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COSENZA – «In questo momento gli infermieri stanno combattendo una guerra a mani nude, mancano i DPI (i dispositivi di protezione individuale) ma soprattutto una organizzazione capace di dare direttive chiare ed appropriate. La confusione che si sta generando anche sulla questione della riapertura degli ospedali dismessi non aiuta il confronto e non contribuisce a trovare le soluzioni necessarie ad arginare il covid-19».
Ad affermalo è Fausto Sposato, presidente dell’Opi di Cosenza, l’Ordine delle professioni infermieristiche.
«Gli infermieri stanno mettendo in campo tutta la loro professionalità e competenza, stanno dimostrando che senza il loro supporto tutto sarebbe crollato. Non ci dispiace che si parli di altre professioni semmai ci dispiace sentire parlare degli infermieri come se fossero un elemento secondario nell’affrontare il problema. Ragioni per cui chiediamo a tutti gli organi istituzionali massimo rispetto nelle dichiarazioni. Vorremmo ricordare che gli infermieri sono professionisti autonomi nella gestione dell’assistenza diretta al paziente e ne sono responsabili. Da troppo tempo le istituzioni regionali hanno dimenticato, volutamente, di coinvolgere la professione infermieristica nelle scelte e nella gestione della sanità regionale considerando questi professionisti come un “accessorio” al sistema e questo non è più tollerabile. I processi assistenziali vanno governati da chi ha le competenze per farlo pertanto è bene che invece di assumere figure discutibili e poco utili a migliorare i LEA si assumano dirigenti delle professioni sanitarie che hanno le competenze e le capacità di gestire processi assistenziali meglio di altri», spiega Sposato.
«Oggi i Sitros non ce la fanno a gestire l’emergenza da soli, hanno bisogno di più figure dirigenziali e vanno ringraziati per il contributo che stanno dando. Il fenomeno covid-19 sta mostrando tutta la fragilità del SSR e l’incapacità di programmazione dei manager nominati fino ad oggi che hanno pensato solo a soddisfare le «richieste» dei politici di turno a loro volta responsabili di avere ridotto la sanità regionale ad essere la peggiore del paese. È da tempo che sosteniamo che ci vogliono più infermieri proprio perché le competenze fanno in modo di erogare prestazioni di qualità e danno risposte ai cittadini. L’improvvisazione non è più accettabile soprattutto in questo momento storico e critico. È non è una questione di commissariamento ( forse troppo assecondato e per troppo tempo immeritato) ma è una questione di mettere i professionisti giusti e competenti nei posti giusti. È questo che deve fare la politica e chi governa questa regione. La tutela degli operatori, la loro sicurezza devono essere una priorità per ogni azienda perché un azienda che non tutela i propri dipendenti è un azienda destinata a fallire. È la tutela dei dipendenti equivale alla sicurezza dei pazienti e dei cittadini. Abbiamo firmato un protocollo di intesa con i tribunali di Cosenza e di Paola per istituire l’albo dei club/ctp per cui i colleghi che hanno i requisiti previsti dalla convenzione possono iscriversi ed iniziare un nuovo percorso professionale. Il futuro va costruito nel modo migliore e con chi vive sulla propria pelle i bisogni dei pazienti e non è pensabile che a farlo siano altri professionisti che non siano infermieri», il suo pensiero.
«Noi siamo disponibili ad un confronto sereno ed alla pari perché vogliamo dare il nostro contributo sperando che non ci si ricordi degli infermieri solo nelle emergenze e quando tutto è già definito, non lo tollereremo più. La politica faccia il suo ma lo faccia con serenità ed imparzialità pensando al bene collettivo e non alla spartizione di posti da assegnare. Non è questo il futuro che vogliamo. E non mi dispiacerebbe vedere a capo di una azienda o di un dipartimento un infermiere, sono convinto che saprebbe gestire meglio di altri suoi predecessori. È questa la sfida che lanciamo alla politica ed a chi gestisce la sanità. La professione è cambiata, i professionisti sono cambiati, gli infermieri sono cresciuti ed è tempo che qualcuno se ne accorga. Per quanto riguarda la formazione i nostri giovani ritengo meritino di più. Sono ragazzi che credono nella professione e voglio dare il loro contributo ma, purtroppo, subiscono scelte discutibili sia sul piano formativo che gestionale. L’unica università che è dotata di Med/45 continua nella politica, poco lungimirante, di accontentare i “fedelissimi” bandendo insegnamenti ad hoc per i soliti «amici ed amiche» a discapito della meritocrazia e della qualità della formazione. Ma su questo ci ritorneremo quanto prima.», la chiosa del presidente Fausto Sposato, non prima di «ringraziare tutti i colleghi che in questi giorni non si stanno risparmiando affatto e con professionalità lavorano intensamente per tutti».
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