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Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri

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COSENZA – Un progetto per uccidere Vincenzo Luberto e un altro per eliminare Nicola Gratteri: il primo è più datato, l’altro sarebbe stato concepito di recente. Sono ancora una volta i magistrati protagonisti indiscussi della scena in Calabria, purtroppo anche per i rischi connessi al loro mestiere.

E nel mirino, pure in questa occasione, finiscono due di quelli che a intimidazioni e propositi di ritorsione hanno fatto ormai il callo. In tal senso, qualora le notizie che li riguardano dovessero trovare conferma, si tratterebbe per entrambi di un semplice deja vu. Luberto, oggi caduto in disgrazia, è stato fino a pochi anni fa il pm dei due mari, tant’è che ha legato il proprio nome a una serie di operazioni giudiziarie condotte sia sul versante antimafia del Tirreno cosentino che su quello della Sibaritide.

E per questo, ha ricevuto minacce da entrambi i fronti. L’ultima che lo riguarda risalirebbe al 2016 ed è una circostanza che emerge proprio dagli atti d’indagine dell’inchiesta “Kossa”.

In quel periodo, infatti, alcuni clan della zona si sarebbero riuniti per pianificare un agguato ai suoi danni, circostanza poi non verificatasi anche a seguito del rafforzamento delle misure di sicurezza attorno al diretto interessato. I sospetti sull’esistenza di un ulteriore piano per attentare alla vita di Gratteri non scaturiscono invece dall’inchiesta “Kossa” tant’è che ad accarezzare l’idea di colpire il procuratore catanzarese non sarebbero stati i gruppi criminali dello Jonio, bensì altri della città capoluogo e dell’hinterland cosentino.

A quanto pare, sull’argomento si è già espresso il neocollaboratore di giustizia Roberto Presta. Non è chiaro se tali propositi siano rimasti mere manifestazioni d’intenti o se piuttosto vi fosse già un passaggio alla fase di pianificazione degli attentati. Le strade di Gratteri e Luberto si sono incrociate per un breve periodo, quando il primo è diventato procuratore di Catanzaro e l’altro operava al suo fianco in qualità di Aggiunto.

Tuttavia, mentre Gratteri è ancora saldo alla guida di quell’ufficio, Luberto è scivolato su una brutta storia di presunta corruzione in atti giudiziari che lo ha fatto finire sotto inchiesta a Salerno. Di quell’inchiesta, reclamizzata un paio di anni fa con perquisizioni e avvisi di garanzia, non si sa più nulla al momento, ma nel frattempo nei suoi confronti si è mosso il Csm con un provvedimento disciplinare che lo ha confinato a Potenza a svolgere mansioni da giudice civile.

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