La Casa della Salute di Mormanno
2 minuti per la letturaMORMANNO. Tredici casi di Covid–19 accertati presso il reparto di Riabilitazione Estensiva della Casa della Salute di Mormanno. Dovrebbero trattarsi, stante a quanto si è appreso, di 10 pazienti e di tre operatori sanitari.
A denunciare il “focolaio” scoppiato tra le corsie della struttura sanitaria mormanese è stata la Funzione Pubblica Cgil comprensoriale con una lettera firmata dal segretario comprensoriale, Vincenzo Casciaro, e dalla Rsu, Sandra De Napoli, e inviata alla Commissaria straordinaria dell’Asp di Cosenza, Cinzia Bettarini, al direttore del Distretto sanitario Esaro – Pollino, Franco Di Leone, al sindaco di Mormanno, Giuseppe Regina, e, per conoscenza, alla dirigente sanitaria della Casa della salute di Mormanno, Marilena Morano.
I due rappresentanti della Cgil, nella missiva, denunciano, con forza, «la scarsa attenzione dimostrata dalla Dirigenza Sanitaria a tutti i livelli, riguardo – scrivono Vincenzo Casciaro e Sandra De Napoli – il focolaio di contagi da Covid-19 registrato nel reparto di Riabilitazione Estensiva della Casa della Salute di Mormanno».
A ieri sono 13 i casi accertati tra Operatori sanitari e Pazienti ricoverati. Dalle notizie apprese, ma che al momento non sono state confermate, sembra che gli esiti “positivi” dei tamponi siano arrivati a distanza di circa dieci giorni dalla loro effettuazione. Vincenzo Casciaro e Sandra De Napoli, nella loro missiva, oltre alla denuncia dei tredici positivi, tengono a sottolineare le condizioni in cui i lavoratori sono costretti a prestare la loro opera.
«In questi giorni, sia per la dotazione di DPI al Personale che per la tracciabilità attraverso i tamponi, i lavoratori hanno dovuto piatire – sottolineano i due rappresentanti della Fp della Cgil – le richieste evidenziando un balletto di responsabilità francamente imbarazzante». Il segretario comprensoriale della Fp Cgil e la Rsu rammentano che «i protocolli di sicurezza prevedono chiare azioni di prevenzione assolutamente non derogabili, atte a non aggravare ulteriormente l’espansione del contagio, già grave anche nei nostri territori».
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