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Processo Bergamini, Internò: “Sono innocente, lo giuro davanti a Dio”. Per lei, unica imputata, chiesti 23 anni. Si attende la sentenza
E’ attesa per pomeriggio o la tarda serata di oggi (1 ottobre 2024) la sentenza del processo Bergamini che vede imputata l’ex fidanzata del calciatore del Cosenza morto a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989. Isabella Internò è accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti per la morte di Donato Denis Bergamini. L’accusa, a conclusione della requisitoria, la settimana scorsa, ha chiesto la condanna di Internò a 23 anni di reclusione.
I giudici della Corte d’assise di Cosenza sono entrati in camera di consiglio dopo aver ascoltato le repliche di accusa e difesa. Alla fine è arrivata anche una dichiarazione spontanea dell’imputata. “Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente, lo giuro davanti a Dio; Dio è l’unico testimone che non posso avere al mio fianco” ha detto Isabella Internò durante l’udienza del processo Bergamini.
L’ACCUSA
L’ultima udienza (di questa mattina) è iniziata con le repliche di accusa e difesa. Il primo a parlare è stato il procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio. “Bisogna confrontarsi sui fatti non sulle suggestioni – ha detto – e nessuna pressione è stata fatta. Respingiamo fortemente qualunque tipo di allusione su comportamenti per legge meno che corretti. La Procura si è basata su fatti, prove, conclusioni”.
La parola è poi passata al pm Luca Primicerio. Successivamente all’avvocato della famiglia Bergamini Fabio Anselmo che si è detto “indignato per le allusioni e le tesi del complotto avanzate dalla difesa nel corso delle arringhe. La famiglia Bergamini è stata accusata di voler speculare. Di avere fatto complotti non si sa con chi, quando nel corso delle fasi iniziali dell’indagini ha riferito anche le dicerie su Denis”. Il legale ha anche sostenuto che la storia che Bergamini si possa essere ucciso perché depresso per avere contratto l’Aids sono “tutte suggestioni. Uno dei massimi esperti in materia ha testimoniato che non c’era niente che facesse pensare neanche al contagio”.
LA DIFESA
E anche la tesi della difesa che un altro possibile motivo del suicidio fosse da ricercare perché inserito in strani giri dall’allora compagno di squadra Michele Padovano è falsa per Anselmo. Padovano – presente in aula – ha detto il legale, “è una persona onesta, vittima di un’architettura calunniosa volta a farlo passare come il motivo all’origine del suicidio”. Anselmo ha concluso la sua replica rivolgendosi ai giudici della Corte d’assise: “Se Internò è innocente o colpevole lo deciderete voi, ma quello che tutti noi sappiamo è che Denis è stato ucciso”.
A concludere le repliche è stata l’avvocata di Internò, Rossana Cribari. “Se si dice che Bergamini è stato ucciso – ha detto – dovete dire quali sono le parti esecutive del delitto. Mi dovete dire come è stato ammazzato, cosa ha fatto A e cosa ha fatto B. Come ho portato il corpo sulla statale e perché nessuno mi ha visto”.
I TIFOSI ALL’UDIENZA
Intanto davanti al tribunale di Cosenza sono stati posizionati Striscioni rossoblu, un grande numero 8 – il suo numero di maglia – accompagnati dai cori dei tifosi del Cosenza che hanno voluto manifestare così la loro vicinanza alla famiglia di Denis Bergamini. La tifoseria, alla tesi del suicidio – la prima ipotesi fatta all’epoca per spiegare la morte del calciatore – non ha mai creduto. E adesso che si è in attesa del processo per omicidio a carico dell’ex fidanzata Isabella Internò si è schierata davanti il Tribunale per ribadire la richiesta di “verità e giustizia per Denis”. All’udienza, tra il pubblico anche gli ex compagni di squadra di Bergamini Michele Padovano, l’ex portiere Luigi Simoni e il centrocampista Alberto Urban. Oltre a padre Fedele Bisceglia, storico tifoso del Cosenza.
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