L'incidente in cui ha perso la vita Raffaele Varano nel tratto della Statale 106 di Sant’Andrea apostolo dello Ionio
2 minuti per la letturaCOSENZA – «All’origine dell’incidente mortale del 21 agosto c’è una siepe troppo cresciuta e non tagliata che impedisce la visibilità di chi entra nella 106: una dozzina di giorni prima, l’Anas è stata avvisata da alcuni bravi cittadini che avevano posto il problema della siepe, ma nulla è stato fatto e un ragazzo è morto»: per questo motivo, l’Associazione Basta vittime sulla 106 ha denunciato l’Anas per omicidio stradale colposo in concorso. La denuncia, presentata alla stazione dei Carabinieri di Corigliano, è stata consegnata ieri ed è rivolta proprio all’ente «proprietario e/o gestore del chilometro 157+200 della strada Statale 106».
Un atto che nasce dalla tragedia avvenuta nei giorni scorsi, vale a dire la morte del motociclista Raffaele Varano a Sant’Andrea apostolo dello Ionio. Firmatari della denuncia sono il presidente e responsabile legale Leonardo Caligiuri ed il direttore operativo Fabio Pugliese. I fatti sono quelli appena sintetizzati nelle parole di Pugliese. La signora che ha causato l’incidente, ha probabilmente sbagliato, ma la sua visione della strada era gravemente compromessa dalla siepe troppo cresciuta. E l’Anas sapeva perché diversi cittadini avevano scritto protestando perché si erano trovati nella stesse difficoltà. L’associazione aveva già comunicato la volontà di costituirsi parte civile in un eventuale processo dopo aver ottenuto il consenso dei familiari di Raffale Varano. Ieri è arrivata la denuncia contro l’Anas per omicidio stradale.
«Resa necessaria – scrivono – a fronte di diverse comunicazioni ricevute tramite e-mail da molti cittadini nelle giornate del 22 e del 23 agosto e nelle quali sono emersi fatti e prove circostanziate che evidenziano ulteriori gravissime responsabilità dovute all’inadempienza dell’Ente». «Abbiamo voluto onorare la memoria di Raffaele Varano – afferma Leonardo Caligiuri, presidente dell’organizzazione – nel giorno dei suoi funerali recandoci in caserma e denunciando quanto abbiamo appreso negli ultimi due giorni. È veramente incredibile la gravità dei fatti circostanziati che abbiamo avuto modo di raccogliere e che confermano la nostra volontà di costituirci parte civile nel processo penale. Quella di Raffale è una morte che si poteva evitare? Probabilmente sì, se anche chi doveva fare il proprio dovere non avesse mancato di farlo. Questo – conclude il Presidente Caligiuri – ci lascia ancor più addolorati ed affranti ma anche più determinati nella nostra volontà di ricercare la verità dei fatti. Lo dobbiamo a Raffaele, alla sua fidanzata che ancora oggi lotta tra la vita e la morte, alla famiglia Varano ma anche e, soprattutto, a tutte le vittime della strada statale 106».
«L’incredibile coraggio dei cittadini – continua il direttore operativo Fabio Pugliese – questa volta ha fatto la differenza. Il senso civico ha superato l’omertà e ci ha consentito di raccogliere fatti e prove che evidenziano le responsabilità dell’Anas. Questo è già una grande vittoria: perché se i cittadini ci aiutano e denunciano alla nostra organizzazione le inadempienze e di chi deve garantire sicurezza sulla statale 106 può iniziare una vera rivoluzione culturale in Calabria. E volete sapere una cosa? Quattro giorni dopo l’incidente, la siepe non è ancora stata potata».
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