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Assolto l’ex sindaco di Rende, Marcello Manna; raffica di assoluzioni e proscioglimenti al processo Mala Arintha. Solo 15 rinvii a giudizio e 1 condanna. Reggono finora 11 capi d’accusa su 68


RENDE – Per mesi non si era parlato d’altro a Rende. Eppure, a distanza di due anni, dell’inchiesta della Procura di Cosenza sulla presunta corruzione nell’affidamento di lavori per opere pubbliche al Comune d’oltre Campagnano resta in piedi poco o nulla. Il principale imputato nel procedimento, l’ex sindaco Marcello Manna, è infatti assolto dalle accuse con la formula “perché il fatto non sussiste”: ad ogni buon conto, dei 24 capi di imputazione inizialmente contestatigli, ne era rimasto in piedi solo uno, relativo a una presunta turbativa d’asta per l’affidamento di un Centro diurno per Minori. Caduto anche quello.
A seguito del suo coinvolgimento nell’inchiesta, a Manna era stata applicata la misura del divieto di dimora nel Comune di Rende, successivamente revocata dal Tribunale del Riesame e, per effetto della legge Severino, era stato sospeso dalla carica di sindaco. Fino alla decadenza definitiva, sopraggiunta con lo scioglimento e il contestuale commissariamento dell’ente per infiltrazioni mafiose, sul quale proprio “Mala Arintha”, unita alla precedente operazione della Dda “Reset”, aveva inciso significativamente.

MALA ARINTHA, ASSOLTO MANNA E RAFFICA DI PROSCIOGLIMENTI E ASSOLUZIONI

Oltre a quello deciso per l’ex primo cittadino, fioccano le assoluzioni decise dal giudice del Tribunale di Cosenza, Letizia Benigno, per gran parte degli imputati tra cui figurano ex amministratori, dirigenti dell’ente e imprenditori. Tra coloro che, come Manna, avevano optato per il rito abbreviato, assolti gli imputati Annunziata Maria Pia Cristaudo e Maria Brunella Patitucci “perché il fatto non sussiste” e Sandro e Maria Vittoria Campesi “perché il fatto non costituisce reato”; condanna a 10 anni (pena sospesa) solo per l’imputato Alessandro Sturino.
Anche per quel che riguarda la procedura ordinaria, all’esito dell’udienza preliminare celebrata ieri, il numero di imputati che andranno a processo subisce un drastico sfalcio: il gup, in linea anche con le richieste di archiviazione avanzate dal pubblico ministero Giuseppe Visconti, ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Massimino Aceto (capi 4 e 42), Angelo Alò, Rita Arena, Pietro Arì, l’ex vicesindaco Anna Maria Artese, Danilo Borrelli, Franco Borrelli, Giuseppe Cavallo, Antonio Castiglione, Vincenzo Costantino e Cesare Florio (per il capo 4), Francesco Garritano, Francesco Greco, Giovanni Mazzuca, Francesco Minutolo (capi 4, 13, 14, 16, 16 bis, 23, 25, 26, 32, 34, 36, 62, 63, 64), Mariano Mirabelli e Michele Mirabelli (capo 32).
E ancora Rosaria Carmela Morrone, Aurelio Perugini, Giuseppe Rende, Luigi Rovella, Andrea Sorrentino, Roberta Vercillo, Lavinia Volpentesta, nonché le due società Tecnoimpianti Cre srl e Mirabelli Mariano srl (capo 32 bis) per “assenza di ragionevole previsione di condanna” e in particolare, con riferimento ai capi 63 e 64 i quali riguardavano l’ipotesi di abuso d’ufficio, fattispecie non più prevista dalla legge come reato.

QUINDICI RINVII A GIUDIZIO

Quindici i rinvii a giudizio complessivi – ma soltanto per alcuni capi d’accusa -, nei confronti di 12 persone fisiche e tre società: si tratta dell’imprenditore Massimino Aceto, Roberto Beltrano, Emilio Bruni, Gianluca Bruni, Pietro De Rose, l’imprenditore Cesare Florio, Bruno Marucci, l’ex dirigente del Settore tecnico manutentivo del Comune Francesco Minutolo, Mariano Mirabelli, Angelo Ruffolo, Pietro Salituro, Michele Mirabelli e le società Aceto Group S.srl, Co.Imm. sas, Mirabelli Mariano srl.
Ancora da definire la posizione dell’ex assessore ai Lavori pubblici, Pino Munno, che aveva scelto di essere giudicato con rito immediato e che dovrà comparire in aula a febbraio 2025.
“Terremoto”, “tsunami”, “bufera”. Sono soltanto alcune delle espressioni che furono utilizzate per definire l’inchiesta “Mala Arintha” allorquando travolse il Municipio rendese, a novembre 2022. Un’imponente operazione che vide inizialmente indagate circa 80 persone, per un totale di 68 capi di imputazione per reati tra i quali corruzione, falso in atto pubblico, peculato, abuso d’ufficio e turbativa d’asta, e l’emissione di 19 misure cautelari.

Al centro dell’indagine, una serie di presunte irregolarità nell’affidamento dei lavori per il Palazzetto dello Sport e altre opere da realizzarsi nel territorio comunale. Già a maggio 2023, però, l’inchiesta si era ridimensionata con la chiusura delle indagini da parte della Procura a carico di 42 persone (circa la metà). Ad oggi, come abbiamo visto, al netto di richieste di archiviazione, proscioglimenti e assoluzioni, sono 15 i rinvii a giudizio per un totale di 11 capi di imputazione su 68.
La posizione di Manna deve essere ancora definita nel processo Reset, in cui è imputato di di scambio elettorale politico-mafioso.

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