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Un paziente ricoverato in ospedale

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COSENZA – Il Pronto Soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza è diventato ormai un (ulteriore) reparto di degenza Covid. Nella giornata di ieri erano 26 i pazienti Covid soccorsi e assistiti lì, in attesa di poter essere trasferiti in reparto.

SOPRALLUOGO DEL SINDACO DI COSENZA IN OSPEDALE

Al momento – secondo i dati che l’Azienda Ospedaliera ha fornito a fine ottobre – i posti letto disponibili sono allestiti in Malattie Infettive (18), Pneumologia (18), Geriatria (14, estendibili a 20), e Rogliano, dove il centro Covid era stato smantellato al termine della prima ondata e ora in parte riattivato (anche qui 14 posti): il totale dei posti in area non critica è 70. Diciannove («estendibili a 30») sono i posti in Terapia Intensiva. Ci sono poi gli 11 posti letto attivati a Corigliano Rossano, dove i pazienti nella giornata di ieri erano però già una quindicina: è stato necessario quindi recuperare letti in altri reparti. I ricoverati in provincia, alla data di ieri, erano 100: di questi, 16 sono in Terapia Intensiva all’Annunziata (3 gli intubati, secondo la distinzione che la Regione ha tenuto a introdurre). Fatti due conti, se non siamo alla saturazione poco ci manca.

E non è solo un problema di posti letto, lamentano gli operatori. Mancano linee guida chiare. Ieri una gestante positiva ha partorito al Pronto Soccorso, il bambino è stato trasferito in Neonatologia: non perché presentasse problemi, ma è sembrata la via migliore per procedere con gli accertamenti. Sono i medici e i primari a gestire di volta in volta l’emergenza che si presenta e a decidere quale procedura attuare.

E poi c’è il problema del personale. Delle cento nuove assunzioni annunciate, una parte era già in servizio da tempo, il resto non è ancora in organico. Il reparto di Neurologia, giusto per fare un esempio, è senza infermieri.

Nel frattempo l’Azienda Ospedaliera convoca i sindacati, ma per parlare dei nuovi incarichi di direttore di Dipartimento. «Mentre la struttura sanitaria sta collassando sotto il peso di questa pandemia, si trova il tempo di discutere delle indennità dei Direttori» scrive in un documento il segretario aziendale della Cisl Medici Rodolfo Gualtieri.

LA CISL MEDICI

«In dieci mesi dall’entrata in vigore del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro, non si è trovato il tempo di discutere ed arrivare alla firma di un regolamento per l’affidamento degli incarichi dirigenziali. Con questa scusa si è ignorato di dover individuare i nuovi incarichi dirigenziali previsti dal contratto in vigore, ma non quello d’individuare i direttori di Dipartimento di cui, in questa Azienda, non si sentiva certo la mancanza vista la loro assoluta inerzia e per la maggior parte impegnati solo a portare in giro un’inutile pennacchio ed a incassare indennità immeritate. La presenza della nostra sigla al tavolo – scrive Gualtieri – è solo per vigilare e cercare di impedire ulteriori atti che stridono ferocemente con il momento che sta attraversando la nostra azienda».

La Cisl Medici «non intende per nessun motivo legittimare le ultime scelte e attività fatte dall’attuale struttura commissariale. Dopo un continuo ignorare le organizzazioni sindacali e con loro l’intera dirigenza medica e sanitaria, si continua a procedere ad atti di cui chiediamo l’immediato ritiro. In particolare si chiede il ritiro dell’affidamento degli incarichi ai nuovi direttori di Dipartimento in quanto dati in spregio alla correttezza istituzionale di non nominare figure fiduciarie a poche ore dalla decadenza, in assenza del regolamento e senza rispettare il principio della rotazione».

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