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COSENZA – Un omicidio commesso 14 anni fa sul quale la Dia di Catanzaro ritiene di aver fatto luce grazie all’indicazione dei pentiti. È quello di Franco Marincolo ucciso il 28 luglio del 2004 in via Lazio, a Cosenza, da un commando in motocicletta.
A partecipare a quell’omicidio sarebbero stati con ruoli diversi, Mario Attanasio, Umile Miceli, Carlo Lamanna, Giovanni Abruzzese, raggiunti poco fa da altrettanti misure cautelari in carcere.
Erano già tutti detenuti tranne Attanasio. Nella vicenda risultano anche implicati Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna ovvero i collaboratori di giustizia che hanno contribuito a far luce sul caso.
La vittima era un esponente del Clan Lanzino a decretare la sua morte all’epoca sarebbe stata la cosca Bruni. L’omicidio rappresentava una risposta all’uccisione di Francesco Bruni, Alias Bella Bella avvenuta 5 anni prima. Marco Cribari
Con questo omicidio, secondo gli inquirenti, i gruppi criminali cosentini raggiunsero una pax mafiosa che prevedeva un patto di non belligeranza e la spartizione equa, tra i gruppi, dei proventi delle varie attività illecite. Le ricostruzioni investigative, corroborate dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che nel tempo ne hanno riferito, hanno consentito di accertare che ad esplodere i colpi mortali nei confronti di Marincolo, al momento dell’agguato a bordo della propria auto, fu Michele Bruni (Defunto), dopo aver affiancato l’auto della vittima, a bordo di una moto, guidata da Carlo Lamanna e risultata poi rubata alcuni giorni prima sul lungomare di Paola.
Sull’auto di Marincolo, al momento dell’omicidio, si trovava, per caso, anche Adriano Moretti, che venne ferito da alcuni colpi di arma da fuoco, ma che dalle indagini risultò non essere obiettivo dei killer, anche se cognato del boss Gianfranco Ruà.
Giovanni Abbruzzese, invece, è considerato partecipe alla fase deliberativa dell’omicidio, in ragione dell’alleanza, al tempo, fra il clan Bruni “Bella bella” e quello degli “Zingari”, Umile Miceli aveva il compito di studiare le abitudini della vittima e con funzioni di palo o “specchietto” e Mario Attanasio quello di appoggio logistico sia nelle fasi precedenti che in quelle successive all’agguato omicidiario. L
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