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Controlli dei carabinieri a Cassano allo Ionio

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COSENZA – Estorsioni a danno di imprenditori, truffa all’Inps e il ruolo dell’avvocato. Sono alcuni dei particolari che emergono sull’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamane ha portato all’arresto di 17 componenti del clan di ‘ndrangheta dei Forastefano di Cassano all’Ionio e che opera nell’intera Sibaritide (LEGGI LE NOTIZIE SULL’OPERAZIONE).

Al vertice dell’associazione Pasquale Forastefano, detto “l’animale”, quale «promotore, organizzatore e attuale reggente del sodalizio», si legge nell’ordinanza del Gip del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco, «anche in ragione della detenzione di suo padre Domenico Forastefano, che ne è stato il capo storico, in tale veste dominus di tutte le attività illecite della cosca».

Insieme al capocosca, coinvolti, fra gli altri, Domenico Massa, Luca Talarico, Cosimo D’Ambra, Antonio Falabella, nonché Alessandro Forastefano, Silvio Forastefano, Saverio Leto, Fabrizio Lento, Stefano Bevilacqua, Damiano Elia, Antonio Antolino, Leonardo Falbo, Gianfranco Arcidiacono, Francesca Intrieri, «per aver partecipato all’associazione» mediante «la partecipazione di ciascun associato», e «attraverso un’articolata distribuzione di compiti e funzioni, nonché la sostanziale fungibilità fra i vari membri» per il «compimento di una serie di azioni delittuose, fra cui quelli previsti dai capi di imputazione che seguono, nonché delitti dello stesso tipo, e comunque estorsioni, specie in danno di imprenditori del settore agricolo e del trasporto in conto terzi su gomma, oltre a truffe in danno dell’Inps e di società di lavoro interinale».

Nel dettaglio, poi, l’ordinanza si sofferma ancora sul capoclan Pasquale Forastefano, su Falabella, Talarico e D’Ambra, evidenziando che «in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con minacce di ritorsioni e, segnatamente, di furti, incendi e danneggiamenti di beni aziendali, costringevano Mauro Bonamini, rappresentante dell’impresa denominata “Cico-Mazzoni”, e Mario Mazzoni, amministratore della stessa, a consegnare la somma complessiva di euro 35mila a titolo di “protezione” (guardiania) per la loro attività d’impresa svolta nella Sibaritide nel settore agricolo, corrisposta ogni anno in tre tranches di euro 10mila ciascuna, e di una ulteriore somma di euro 5mila con riferimento al periodo compreso tra il 2016 e il 2018, così procurandosi l’ingiusto profitto della predetta somma con danno per le persone offese».

Con tali condotte «evocando allusivamente la compagine mafiosa di cui gli agenti facevano parte e facendone percepire la capacità di tutelare l’integrità della struttura imprenditoriale ovvero, in caso di mancata adesione, la capacità di ritorsione con gravi pregiudizi».

Più nello specifico, Pasquale Forastefano, «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con minacce di ritorsioni e, segnatamente, di furti, incendi e danneggiamenti di beni aziendali, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Mauro Bonamini, rappresentante dell’impresa commerciale denominata “Cico-Mazzoni”, con sede in Tresigallo (Ferrara) ed operante nella Sibaritide nel settore agricolo, nonché l’amministratore della stessa, Mauro Mazzoni, a consegnargli una somma di denaro pari a euro 10mila a titolo di “protezione” (guardiania) del magazzino della predetta impresa sito in Castrovillari alla loc. Cammarata; evento non verificatosi per circostanze indipendenti dalla sua volontà, costituite dal rifiuto di Mario Mazzoni».

Oltre al capocosca Pasquale Forastefano, emergono anche quelli di Alessandro Forastefano, «quale promotore e organizzatore, in quanto figlio e fratello, rispettivamente, del capo storico e del reggente della cosca, nonché intestatario dell’impresa di autotrasporti riferibile al clan di appartenenza, oltre che con compiti di imporre a ditte concorrenti ed ai loro committenti l’effettuazione di trasporti su gomma»; Silvio Forastefano, «quale promotore e organizzatore dell’associazione mafiosa con compiti di trait d’union tra il sodalizio ed i proprietari e rappresentanti di società agricole, poi acquisite dall’associazione in affitto tramite prestanome»; Domenico Massa, «quale promotore, organizzatore, uomo di fiducia e consigliere del reggente dell’associazione mafiosa Pasquale Forastefano, con compiti di gestore occulto delle società agricole acquisite in affitto dal clan e dei guadagni illeciti di varia natura alle stesse connesse; oltre che di imposizione del ‘pizzò per conto del clan medesimo, nonché di “supervisore” dell’operato di Luca Talarico, prestanome della cosca».

Nello specifico, annota l’ordinanza, «assumeva ed esercitava il ruolo di elemento di raccordo tra Pasquale Forastefano e Luca Talarico al fine di sovrintendere alla gestione occulta dell’Azienda agricola Luca Talarico, attraverso cui il clan Forastefano è penetrato nel settore agro-ortofrutticolo, esercitando un monitoraggio costante sull’operato del formale titolare, tenuto ad un puntuale rendiconto sulle attività svolte, anche avuto riguardo alla finalizzazione della truffa ai danni dell’agenzia di lavoro interinale Alma Spa-Agenzia per il Lavoro, tanto da presenziare costantemente alle riunioni tenute dai componenti l’associazione in vista della ripartizione dei profitti cosi illecitamente incamerati»; Luca Talarico, «quale partecipe con compiti di prestanome del clan Forastefano nella conduzione delle società ad esso riferibili, in ragione della sua incensuratezza, nonché quale addetto alla riscossione del ‘pizzò presso le vittime dell’attività estorsiva della predetta cosca, oltre che di protagonista nella perpetrazione di truffe in danno dell’Inps e di società di lavoro interinale».

Infine, il ruolo dell’avvocato Giuseppe Bisantis, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, «atteso che, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell’associazione mafiosa e privo dell’affectio societatis, ha fornito tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, che ha avuto un ‘effettiva rilevanza causale ai fini della conservazione e del rafforzamento delle capacità organizzative dell’associazione, e che era diretto alla realizzazione del programma criminoso della medesima. In particolare, Bisantis, avvocato, presentato ai capi dell’associazione da Luca Laino, ha assunto il ruolo di legale dell’associazione, assumendo un ruolo centrale nella perpetrazione delle truffe nel settore agricolo».

Dal mese di dicembre 2018, evidenzia l’ordinanza, «pianifica la strategia da adottare per sottrarsi in maniera fraudolenta al pagamento delle fatture emesse dall’Alma Spa per il servizio di somministrazione, finendo col citare in giudizio l’agenzia di lavoro interinale ed avanzare una richiesta di risarcimento danni in nome e per conto dell’Azienda agricola Luca Talarico, pretestuosamente motivata sulla scorta di millantati danni arrecati alle colture dall’’incompetenza tecnica degli operai somministrati, avendo però sempre come obiettivo primario quello di porre il Talarico al riparo da possibili conseguenze penali, come espressamente richiestogli dallo stesso Pasquale Forastefano».

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