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PAOLA – Ben 13 medici di base operativi presso il Centro vaccinale Hub del Tirreno cosentino, con sede presso il Palatenda di Paola, hanno deciso di “ammutinarsi”, denunciando non meglio circostanziati “disagi”.

I “camici bianchi” hanno infatti comunicato alla direttrice del distretto Tirreno, Angela Riccetti, la loro decisione di non prestare più servizio come medici vaccinatori presso il Palatenda.

«Decisione difficile e sofferta – evidenziano – ma si sono venute a creare condizioni di disagio per cui è opportuno non continuare, anche perché potrebbero lacerarsi dei rapporti interpersonali, e soprattutto sono venute meno le condizioni di fiducia e di unità di intenti e comportamentali che hanno permesso fino ad ora di raggiungere dei risultati ragguardevoli per quanto riguarda il numero delle vaccinazioni fin qui effettuate anche grazie al modesto contributo  nostro, oltre che naturalmente dei colleghi del distretto, degli infermieri e del personale amministrativo, senza dimenticare l’opera delle associazioni di volontariato e la Protezione civile», fanno sapere in una nota affidata al Quotidiano.

Si dicono, pertanto, «fortemente rammaricati» anche in considerazione del fatto che «molti mesi fa è stato grazie alla disponibilità di dieci medici di famiglia» che si è posta la prima pietra per realizzare ciò che poi è diventata l’hub di Paola.

«Si è partiti da lì – raccontano – incominciando ad interloquire con la dottoressa Angela Riccetti (capo distretto, ndr), col sindaco (di Paola, ndr) Roberto Perrotta e con esponenti della Protezione civile che ringraziamo per l’impegno e l’intuizione che hanno avuto, anche nel sostenere un progetto elaborato su carta per la organizzazione logistica e sanitaria della struttura del Palatenda, ma soprattutto per avere capito ed avvallato il concetto della centralità della nostra città».

Questi medici hanno vaccinato oltre che al Palatenda, «e nonostante le enormi difficoltà di approvvigionamento con una disponibilità di vaccini molto ridotta – spiegano – alcune volte la sera per la mattina successiva, il sabato per la domenica, però abbiamo vaccinato tutti quelli che è stato possibile vaccinare, e che senza il nostro impegno forse ancora sarebbero in attesa, poiché – e questo è giusto che si sappia – la prenotazione in piattaforma anche per la legge dei grandi numeri escludeva proprio la popolazione paolana. Abbiamo vaccinato gli anziani – aggiungono – anche e soprattutto gli allettati, i fragili, quelle situazioni particolari con implicazioni di natura psicologica, perché per noi il paziente da vaccinare non è un numero ma una persona dietro la quale comunque c’è una storia. E vi possiamo assicurare che abbiamo rischiato nel vaccinare, ci siamo assunti la responsabilità mettendo in conto che sarebbe potuto succedere anche qualche evento avverso e noi eravamo soli come sempre, e con l’aiuto di Dio. Certo – osservano infine – ognuno di noi ha avuto dei comportamenti e dei modi di agire diversi l’uno dall’altro, ma noi non siamo qui a giudicare, l’augurio è che ognuno abbia agito in scienza e soprattutto coscienza, ne siamo convinti. Questa nostra comunicazione secondo noi era un atto dovuto verso i nostri pazienti, per le motivazioni più profonde che ci hanno indotto a prendere questa decisione se i vertici del Distretto lo riterranno opportuno noi siamo disponibili a chiarire la nostra posizione ma anche la posizione di tutti coloro hanno lavorato e partecipato allo sviluppo della struttura Palatenda insieme a noi pronti ad assumerci le responsabilità che ci competono – concludono – a patto che ognuno si assuma le proprie».

I medici, infine, rivolgono un augurio a tutta la popolazione, chiedendo comunque a tutti attenzione e buon senso nella gestione della propria vita di relazione con gli altri, perché ancora non siamo del tutto fuori dal tunnel della paura anche se intravediamo finalmente la luce».

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