L'ospedale all'Annunziata di Cosenza
2 minuti per la letturaCOSENZA – Una dottoressa in servizio al Pronto soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza è stata aggredita da un giovane per il quale era stato attivato una procedura per ricovero coatto. Lo denuncia Claudio Picarelli, segretario regionale di Federazione Sindacale dei Medici Uniti (Fismu).
«Ora basta – afferma Picarelli – due aggressioni in soli 7 giorni (la settimana scorsa il cortile dell’ospedale fu ‘occupato’ dai familiari di un uomo morto in ospedale, LEGGI) e le istituzioni sono inerti, non affrontano il problema della sicurezza e della riorganizzazione e potenziamento del personale e dei servizi all’Annunziata. Siamo lasciati soli».
L’aggressore, riferisce Picarelli, è «incapace di comprendere fino in fondo la gravità del gesto compiuto. Il nodo però – prosegue – è che il medico si è trovato da solo ad affrontare l’improvvisa aggressione, visto che il personale infermieristico in servizio con il sanitario era contemporaneamente impegnato ad assistere un paziente affetto da infarto acuto del miocardio presente nello stesso momento in ambulatorio. Un rischio evidenziato più volte alla direzione, ma mai affrontato. Purtroppo».
«Da troppo tempo – prosegue – Fismu denuncia la grave carenza di personale, medico ed infermieristico, e anche della figura del primario, ma il nuovo commissario straordinario nel corso di un incontro a lungo sollecitato, ha liquidato la questione solo con promesse. Ma anche sostenendo di avere un sufficiente numero di sanitari in organico (13) in realtà molto distante dal reale numero di medici rimasti in servizio (7). Infatti, gli sfortunati colleghi, sono da tempo costretti a turni massacranti (due tre notti la settimana e nessun festivo libero per mesi) e alla rinuncia a ferie o riposi necessari al recupero psico-fisico».
Ma, a questo si aggiunge che «il dato più rilevante è che in piena pandemia Covid, il turno di servizio del Pronto soccorso di un Hub regionale, cui afferisce la popolazione della provincia più grande della regione (circa 700.000 abitanti), oltretutto senza concreti filtri sanitari periferici avendo il piano di rientro del 2009 chiuso la maggior parte dei presidi sanitari della provincia, è svolto da due soli medici per turno».
Senza contare che «uno di questi – riferisce Picarelli – deve alternarsi tra gli ambulatori e le tende triage della Protezione civile al ricevimento e alla cura dei pazienti infetti oltre all’assistenza dei pazienti che rimangono nei locali per indisponibilità di posti letto in ospedale e negli Spoke periferici».
«Siamo in piena emergenza – conclude Picarelli – serve un rapido e concreto intervento da parte del Commissario dell’azienda e delle istituzioni tutte. Non possiamo rassegnarci ad una condizione di lavoro così disumana, che si ripercuote, da troppi mesi, anche sul diritto alla salute di tutti i cittadini. La situazione è grave, siamo pronti alla dichiarazione dello stato di agitazione».
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