Il prefetto di Cosenza Paola Galeone
3 minuti per la letturaCOSENZA – “Eccellenza, il procuratore vorrebbe parlare con lei”. I poliziotti della Mobile che la fermano all’uscita da un bar cittadino, si esprimono con tatto e discrezione.
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“Ma può venire lui nel mio ufficio” obietta Paola Galeone. Non sa che qualche istante prima, proprio quegli agenti hanno documentato un presunto episodio di corruzione – la consegna di una mazzetta – che vede lei, il prefetto di Cosenza, come protagonista in negativo.
Non a caso, induzione alla corruzione è il reato contestato oggi all’alto funzionario dello Stato per una bustarella da seicento euro che avrebbe intascato da Cinzia Falcone, presidente del Centro di accoglienza di Camigliatello Silano che, però, ha collaborato con gli investigatori per far chiudere il cerchio, in presa diretta, su questa vicenda.
Pochi giorni prima, infatti, la donna si presenta in questura per denunciare la proposta scabrosa ricevuta dal prefetto. Sostiene che quest’ultima l’abbia convocata nel suo ufficio per la consegna di una pergamena e, a margine di un colloquio in apparenza ordinario, le abbia proposto di spartire con lei 1200 euro, il residuo di un fondo di rappresentanza accordato alla Prefettura cosentina che, diversamente, l’ufficio di piazza XI settembre avrebbe dovuto restituire al ministero.
Pertanto le avrebbe suggerito di approntare una fattura farlocca equivalente a quella cifra – con l’aggiunta di venti euro – dandole poi appuntamento subito dopo Natale per concretizzare lo scambio. La Galeone, infatti, avrebbe chiesto di avere la sua parte, 700 euro, subito e in contanti. Non è chiaro come abbia reagito nell’immediatezza la sua interlocutrice, ma sarà lei stessa a raccontare poi ai poliziotti i turbamenti che anticipano la scelta di denunciare l’accaduto.
La macchina, dunque, si mette in moto. La Falcone viene microfonata, le banconote che consegnerà al prefetto, fotocopiate e chiuse in una busta, con i poliziotti che si apposteranno all’uscita del bar, il luogo dell’appuntamento. La trappola è servita.
L’incontro avviene nel giorno di Santo Stefano. Il prefetto intasca la busta e poi prende cento euro dal portafoglio per darli alla Falcone che si oppone, ma quell’altra ha deciso di fare metà e metà e non arretra: glieli ficca con la forza nello zainetto, la saluta e va via.
All’uscita dal bar, cala la rete. “Meglio che venga con noi” le dicono i poliziotti che, poco dopo, in questura, le sequestreranno la somma precedentemente intascata, il presunto corpo del reato.
Paola Galeone, 58 anni, pugliese d’origine, è in servizio a Cosenza dal maggio del 2018, ma verosimilmente, il ministero la sospenderà dall’incarico in attesa che la vicenda che la riguarda si chiarisca in modo definitivo.
È indagata per questa presunta corruzione in tandem con la stessa Falcone che, a tal proposito, nelle scorse ore ha affrontato un interrogatorio davanti al pm Domenico Frascino in presenza dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Aldo Cribari. Si tratta, però, di una mera formalità perché in virtù del ruolo decisivo da lei giocato in questa vicenda, la sua posizione, una volta ottenute le conferme del caso, è destinata a scemare.
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