L'imprenditore Gianluca Spina
3 minuti per la letturaCOSENZA – «Volevo piantare un ettaro di fichi, perchè è un prodotto che sta andando bene. C’era un terreno libero vicino quello dei miei genitori. Ma adesso ci ho lasciato stare». A parlare è Gianluca Spina, giovane agricoltore di Acri di soli 29 anni. Gianluca è fra quei ragazzi che avevano presentato domanda nel lontano 2016 per il “pacchetto giovani” del Psr, poi l’ha riproposta nel 2018, adesso invece ha deciso di lasciar perdere.
«Avevo presentato un progetto per circa 200mila euro – ci racconta – non stiamo parlando di cifre enormi. L’obiettivo era quello di acquistare questo pezzo di terreno vicino a quello di mio padre perchè volevo piantare degli alberi da fico. Purtroppo nel 2016 la domanda non è stata accettata perchè dalla Regione dicono che il terreno non è in alta montagna, in zona svantaggiata. Strano perchè qui siamo fra Acri e San Giacomo d’Acri ad una certa altezza».
E allora lei cosa ha fatto?
«Ho fatto ricorso tramite un avvocato perchè mi sembrava un’esclusione ingiusta».
E ha vinto la causa?
«No, dopo aver pagato una prima parcella all’avvocato mi è stato proposto di non intentare più causa per partecipare ad un imminente nuovo bando che sarebbe uscito di lì a poco».
Quello poi pubblicato nel 2018?
«Esattamente»
E lì l’hanno ammessa?
«Non lo so. Non è ancora uscita nessuna graduatoria nonostante siano passati quattro anni».
E lei adesso cosa ha intenzione di fare?
«Nulla, ho dovuto accantonare questo progetto perchè sinceramente mi ero stancato di lottare contro una burocrazia che non capisco. Alla fine fra avvocato, il corso di imprenditore agricolo professionale, domande di partecipazione ho speso circa 2000 euro per non avere niente in mano. In più oltre al danno, la mia famiglia ha subito anche la beffa. Mio padre poichè pensava che sarei subentrato io nell’azienda, sfruttando proprio i fondi del Psr, non ha presentato domande per altre agevolazioni agricole».
E poi come avete fatto?
«Siamo andati avanti con le nostre forze. Come le dicevo io ho abbandonato il mio progetto, ci siamo concentrati sulla vecchia azienda acquistando una piccola parte delle attrezzature attraverso prestiti bancari. Ma le giuro che mi è passata davvero la voglia di fare questo mestiere».
Perchè? Per questa storia?
«No, questa storia mi ha fatto tanta rabbia ma non è questo il motivo. Perchè la situazione si sta facendo davvero complicata con i costi che si stanno triplicando. Pensi che il gasolio agricolo è arrivato a costare 1,45 euro al litro. Il concime è arrivato a 120 euro al quintale mentre fino a pochi mesi fa costava 60. Aiuti non ne abbiamo da parte di nessuno e la situazione climatica non ci favorisce».
In che senso?
«Guardi, abbiamo seminato in Sila un bell’appezzamento di nostra proprietà. Purtroppo non è piovuto e abbiamo perso soldi e fatica per niente. Questo mestiere è davvero faticoso io già alle 4 e mezza del mattino sono sui campi, c’è sempre qualcosa da fare e il ritorno economico è sempre di meno».
Sta pensando di lasciare il settore?
«Sì, confesso di iniziare a pensarlo veramente. Ad un certo punto il gioco non vale più la candela. Se continua così ho detto a mio padre: vendiamoci tutto e andiamo via da qualche parte, dove ci sono delle possibilità. E’ amaro dirlo, ma è quello che provo in questo momento».
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