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Il luogo dell'omicidio

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MONGRASSANO (COSENZA) – Sospetta che il fratello maggiore abbia una relazione con sua figlia, tanto da arrivare a perpetrare il suo omicidio. E, proprio mentre lo zio aspetta sotto casa la nipote, si infila con la macchina nel vicolo del centro storico e lo investe, ripassandoci sopra con le ruote una e più volte. È morto così Pasquale Marino, quarantacinquenne di Mongrassano, travolto da una Bmw grigia con targa straniera, condotta da suo fratello Giuseppe, quarantatreenne, adesso finito in manette con la pesante accusa di omicidio. La tragedia s’è consumata davanti agli occhi increduli e spaventati della ragazza e di una dottoressa della guardia medica locale, che invano avrebbe provato a soccorrere l’uomo riverso sull’asfalto.

Intanto, allo stesso tempo, è partita la caccia all’omicida: solo dopo poche ore, l’uomo è stato intercettato a Cosenza, anche se non a bordo dell’auto utilizzata per l’investimento, e dichiarato in stato di arresto. Si era recato in tribunale per incontrare i suoi avvocati e poi costituirsi. Prima di raggiungere il centro città, però, si è sbarazzato della macchina, abbandonandola nella frazione disabitata di Cavallerizzo vecchia, nel comune di Cerzeto, dove nel primo pomeriggio l’hanno rinvenuta i militari.

Ritorniamo, però, al momento della disgrazia: l’orologio batteva le undici quando la vittima stava aspettando, sotto l’abitazione del fratello, la nipote maggiorenne per accompagnarla ad un colloquio di lavoro a Cosenza. Improvvisamente da dietro sarebbe sbucata la macchina guidata dal familiare, che a tutta velocità lo avrebbe centrato in pieno e sbattuto sulla carreggiata. Probabilmente per assicurarsi che fosse morto, sarebbe ripassato più volte sul corpo, sfrecciando via subito dopo.

Il movente del gesto sarebbe riconducibile a questioni strettamente personali. Il quarantatreenne, già da tempo, accusava suo fratello di intrattenere rapporti sentimentali con sua figlia e di averla anche instradata all’uso degli stupefacenti. Non era il solo a nutrire il sospetto che tra zio e nipote ci fosse una relazione: anche altri parenti ritenevano che i due stessero insieme, anche per come vivevano quel forte legame che li unisce. Non a caso, anche ieri mattina, la vittima aspettava la ragazza sotto la sua dimora: si sarebbe impegnato a trovarle un’occupazione, forse proprio per farle avere un’indipendenza economica che le avrebbe consentito anche di andare via di casa. Sul punto, almeno per ora, si resta nel campo delle supposizioni e del chiacchiericcio. Solo l’esito delle indagini, condotte dalla Compagnia di San Marco Argentano, potrà fornire un quadro chiaro della vicenda dai contorni certamente tristi.

Di sicuro, la ragazza aveva già confessato ai carabinieri il suo stato di soggiogazione nei confronti del padre, presentando in caserma, tempo fa, una denuncia in cui l’accusava di maltrattamenti in famiglia. Una volta portato in caserma Marino ha reso piena confessione e nelle prossime ore siederà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia. Lo difendono gli avvocati Emilio Lirangi e Angelo Pugliese.

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