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COSENZA – No al carovita, alla speculazione, agli stipendi da fame. Il dissenso della Base e di Usb prende forma in una serie di striscioni e cartelli apparsi in città per annunciare lo sciopero di oggi.

“Da circa tre anni – scrivono – i grandi colossi della sanità privata, dell’industria bellica e dell’energia aumentano vertiginosamente i propri profitti e, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, l’inflazione ha raggiunto percentuali esorbitanti. In particolare, i beni alimentari risultano i più colpiti dai rincari e se la media nazionale si attesta intorno al 13%, Cosenza insieme ad altre province del sud risulta essere tra le più care con un tasso di inflazione che supera il 16%. Sempre più persone e famiglie non riescono a fare la spesa mentre la solita piccola fetta di speculatori si arricchisce e si prende tutto”.

“In questo scenario – proseguono – ogni cosa aumenta velocemente ma l’Italia rimane ultima per quanto riguarda il rapporto tra salari e costo della vita, negli ultimi trent’anni gli stipendi non solo non hanno subito variazioni positive, sono addirittura diminuiti. Possiamo ben capire perché per molte famiglie il reddito di cittadinanza è così diventato unico sostegno ed una vera e propria forma di sopravvivenza, ma anziché arginare i maxi profitti dei grandi gruppi d’interesse, il Governo Meloni pensa a portare avanti una crociata contro i poveri, stigmatizzandoli, insultandoli, etichettandoli come ‘parassiti'”.

“Ieri l’ennesima dimostrazione – aggiungono – il Governo favorisce le grandi lobby e sputa sulla classe operaia votando a sfavore del salario minimo. La logica dei “carichi residuali” è funzionale a spostare l’asticella delle responsabilità della malapolitica; i posti di lavoro diminuiscono e quelli esistenti sono spesso causa di stragi e privi di ogni garanzia, 10 milioni di cittadini e cittadine hanno dovuto cercare fortuna all’estero per poter vivere una vita dignitosa, moltissime persone rinunciano a curarsi e sale il numero di quelle senza un tetto sulla testa. Nei territori come la Calabria la perequazione delle risorse risulta sempre più iniqua e dopo esser stati affamati, per decenni, adesso l’unica cosa che la classe politica riesce a fare è umiliarci. L’idea di creare nuovi posti di lavoro e di garantire il rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente è ben lontana dalla volontà di chi pensa solo ad individuare nuovi nemici che, guarda caso, sono impersonificati da disoccupati, poveri e migranti”.

“A chi vuole solo la guerra, la povertà, la ‘selezione naturale’ noi rispondiamo che non pagheremo tutto questo. Caro energia, carovita, devastazione e smantellamento dei diritti sociali hanno il vostro nome. Per questo e per prenderci tutto oggi scioperiamo e denunciamo le condizioni alle quali ci avete costretti. Ci ritroveremo domani, 3 Dicembre, nelle piazze romane – annunciano in conclusione – per gridare la nostra opposizione a questo governo e alle politiche del profitto ad ogni costo. Siamo la parte del paese che non può più sostenere questa situazione. Insieme, per prenderci ciò che ci spetta”.




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