stati informati in merito a questa situazione critica mentre la regione continua a chiederci come mai le ambulanze sono senza medico».
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