L’arrivo del feretro di Michela Praino
4 minuti per la letturaCASSANO/CASTROVILLARI – «Non sciupate la vita. Non sprecatela. Non manchi mai la responsabilità delle nostre azioni. Se la vita è un soffio anche per un soffio di irresponsabilità, di imprudenza si può perderla. La vita è la più bella avventura, è il più grande dono che può accadere. La vita ci viene donata, non siamo noi a chiedere la vita. Anche voi giovani non avete chiesto la vita, la vita vi è stata data da un atto di amore di un uomo e una donna che sono i vostri genitori. Vi esorto, come vescovo, mettendomi accanto a voi, a non rendere la vita una tragedia».
Questo è l’appello che il vescovo della diocesi di Cassano, monsignor Francesco Savino, ha lanciato ai tantissimi giovani, gran parte di loro indossavano una maglietta bianca, che ieri pomeriggio gremivano le chiese di “San Francesco” a Castrovillari e dei “Sacri Cuori di Gesù e di Maria” a Lauropoli e gli ampi spazi adiacenti, nel corso della celebrazione dei funerali della ventunenne castrovillarese, Eleonora Recchia, e della ventenne cassanese, Michela Praino, due delle tre vittime dell’incidente stradale avvenuto sabato scorso sulla statale 106 all’altezza del ponte sul Crati, al confine tra i Comuni di Cassano e Corigliano Rossano. I funerali della terza vittima, il diciottenne tunisino Akrem Ayari, si svolgeranno, nei prossimi giorni, nel suo Paese natìo.
«È l’ora del silenzio, di far cessare le parole inutili. È l’ora anche delle domande che dobbiamo porci – ha sostenuto il Pastore della chiesa cassanese nel corso delle due omelie – come comunità, come popolo rispetto a incidenti come quello che ha coinvolto il giovane Akrem, Eleonora e Michela. Non è l’ora della retorica. È l’ora, per chi crede – ha sottolineato monsignor Savino –, della meditazione, della preghiera per cercare di trovare un senso a ciò che sembra non avere senso».
Monsignor Savino, dopo aver lanciato l’appello ai giovani, ha inteso lanciarlo anche alle comunità. «Faccio anche un appello a tutta la comunità, agli uomini, alle donne, credenti e non, di essere una comunità capace di veicolare, di trasmettere i grandi valori della vita, perché ancora una volta è la vita che viene messa in discussione. E se i non credenti si fermano alla morte, per chi crede, oltre alla morte c’è una vita che continua, c’è una vita eterna, c’è una vita che può dare senso a questo stroncamento di vite così giovani».
Rivolgendosi poi, in entrambe le omelie, ai genitori di Eleonora e di Michela, monsignor Savino ha sostenuto che «per i genitori il dono più bello è la vita di un figlio, di una figlia, ma la disperazione più grande è quando un padre e una madre perdono un figlio. Non ho parole da rivolgere a loro se non dirgli che il vescovo c’è, è accanto a loro ad abitare la loro disperazione. Mi piace prenderli per mano, stare con loro e fare, piano piano, dei passi che possano portare loro oltre la disperazione. Per me che sono un credente, che cerco di credere, soltanto lo Spirito Santo può trasfigurare la loro disperazione».
Monsignor Savino, durante l’omelia funebre di Eleonora, ha rivolto anche un pensiero ai due figli della ventunenne castrovillarese. «Adesso ci vuole la comunità di Castrovillari che deve costituire una specie di mamma per quei bambini accanto al papà e ai parenti più stretti».
La bara di Eleonora, coperta da una corona di girasoli, così come quella di Michela, coperta da un fascio di rose e orchidee bianche, all’arrivo nelle rispettive chiese sono state salutate da uno scrosciante applauso. Così come all’uscita tutte e due sono state salutate dal volo di palloncini, di colombi e di petali di rosa, che a Castrovillari sono stati lanciati da un elicottero.
Intanto, lo scorso martedì pomeriggio presso l’obitorio dell’ospedale di Rossano, dove le tre salme erano state trasportate già da sabato mattina, il primario di Medicina legale dell’ospedale di Castrovillari, Walter Caruso, ha eseguito l’esame autoptico sui corpi di Eleonora Recchia, Michela Praino e Akrem Ayari.
Le tre autopsie sono andate avanti per più di otto ore e avrebbero certificato, stante alle poche indiscrezioni trapelate, su tutti e tre i corpi delle devastanti lesioni traumatologiche che fanno presupporre che lo scontro frontale tra le due autovetture, la Renault Clio su cui viaggiavano le tre vittime e la Mercedes, sia stato violentissimo. Il dottor Caruso, nel corso dell’esame, ha anche prelevato da tutti e tre i corpi alcuni tessuti.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA