Le Terme Luigiane
3 minuti per la letturaIl consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro, scherzando ma non troppo sulla sua provenienza dalla Coldiretti, si definisce «un contadino». Un modo per dire che non si lascia intruppare e dice pane al pane e vino al vino, anche a costo di muovere critiche, ovviamente in un’ottica costruttiva, la sua stessa maggioranza. Da tempo sta seguendo la vertenza delle Terme Luigiane, anche attraverso interrogazioni in consiglio.
Molinaro, lei ha criticato il comportamento dei Comuni. Cosa gli addebita?
«I Comuni sono i responsabili primari della chiusura dei due stabilimenti termali. Sottolineo che oggi non è chiuso solo lo stabilimento termale nuovo, di proprietà della Sateca, ma è chiuso anche lo stabilimento vecchio, il “San Francesco” di proprietà dei Comuni. L’inefficienza dei Comuni è palese».
Eppure ai comuni dovrebbe stare a cuore lo sviluppo del territorio e l’occupazione…
«Certo, ma occorre prendere atto dei fatti. Nel dicembre del 2019, la Regione Calabria ha confermato la concessione ai Comuni ed in un anno e mezzo, i Comuni non hanno fatto nulla di costruttivo per evitare che oggi fosse tutto chiuso. Ora tentano di scaricare sulla Sateca la responsabilità della mancata apertura delle Terme Luigiane, ma è facile rilevare che i Comuni non hanno fatto alcuna procedura di evidenza pubblica che consentisse il funzionamento dello stabilimento di loro proprietà, oltre che il funzionamento dello stabilimento di proprietà della Sateca. La foglia di fico dietro la quale si vogliono nascondere, è la mancata accettazione da parte di Sateca, di una pretesa economica priva di alcun fondamento normativo. Il problema principale rimane il mancato esperimento delle procedure di evidenza pubblica, obbligatorie in questi casi. E non mi sembra poco!»
Davvero una situazione che ha dell’incredibile! Ma come si è giunti a questa situazione?
«Il campanello d’allarme è suonato il 29 dicembre 2020, quando la Regione Calabria non è intervenuta all’incontro presso la Prefettura di Cosenza, in cui si sono presentati solo i sindaci di Acquappesa e Guardia Piemontese e la Sateca».
Davvero dice? La proprietà che non si presenta!? Ma è assurdo!
«Purtroppo sì. Da allora sto sollecitando la Regione a svolgere il proprio ruolo. L’assenza della Regione, da quella riunione in poi ha consentito che si sviluppasse un rapporto, a mio avviso improprio, tra i Comuni e la Sateca. Parlo di rapporto improprio perché le acque termali sono un bene pubblico, di tipo patrimoniale indisponibile, di proprietà della Regione Calabria, pertanto la gestione non può essere demandata ad un rapporto privatistico, tra i Comuni e la Sateca. E’ come se nella finale europea di calcio mancasse l’arbitro e ci sono solo gli assistenti. Con il suo approccio distaccato alla vicenda, quasi che fosse un soggetto terzo, la Regione Calabria ha generato questa situazione, obiettivamente folle».
Cosa si può e si deve fare nell’immediato per salvare il salvabile?
«Chi mi conosce sa che sono una persona concreta. A mio avviso, la soluzione più semplice e naturale è che la Regione imponga immediatamente ai Comuni concessionari, almeno per la stagione 2021, che si applichi la delibera di Giunta regionale n.183/2012, ovvero esattamente e correttamente, quanto è avvenuto negli ultimi anni, compreso il 2020».
Ma questo risolve il problema momentaneamente…
«Certo! Non è giocare al ribasso ma prendere purtroppo atto della realtà. Con calma, a stagione termale 2021 conclusa si potrà riesaminare la situazione per trovare una soluzione migliore per tutti, rimanendo nell’alveo delle competenze di ciascuna amministrazione. Oggi dobbiamo urgentemente garantire le prestazioni sanitarie e limitare i danni sui lavoratori e su tutto il sistema economico della zona. Questa è la mia ipotesi, augurandomi che le condotte delle acque termali, lasciate a secco dai Comuni non siano danneggiate in modo irreversibile e che la Sateca sia disposta ad avviare ora le operazioni per l’apertura».
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