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La scultura dedicata a Luigi Gravina

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PAOLA (COSENZA) – Non si placano le polemiche sull’ordine di sfratto che da giorni pende come una spada di Damocle sulla scultura antimafia intitolata nel 2004 a Luigi Gravina, vittima della ‘ndrangheta.

LEGGI L’INTERVISTA ESCLUSIVA ALLA VEDOVA GRAVINA

Dopo l’intervista rilasciata ieri al Quotidiano dal proprietario del terreno di via Nazionale, l’ingegnere Francesco De Seta, ha inguaiato il sindaco Roberto Perrotta e la sua ex Amministrazione comunale che, secondo De Seta e da quanto emerge dalle carte da lui fornite al nostro Giornale, nel 2017 avrebbero concordato per iscritto la rimozione di quella statua antimafia, installata dallo stesso Perrotta nel 2004.

Sulla vicenda torna nuovamente il leader di “Progetto Democratico”, il consigliere comunale e provinciale Pino Falbo, già protagonista, sull’argomento, di un acceso botta e risposta con il sindaco Perrotta.

«Man mano che passano i giorni – denuncia Falbo in una nota – emergono raccapriccianti particolari sulla vicenda amministrativa legata agli accordi intercorsi tra l’Amministrazione Perrotta e un Privato cittadino in relazione alla realizzazione di un parcheggio pubblico con annessa scultura antimafia intitolata a Luigi Gravina, vittima della ‘ndrangheta. Parcheggio e scultura “sequestrati” dal proprietario del fondo – sottolinea – che, intervistato ieri, lamenta la totale mancanza di rispetto del contratto da parte dell’Amministrazione Perrotta. Oggi scopriamo un fatto scabroso: dal contratto di comodato d’uso preparato dal Comune e fatto firmare al proprietario dell’area, la stessa Amministrazione Perrotta si impegnava alla “rimozione della targa in memoria di Gravina”, come si legge al punto 4».

Pino Falbo, pertanto, si chiedo: «perché il sindaco, che pure sulla vicenda è intervenuto pubblicamente un paio di volte, riferendo esclusivamente ciò che ha fatto comodo a lui, ha sottaciuto questo fondamentale particolare? Come potrà, adesso, onorare i suoi giuramenti e le sue promesse fatte pubblicamente alcuni giorni fa alla famiglia Gravina, ossia che nessuno toglierà mai quel vessillo antimafia, strappando anche qualche applauso a mezzo social network? Perché – prosegue Falbo – il Municipio ha agito in questo modo anomalo, nel 2017, adottando una delibera e un contratto in controtendenza rispetto all’iniziativa dallo stesso Ente concretizzata nel 2004?».

E Falbo prosegue la sua analisi: «Le dichiarazioni del proprietario del terreno fanno accapponare la pelle: “Quella statuetta ora è mia. E’ sulla mia proprietà. L’ho fatta mettere bonariamente al sindaco Roberto Perrotta, con cui c’è una amicizia e una mezza parentela, perché lui era in campagna elettorale, ma gli ho detto: dopo l’inaugurazione la sposti sul marciapiede”, come ha dichiarato alla giornalista del Quotidiano che lo ha intervistato. Dichiarazioni – prosegue ancora Falbo – avvalorate dagli eventi, perché, a distanza di anni, la nuova delibera (2017) con allegato contratto prevedono proprio la rimozione di quel simbolo antimafia. Ma stiamo scherzando? E si ha pure la faccia tosta di accusare il sottoscritto di non avere onestà intellettuale. Ma davvero questi Signori sanno cos’è l’onestà intellettuale? Credono si possa comprare al mercatino della domenica?», denuncia.

Aggiungendo: «Spero di venire in possesso già oggi del fascicolo sul caso Gravina, su cui ho prodotto accesso agli atti, perché c’è pure un buco nei tempi su cui, anche in questo caso, il sindaco tace: la delibera e il contratto risalgono al 2017, ma l’installazione della scultura e l’apertura dell’area di sosta sono datate 2004. Cosa è accaduto in tutto questo tempo? Visto che il sindaco parla a denti stretti, indagheremo noi per scoprirlo».

«Duole, tuttavia, avere scoperto da un articolo di giornale e dalle dichiarazioni del privato l’imbarazzante verità sulla vicenda; verità che il sindaco ha sottaciuto volutamente ma che, a piccoli passi, sta venendo fuori. A questo punto crediamo anche che la telefonata del capo dell’Ufficio tecnico alla vedova Luigina Violetta, per informarla della rimozione della scultura antimafia, non sia una iniziativa del dipendente, come ha fatto intendere Perrotta, ma un’azione concordata col Sindaco, pianificata nel 2017. Un Sindaco abilissimo a scaricare sempre e comunque su assessori e dipendenti comunali – spiega Falbo – come ha fatto con il dissesto economico e come farà non appena, passata la fase del deficit strutturale, il Comune di Paola sfocerà – è una mera ipotesi – in un altro doloroso dissesto».

Ed infine un pensiero i falbiani lo spendono per il consigliere regionale Di Natale: «E’ sempre pronto a blaterale frasi e slogan populistiche, passando sul dolore della gente. Pochi giorni fa ha scritto: “io sto con la vedova Luigina Violetta”. Ma la delibera con annesso contratto della vergogna è stata adottata in presenza anche del suo assessore, Francesco Città, oggi suo “portaborse” e nonostante il Di Natale sieda in Consiglio comunale. Quindi, faccia la persona seria e taccia una volta per tutte che di ciarlatani la politica paolana ne è piena», conclude.

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