Il prefetto Paola Galeone
2 minuti per la letturaCOSENZA – «Aspettiamo l’interrogatorio, ma le cose non sono come sembrano»: i legali di Paola Galeone, il prefetto di Cosenza sospeso (LEGGI) – e posta ai domiciliari – dopo lo scandalo che l’ha travolta per aver preso dei soldi dalla presidente di un’Associazione cosentina (LEGGI LA NOTIZIA) (che aveva preavvertito la polizia), attendono dopodomani, 7 gennaio, l’appuntamento dal giudice per le indagini preliminari.
In quella sede, nel corso dell’interrogatorio di garanzia al quale sarà sottoposto il prefetto indagato, gli avvocati Nicola Carratelli e Franco Sammarco contano di chiarire la posizione della loro assistita.
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Considerati la delicatezza e il clamore della vicenda, che ha lasciato interdetta non solo l’area urbana di Cosenza, e che ha avuto, ovviamente, una vasta eco nazionale, è evidente che i difensori si riservano la sede giudiziaria per esporre le loro tesi.
Peraltro, prima ancora che nei suoi confronti venisse eseguita la misura cautelare degli arresti domiciliari, per come chiesto dal procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, la Galeone aveva chiesto al pubblico ministero, per il tramite dei suoi legali, di essere interrogata; nonostante questa circostanza, però, il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti i rischi di inquinamento probatorio, tant’è che ha firmato l’ordinanza restrittiva.
Come ormai noto, il prefetto (sospesa nei giorni scorsi dalla ministra dell’Interno, Lamorgese) è stata videoripresa dalla polizia mentre prendeva – in un bar di Cosenza – una busta con banconote (che erano state precedentemente fotocopiate dagli investigatori ai quali si era rivolta l’imprenditrice Cinzia Falcone) dalla stessa Falcone. Quest’ultima ha riferito per tempo, cioè prima della consegna nel bar, agli investigatori della proposta che le avrebbe rivolto la Galeone, ovvero di emettere una fattura fittizia di 1.220 euro finalizzata, secondo le intenzioni della Galeone, ad appropriarsi della parte di fondo di rappresentanza concessa ai prefetti disponibile a fine anno e rimasta inutilizzata. In base a tale accordo, 700 euro sarebbero andati al prefetto e 500 all’imprenditrice.
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Il quadro sarà completato nelle sedi giudiziarie.
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