Marcello Morrone
2 minuti per la letturaIl ricordo di Marcello Morrone odora di colla per manifesti e guarda all’adrenalina degli scontri di piazza degli anni Settanta.
Marcello Delfino Morrone non è più. Il male diabetico che lo affliggeva da tempo, e che gli era costato l’amputazione di una gamba ha vinto su quel corpo da omone ciclopico sovrastato da capelli e barba bionda.
Nella temperie degli anni dell’impegno aveva scelto i camerati e la militanza nel Movimento Sociale Italiano.
Di estrazione proletaria, aveva una cultura da autodidatta che coltivava con zelo.
Da giovane era sfrontato e ben visibile nella politica di piazza. Dal balcone della federazione missina di viale Trieste non temeva da solitario alzare il braccio teso per salutare con sfida i cortei rossi che passavano sotto.
Marcello Morrone temuto per la sua possenza fisica, capace di andare da solo a parlamentare nella piazza dei compagni in conseguenza di qualche contesa. Restò sempre fedele ai suoi ideali giovanili. Dopo la svolta di Fiuggi scelse sempre il lato della tradizione mai guardando alla convenienza.
Dirigente del Movimento Sociale, poi l’adesione alla Destra, i contatti personali con il mondo disperso dei camerati nazionali più estremi, il disprezzo per i carrieristi e i nuovi ricchi che avevano abbandonato i vecchi ideali.
Da muratore si era trasformato in fioraio con un negozio in via della Repubblica di sua proprietà.
Interlocutore assiduo del nostro Quotidiano, scriveva note pungenti e pertinenti dei problemi della città in buon italiano e con tesi anche controcorrente, spesso condivisibili e che pubblicavamo con assiduità ricorrente.
Ogni festività natalizia, ci omaggiava di una composizione floreale. Era diventato nel tempo una persona molto gentile e affabile. Non condividevo la sua ideologia opposta alla mia, ma ho sempre considerato Marcello un buon cosentino, tra gli esponenti più coerenti della destra sociale.
I funerali di Marcello Morrone si svolgeranno domani alle 16 nella chiesa di Sant’Aniello.
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