Franco Calvano
2 minuti per la letturaAnche Franco Calvano ha raggiunto l’Olimpo degli eterni goliardi di Paola. Si fa fatica a pensarlo da morto, lui che la vita l’ha sempre “sfottuta”. Da quando lo conosco, da quasi cinquanta anni, aveva impresso lo sghignazzo e il sarcasmo di chi è davvero paolano nel sangue, “stile” coerente mantenuto fino all’ultimo momento di forze.
Socialista da giovane e poi nel Psiup di Lelio Basso, aveva seguito Enzo Lo Giudice nella memorabile avventura dei marxisti-leninisti, una formazione di comunisti eretici molto critica con il Pci. Fu quella una stagione di impegno politico molto intenso tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, insieme anche a Ciccio Talarico, Giorgio D’Acunzo, Ida Artuso e il giovane Guido Scovino. Marco Bellocchio, regista cinematografico emergente de “I pugni in tasca”, immortalò quelle vicende legate alla lotta per la casa e l’ospedale, in un documentario dal titolo “Paola alza la testa”.
Direttore locale delle Poste e brillante commercialista, aveva mantenuto viva la passione per l’azione civile, non mancando mai nei momenti di lotta di far sentire la sua voce, anche attraverso scritti e articoli di giornale. Era legato molto al suo paese con un amore viscerale, ma allo stesso tempo critico e “violento” nei toni, per le cose che non andavano, soprattutto nella pubblica amministrazione.
Brontolone e allo stesso tempo gioviale, assomigliava a uno di quei personaggi di “Amici miei” che la vita la prendevano a morsi. La combriccola che con lui si era formata e che si ritrovava ogni sera al bar di Tonino Conte, soprattutto d’estate per “cazzeggiare”, era formata tra gli altri da Renato Sorrentino, Marcello Pasquino, Elio Cilento, Alfredo Neve, Pasquale Storino e Ivan Cavallo. Si trattava di un’allegra brigata, anche se tutti non avevano più la verde età.
Li ho frequentati per tantissimi anni, e ora rimango perché più giovane, l’erede e il testimone, di gustosi attimi di infinita vitalità, che con feste, poesie, canti , scherzi, balli, discorsi seri e barzellette, si concludevano tra risate e incazzature, sempre con i pugni alzati al cielo.
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