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Claudio Caruso in ospedale

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COSENZA – Una testimonianza rispetto alla sanità che funziona e che in Calabria, nonostante le tante difficoltà, è riuscita ad affrontare in modo egregio anche l’emergenza sanitaria legata alla pandemia. A scrivere al Quotidiano, e raccontare la sua storia di paziente Covid, è Claudio Caruso, un cosentino che si è ammalato di polmonite interstiziale da virus nonostante si fosse già sottoposto alla prima vaccinazione, i primi giorni di aprile, con Astrazeneca. Un racconto che arriva nella data della Giornata internazionale dell’infermiere.

«Se sono vivo lo devo al Dott. Malomo e a tutto il personale infermieristico e non dell’ospedale di Rossano – ha scritto – dove mi hanno “preso per i capelli”. Ho tenuto 10 giorni il casco con l’ossigeno che mi ha salvato la vita, e posso testimoniare che anche in Calabria ci sono reparti e medici preparati che, in condizioni difficili con turni massacranti, salvano vite».

Il racconto di Caruso è quello di un uomo che ha vissuto tutte le conseguenze di una malattia più volte definita subdola: «Ho vissuto direttamente il contagio, il trauma, il ricovero, la paura per la mia famiglia, La malattia e quei letti paralleli in ospedale creano legami, perché sai di essere sulla stessa barca, sai di vivere lo stesso problema. Ma il merito è stato di medici e infermieri che, pur lavorando in condizioni disperate, si sono fatti in quattro per tutti noi ricoverati in ospedale».

L’uomo sta ancora lottando contro il virus, ma le sue condizioni sono migliorate: «Sono stato trasferito all’ospedale di Rogliano, nel nuovo reparto covid aperto dal dott. Malomo, e grazie a Dio sto meglio e spero di tornare presto a casa e riabbracciare moglie e figlie. Con queste poche righe ho sentito il dovere di ringraziare chi mi ha permesso ancora di vivere».

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