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Il procuratore Pierpaolo Bruni

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PAOLA (COSENZA) – Emergono altri interessanti particolari sulle indagini dei Nas che, l’altro ieri, hanno portato alla sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per la durata di 12 mesi di Vincenzo Cesareo (LEGGI LA NOTIZIA), direttore dell’ospedale Spoke Paola-Cetraro, perché accusato di innumerevoli episodi di peculato, ma anche di truffa, falso in atti pubblici e turbata libertà nella scelta del contraente (LEGGI LA DIFESA DI CESAREO).

Cesareo, in particolare, è pure indagato per aver somministrato indebitamente il vaccino anti covid-19 a suoi amici e parenti – secondo l’accusa – e per aver sottoposto illegittimamente soggetti a lui vicini a tamponi per l’individuazione virus SarsCov2 presso le strutture pubbliche da lui dirette.

Si sarebbe dunque appropriato a più riprese – secondo l’accusa – dei presidi medici ospedalieri di proprietà dell’Asp che successivamente dispensava a terzi in virtù dei suoi rapporti personali, impossessandosi anche dell’auto aziendale, utilizzata per gironzolare nel Sud Italia a spese dell’Asp.

La Procura di Paola, diretta dal Procuratore capo Pierpaolo Bruni, ha notificato sei avvisi di garanzia con contestuale informazione della persona sottoposta alle indagini sul diritto della difesa, dando esecuzione a perquisizioni e operando sequestri.

Le persone coinvolte nei fatti, direttamente connessi all’inchiesta a carico di Vincenzo Cesareo, sono Franco Tripicchio, di 68 anni, di Cetraro; Rosa Olivito Spadafora, 41 anni, infermiera di San Giovanni in Fiore; Giuseppe Maio, di anni 52, di Fuscaldo; Valerio Cesareo, di 32 anni, di Cetraro, figlio del direttore dello Spoke; Nicola Luceri, di 38 anni, cetrarese, nipote di Vincenzo Cesareo.

Le perquisizioni hanno riguardato le abitazioni e le relative pertinenze, gli uffici ed i veicoli nella disponibilità di Cesareo, di suo figlio Valerio e suo nipote Nicola, nonché Maio. La perquisizione ha riguardato anche tre soggetti non indagati, tra cui un infermiere della Tirrenia Hospital. In tale contesto, peraltro, ai due Cesareo, a Lucieri e Maio è stata sequestrata documentazione contenuta in chat, mail, atti, supporti digitali, telefoni cellulari e tablet. A Vincenzo Cesareo vengono contestati un centinaio di episodi delittuosi di appropriazione indebita, nonché due ipotesi di falso. E poi truffa e turbata libertà degli incanti. Di tale ultima accusa devono rispondere, in concorso, Valerio Cesareo, Nicola Lucieri e Giuseppe Maio.

Secondo la procura, infatti, d’intesa e in concorso tra loro, il Cesareo in esecuzione del disegno criminoso sopra descritto, nella sua veste di Direttore Medico dello Spoke Paola/Cetraro e quale istigatore; Cesareo Valerio e Lucieri Nicola quali partecipanti ad un “avviso pubblico di selezione per numero 20 unità di personale profilo di assunzione “operatori tecnici operai addetti ai servizi di igiene e pulizia” categoria B di cui al Ccnl comparto sanità con contratto a tempo determinato allegato alla delibera 381 del 16 aprile 2020 dell’Asp di Cosenza; Cesareo Vincenzo richiedendo a Maio Giuseppe, dipendente della società “Il Faro società per azioni”, il rilascio di false attestazioni comprovanti il possesso di taluni requisiti richiesti dal bando che poi i due predetti partecipanti avrebbero prodotto in sede di procedura amministrativa.

“Con le collusioni e mezzi fraudolenti sopra descritti – evidenzia agli atti la Procura – anche attraverso la produzione delle richiamate false attestazioni, da parte degli ultimi due indagati – turbato il procedimento di scelta del procedimento richiamato. Per quanto concerne le singole contestazioni a carico dei restanti indagati, Vincenzo Cesareo avrebbe concordato con Franco Tripicchio di far inserire nel corpo del referto di ricovero redatto dal pubblico ufficiale addetto al pronto soccorso dell’ospedale di Cetraro, una falsa attestazione relativa alla circostanza che il Tripicchio fosse caduto riportando lesioni al gomito (circostanza falsa).

L’infermiera di San Giovanni in Fiore Rosa Olivito Spadafora, invece, in combutta con Cesareo, avrebbe distrutto ricette mediche (la donna sarebbe l’esecutrice materiale) afferenti prestazioni prescritte a un’amica del direttore dello spoke. Cesareo, invece, ha più volte certificato d’aver utilizzato l’auto dell’Asp per ragioni d’ufficio (anche per falsi annullare verbali di violazione al codice della strada), mentre è stato scoperto che il mezzo veniva utilizzato per ragioni private. Ha poi utilizzato somme di denaro dell’Asp allo stato imprecisate per far fronte a spese di carburante strumentali alla locomozione dell’auto che veniva usata dallo stesso per uso privato. Avrebbe altresì consegnato farmaci dell’Asp, a lui in uso, a un infermiere della Tirrenia Hospital e ad altri amici, somministrando arbitrariamente dosi di vaccino anti-covid alla compagna e – sempre secondo l’accusa – alla di lui madre ed a suoi amici.

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