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La protesta al liceo Valentini-Majorana di Castrolibero

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La mia permanenza davanti al liceo “Valentini-Majorana” durante questi otto giorni di tempesta mi ha consentito di osservare un fenomeno del tutto particolare, ovvero la convivenza tra allievi (tanti), genitori (pochi) e insegnanti al di fuori da ogni ruolo precostituito. Mi ha consentito di osservare e ascoltare opinioni, timori, certezze, tentativi di comprensione malcelati dietro posizioni inconsistentemente ferree. Al minimo duecento persone al giorno che stazionano per ore in uno stesso luogo contemporaneamente e per giorni costituiscono una società, una buona rappresentanza in scala della società che ci circonda, e vorrei riportare la fotografia di questo microcosmo, al di là dei fatti specifici origine di questo ecosistema provvisorio.

Ho visto giovani e giovanissimi determinati nelle proprie convinzioni e azioni, democratici fino a mettere i brividi, educati, allegri, ma soprattutto tolleranti, maturi, con la risposta pronta e paziente ai tentativi di pressioni da parte di adulti insicuri e annoiati che sfoderano le obsolete armi del ricatto (“Caro, mi dispiace, ma devo avvisare tua madre che sei qui”, “Ma prof, tranquilla, mamma lo sa!”), ragionamenti che, ormai, appaiono mezzucci, armi spuntate, le poche di cui gli adulti dispongono per entrare in contatto con dei giovani, i nostri figli, che fino a ieri consideravamo addormentati, vittime di cellulari e computer senza accorgerci che non sono “persi” in quel mondo cybernetico, lo dominano, sanno usarlo, ne conoscono le potenzialità di mezzo di comunicazione di massa, la loro vera voce la cui eco diventa, in pochi istanti, infinita.

In aula è diverso, in aula oggi (anno 2022) gli adulti, quelli che non riescono ad appassionare i propri allievi con le loro materie, possono ancora contare sulla coercizione, il voto basso in condotta, la sospensione, azioni di forza, insomma.

Ma perché? Ma contro chi? Ragazzi bellissimi, puliti, super attenti a non cadere nelle trappole, quelle trappole che potrebbero inficiare la loro missione: abbigliamento ineccepibile, musica a basso volume, niente eccessi, pulire le aule ogni tre ore, presidiare tutte le entrate per non lasciar entrare nemmeno gli amici del tempo libero. Ragazzi puri che non hanno strumentalizzato e non si sono lasciati strumentalizzare o fuorviare né dai media, né dalla politica, né dai sindacati, ma che sono rimasti serenamente fermi sul loro obiettivo. Dall’altra parte i professori, tanti, per fortuna non tutti, perplessi, oscillano tra noia, guizzi di indignazione e sarcasmo, che guardano l’orologio per capire se possono andare a fare la spesa o devono aspettare ancora, concordano il prossimo post ironico su Facebook e in ogni frase, in ogni battuta, non riescono a mettere da parte se stessi, denigrano i “giornalai” che li costringono, con le loro videocamere, a cambiare look ogni giorno per far bella figura.

Certo, lo dicono scherzando, quale arma migliore dell’ironia quando non si hanno contenuti? E ci sono i professori, quelli a cui basta uno sguardo con i ragazzi per capirsi, quelli che riescono a vedere e a dire la verità, che li proteggono, che fanno le ronde di notte per accertarsi che vada tutto bene. Quelli che riescono a scrivere e divulgare una lettera bella, sincera, analitica e pensata.

Sono mamma di una studentessa di questo liceo, è a questi professori che sono felice di affidare mia figlia tutti i giorni.

Lettera firmata

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