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Cosenza, Rende e Castrolibero: un passo in avanti verso la fusione; il Consiglio regionale dà il via libera al referendum per la città unica

Il percorso di fusione delle città di Cosenza, Rende e Castrolibero è entrato nel vivo: con il voto favorevole del Consiglio regionale della Calabria, i cittadini dei tre comuni saranno chiamati nel giro di qualche mese a dare il proprio voto sul progetto di città unica. I tempi non sono immediati, ma neppure lunghi. Dopo il via libera di Palazzo Campanella, il presidente della Regione ha 90 giorni per indire il referendum consultivo nei tre comuni interessati e la consultazione dovrà tenersi di domenica, tra il secondo e il sesto mese dalla pubblicazione sul Burc del decreto di indizione. Novembre potrebbe essere il mese adatto, ma al momento è solo un’ipotesi. Del resto non sembra per ora ci sia fretta: i capigruppo consiliari – fatta eccezione per Laghi e Tavernise – hanno condiviso in avvio di seduta il documento proposto dal Pd che fissa a febbraio 2027, e non prima, la possibilità di sciogliere i tre comuni e procedere, celebrato il referendum, alla fusione.

IL REFERENDUM: COSENZA CITTA’ UNICA. LA DISCUSSIONE IN CONSIGLIO

L’intesa raggiunta tra centrodestra e Pd sulla città unica – con il compromesso del 2027 – non deve trarre in inganno, perché il dibattito in aula non è stato pacato. Bevacqua e Iacucci hanno comunque tuonato contro il metodo seguito dal centrodestra, che modificando la legge di fusione, un anno fa, ha cancellato il ruolo di input dei Comuni nel processo di fusione. Il documento che slitta al 2027 la conclusione di questo processo «risponde a un’esigenza espressa dai territori, che ci chiedono più tempo per definire l’iter e armonizzare le procedure» spiega Bevacqua. Nel merito, però, nessuna obiezione: anzi, opporsi alla fusione, dice sempre il capogruppo del Pd Bevacqua, è una battaglia «di retroguardia». Ironizza il consigliere di Forza Italia Antonello Talarico: «Siete d’accordo ora che c’è il rinvio al 2027, è un do ut des. Vi interessa solo far concludere il mandato al sindaco di Cosenza». Talerico si becca allora da Iacucci del populista. «Populista è chi taccia gli altri di esserlo» la replica dell’azzurro.

Botta e risposta a parte, il centrodestra non può che gongolare in aula. Pierluigi Caputo, uno dei principali protagonisti della proposta di legge, parla di una «data storica» che renderà Cosenza la seconda città della Calabria.

L’OPPOSIZIONE SI DIVIDE

La posizione del Pd non è condivisa dal resto dell’opposizione. Antonello Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti, vota contro. L’obiezione non è né sull’istituto delle fusioni dei Comuni, né sul caso specifico di Cosenza (anzi), ma sul metodo. «Questa fusione parte dall’alto, non dal basso, e andiamo al referendum con una profonda lacuna normativa. Perché per com’è disciplinato oggi il referendum consultivo non garantisce democraticità, perché il voto finale si conteggia sul totale dei votanti non rispetto ai singoli comuni – argomenta – Si rischia di creare un precedente».

Il M5S si divide. La posizione ufficiale del partito, interpretata dal capogruppo Davide Tavernise, è l’astensione: nulla contro la fusione, tutto contro il metodo che ha tolto ruolo ai comuni di partenza. Non la pensa così il collega Francesco Afflitto, non nuovo del resto a votare in difformità rispetto al suo gruppo. «Il mio partito, almeno nelle origini, credeva nella democrazia diretta e partecipativa. Non potrei certo votare contro l’indizione di un referendum, che è la forma più alta di democrazia» dice. Dal centrodestra, Giuseppe Graziano ironizza: «Più che campo largo, è un campo slim». Lo Schiavo lo rassicura: «L’opposizione è unita, qui c’erano in campo valutazioni locali».

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