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I familiari di Ilaria MIrabelli non credono alla versione di Mario Molinari e lo denunciano chiedendo che si indaghi per omicidio


COSENZA – Potrebbe scattare a ore l’iscrizione nel registro degli indagati per Mario Molinari, 44 anni, compagno di Ilaria Mirabelli, la trentottenne ultras del Cosenza deceduta sulla strada per Lorica il 25 agosto scorso in circostanze misteriose. Si tratterebbe di un atto dovuto da parte dell’Ufficio di Procura a seguito della denuncia presentata dai familiari della ragazza alla magistratura affinché si indaghi nella direzione dell’omicidio volontario o dell’omicidio stradale. Il fascicolo, nelle mani del pubblico ministero Donatella Donato e aperto all’indomani della tragedia, è allo stato attuale per omicidio colposo a carico di ignoti.

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I PARENTI DI ILARIA MIRABELLI NON CREDONO ALL’INCIDENTE E CHIEDONO: «INDAGATE PER OMICIDIO»

I parenti della giovane, però, non hanno mai creduto alla versione dell’incidente stradale autonomo, convinti fin dal primo momento che dietro la morte di Ilaria vi sia dell’altro, ed in particolare l’ombra di un rapporto burrascoso tra lei e l’uomo che quel giorno era in sua compagnia. Ecco perché il loro legale, l’avvocato Guido Siciliano, ha depositato in Procura gli atti relativi alle indagini difensive svolte con la consulenza del medico legale Maurizio Chimenz e chiesto al pm l’incidente probatorio. Accertamenti che serviranno a dipanare i dubbi emersi finora – il corpo della vittima sbalzato a 50 metri di distanza dalla vettura, dal lato del passeggero, le tre lesioni interne emerse all’esito dell’autopsia in tre diversi punti del corpo di Ilaria, le condizioni dell’auto, quasi intatta e col parabrezza in frantumi – ma che ne sollevano anche tanti altri.

LA MAGLIETTA DI MOLINARI

Il faldone prodotto dalla difesa della famiglia Mirabelli consta, tra le altre cose, di video – i due filmati pubblicati sulla pagina Facebook del ristorante-pizzeria “La Terrazza sull’Arvo”, che immortalano i due all’ora di pranzo in compagnia di un’altra coppia di amici, e un altro video, privato, in cui si vede Molinari insieme ai due cagnolini di Ilaria -, e varie foto.
Una di queste ritrae un particolare, ovvero una maglietta di colore azzurro, della stessa taglia XXL e della stessa marca indossata da Molinari quel giorno, rinvenuta all’interno dell’auto, per terra, a lato del guidatore. La t-shirt, lievemente lacerata e con tracce simili a macchie di sangue, è stata consegnata alla Procura insieme ad altri reperti. Il ritrovamento dell’indumento a lato guida avvalorerebbe, quindi, la tesi – su cui ormai permangono pochi dubbi – che al volante della Volkswagen intestata al padre di Molinari vi fosse proprio lui, e non la vittima, come dichiarato in un primo momento ai carabinieri dall’unico testimone oculare della tragedia.

IL BUCO TEMPORALE

C’è anche un altro dato che non torna: il tempo. Secondo la ricostruzione dei consulenti della difesa, infatti, l’orario della morte di Ilaria Mirabelli si potrebbe collocare intorno alle 16.30. È alle 16.02, infatti, che la donna invia l’ultimo messaggio ai nipoti per avvisarli del suo rientro a Cosenza. Ebbene, i primi ad arrivare sul luogo del presunto incidente sono gli uomini dell’Anas, ma soltanto alle 18.15. Chi conosce quel tratto di strada, la Statale 108 bis in località Baracchella di Casali del Manco, afferma che il punto in cui si trovava l’auto non era visibile agli altri automobilisti che, pertanto, non avrebbero potuto fermarsi né allertare il 118 o le forze dell’ordine.

Cosa è accaduto quindi in quelle due ore? Chi ha chiamato i soccorsi e quando? Perché tutto quel ritardo? E ancora, cosa ne è stato, nel frattempo, della coppia di amici con cui i due avevano condiviso il pranzo, forse gli unici a poter fornire elementi importanti sul litigio, l’ultimo di una serie, che Ilaria e Mario avrebbero avuto prima del drammatico epilogo? Anche la presunta “fuga” dei due cagnolini, ritrovati verso Lorica, desta qualche sospetto: scappati perché impauriti o fatti dileguare di proposito? Domande che ormai tengono col fiato sospeso non più una sola città, ma l’Italia intera che adesso, dopo oltre dieci giorni dai fatti, chiede di conoscere la verità sulla tragica fine di Ilaria.

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